Di canne si può morire
Uno studio tedesco correla alcune morti agli effetti della cannabis sul sistema cardiovascolare. Si tratta di risultati che dovrebbero spingere a maggiori ricerche sui veri effetti di queste droghe, che invece si vorrebbe addirittura rendere libere.
Viviamo in un mondo incredibile, che svaluta ed esclude il senso comune. Un mondo che, non accettando nessun limite all’arbitrio dell’uomo, finisce col diventare disumano: per esempio, lasciando libera la madre di far nascere il figlio che ha in pancia o invece d’ucciderlo con un farmaco o un intervento ospedaliero; oppure, come succede già in qualche stato e come succederà anche da noi se verrà approvata la legge contro la cosiddetta omofobia, mettendo in galera chi leggerà al pubblico certi brani della Bibbia che condannano i comportamenti omosessuali.
In nome d’una presunta libertà, questo mondo apre alla droga. Quella leggera, per cominciare: del resto — s’afferma — è innocua. E un altro atteggiamento incredibile è proprio questo. Si sta attenti, fino a drammatizzarle, alle parti per milione (o per miliardo) di questo o quell’inquinante. Si è prontissimi a giurare sulle conseguenze catastrofiche che questa o quella sostanza sintetica ha per la salute umana o per la conservazione di qualche moscerino, in base a studi sporadici su cui in realtà la scienza non ha ancora un parere unanime. Quella sostanza deve essere assolutamente bandita, in nome d’un principio di precauzione che spesso viene concepito e applicato in maniera assai discutibile.
Chissà! Forse un giorno si dimostrerà che quella sostanza, come magari moltissime altre d’origine artificiale o naturale, è effettivamente nociva. O forse, al contrario, essa verrà scagionata. Ma intanto si reclama a gran voce il rischio zero, richiesta assurda su cui marciano volentieri politici populisti irresponsabili.
Poi però i paladini dei cosiddetti diritti civili invocano la libertà di spinello, e ogni rifiuto del rischio svanisce, ogni precauzione va a farsi friggere. Oh!... Quei medici ed educatori che agitano gli spettri d’effetti nefasti per la salute fisica e psichica sono tutti oscurantisti e servi del Vaticano: ignoriamoli! Non si sta addirittura diffondendo in varie parti del pianeta l’uso medico della cannabis? E dunque, libertà di farsi una canna!
Obiezione: ma come? Se perfino per le medicine considerate banali si viene di continuo invitati a usarle solo quando servono davvero, perché stavolta tutta questa faciloneria? Contro-obiezione: zitti, zitti! Che cosa vi salta in mente di tirar fuori? Di cannabis non è mai morto nessuno.
Invece... pare che qualcuno di cannabis muoia. Ecco uno studio fresco di stampa, pubblicato da ricercatori tedeschi su Forensic Science International. Essi esordiscono così: “Si dice che la tossicità dei cannabinoidi è bassa. Il pubblico non sa gran che degli effetti cardiovascolari pericolosi della cannabis, per esempio dell’aumento provocato nel battito cardiaco e nella pressione sanguigna”. Poi gli autori descrivono i casi di due maschi giovani e sani, morti inaspettatamente sotto l’influsso acuto di cannabinoidi. Sui due cadaveri i ricercatori hanno fatto una serie d’accertamenti: autopsia, analisi genetiche, tossicologiche e istologiche, che li hanno portati a escludere una lunga serie di cause di morte. Hanno così finito per convincersi, oltre ogni ragionevole dubbio, che i due sventurati siano morti per complicazioni cardiovascolari dovute proprio all’aver fumato marijuana (nome che indica le inflorescenze femminili essiccate della cannabis).
Casi del genere sono rari. Inoltre — diranno i fautori dello spinello libero — si tratta del primo studio che riporta conclusioni di questo tipo: una rondine non fa primavera. Giusto! Ma molti di loro sono sempre pronti, come dicevamo sopra, ad accampare con clamore studi altrettanto isolati che riguardano allarmi assai meno gravi.
Le ricerche sui rischi effettivi della cannabis devono continuare ed estendersi: gli stessi autori tedeschi lo auspicano, e segnalano che probabilmente la statistica s’allargherà, perché nel mondo l’uso medico dei cannabinoidi come antidolorifici è in aumento. La scienza avrà presto altre occasioni di dir la sua: è bene attendere senza preconcetti. Ma — perbacco! — nell’attesa evitiamo d’assecondare una deriva anarcoide che sta dando forti spallate contro i baluardi della civiltà umana. Lo studio tedesco, per quanto da confermare, ci dà ora un argomento in più.