Di nuovo Mattarella. Nel gioco dell'oca politico si torna alla prima casella
Come nel gioco dell’oca, le trame quirinalizie sono tornate al punto di partenza e nell’ottava votazione per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, viene incoronato per la seconda volta Sergio Mattarella. Nessun dietrologo potrebbe pensare che fosse la scelta fin dall'inizio. Solo le circostanze e la bocciatura di tutte le alternative hanno riportato al Quirinale, contro voglia, il presidente uscente. Il centrodestra ne esce con le ossa rotte, soprattutto Salvini che si sentiva "king maker" e ha perso tutto. Il Pd ne esce vincitore e ricompattato, con un premier che appoggia e un suo presidente rinnovato. La Meloni, opponendosi, preserva la sua coerenza di oppositrice. Ma è un brutto spettacolo dato dalla politica a una popolazione afflitta da pandemia e crisi economica.
- PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, ORGANO ENIGMATICO di Daniele Trabucco
Come nel gioco dell’oca, le trame quirinalizie sono tornate al punto di partenza e nell’ottava votazione per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, a meno di cataclismi, verrà incoronato per la seconda volta Sergio Mattarella.
Nonostante la sua dichiarata indisponibilità, confermata in più circostanze negli ultimi mesi, la mancanza di soluzioni alternative ha portato i partiti della maggioranza che attualmente sostiene il governo Draghi a convergere sul nome del Capo dello Stato uscente. Che dunque dovrà disdire il contratto di locazione che aveva sottoscritto per andare a vivere in una tranquilla zona di Roma e dovrà riaprire gli scatoloni per fermarsi al Colle altri sette anni.
Al momento non è dato sapere se il bis di Mattarella sarà simile a quello del suo predecessore, che durò solo altri due anni, oppure se il suo secondo mandato arriverà a scadenza. Napolitano accettò la riconferma quando aveva già 87 anni, Mattarella al momento ne ha “solo” 80. Ma al di là dell’età, dipenderà da come l’inquilino del Colle intenderà interpretare questa rinnovata fiducia da parte dei partiti. Si è capito che i tentativi per eleggere un altro Capo dello Stato ci sono stati e sono stati ripetuti. Neanche il dietrologo più sospettoso potrebbe arrivare a dire che fin dall’inizio si puntasse su Mattarella. Sono state le circostanze a determinare, come nel gioco dell’oca, il ritorno al punto di partenza e quindi la sua riconferma.
Due le considerazioni. La prima, anche abbastanza evidente, è che ha vinto la voglia di stabilità dell’attuale quadro politico, contro lo spauracchio dello scioglimento anticipato della legislatura, che avrebbe spedito a casa anzitempo i parlamentari, e avrebbe vanificato l’effetto Draghi sia presso le cancellerie europee sia sui mercati finanziari. La seconda è che hanno perso tutti la faccia, perché tutti si sono spesi per l’uno o l’altro candidato, ma soprattutto l’ha persa Matteo Salvini che, con il suo iper-attivismo, si sentiva il king maker della partita e invece ha finito per portare acqua al mulino di Enrico Letta, che già da giorni puntava sulla riconferma di Mattarella, anche per ricomporre la frattura interna con la componente che fa capo a Dario Franceschini. Il Pd esce in qualche modo ricompattato perché rimane fedele a Draghi e mantiene con un suo uomo la presidenza della Repubblica. Il centrodestra esce a brandelli, con la Lega spaccata anche su Mattarella e insofferente all’inconcludenza del Capitano, con Fratelli d’Italia fuori dall’accordo quirinalizio e quindi sempre più all’opposizione e con Forza Italia marginale e a sua volta divisa al suo interno. I centristi di Toti e Brugnaro, che speravano di portare Draghi al Quirinale e di salvare il governo con un altro premier, al fine di costruire un nuovo schieramento moderato con Renzi, Calenda e parte di Forza Italia, ora devono rivedere la strategia. Tra gli sconfitti che escono più “ammaccati” dall’intera vicenda anche Beppe Grillo e Giuseppe Conte, che fino a ieri sera sponsorizzavano anche piuttosto apertamente Elisabetta Belloni, direttrice del Dis.
Se poi ci si mette dal punto di vista di un comune cittadino, certo è che in pandemia, tra restrizioni e incertezze di ogni tipo, offrire questo spettacolo così indecoroso non è da classe dirigente attenta al bene comune e rispettosa dei travagli che il Paese sta vivendo. Giornate intere di trattative e giochi sottobanco hanno distratto l’intera classe politica dai suoi doveri, mentre ci sono cittadini che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Probabilmente Giorgia Meloni, che si dice perfino stupita della possibilità che Sergio Mattarella possa accettare dopo tutto ciò che aveva detto fino a pochi giorni fa, sarà l’unica a poter trarre un vantaggio elettorale da questa disfatta generale della politica. Potrà peraltro marcare ancor più le differenze dal resto del centrodestra, che ha fatto una magra figura nel bruciare fior di candidati per poi appiattirsi su un presidente eletto da una maggioranza di sinistra. E magari Silvio Berlusconi, come fece il giorno del bis di Napolitano, troverà anche il coraggio di intestarsi la riconferma di Mattarella, cantando “Meno male che Sergio c’è”.