Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Guido Maria Conforti a cura di Ermes Dovico
Migrazioni
a cura di Anna Bono
Nicaragua

Decine di migliaia di nicaraguensi in fuga dalla repressione

La dura repressione delle manifestazioni di protesta contro il governo di Ortega ha indotto decine di migliaia di persone a lasciare il Nicaragua e cercare asilo in Costa Rica

Migrazioni 22_04_2019

Da quando in Nicaragua nell’aprile del 2018 il governo del presidente Daniel Ortega ha incominciato una dura repressione della popolazione in rivolta, scesa nelle strade per rivendicare democrazia, giustizia e libertà, decine di migliaia di nicaraguensi sono fuggiti dal paese. Gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza hanno provocato centinaia di morti e feriti. Si stima che oltre 50.000 persone siano fuggite nella vicina Costa Rica in cerca di scampo. Da allora le autorità costaricane hanno ricevuto una media di oltre 2.000 richieste di asilo al mese. Ma le comunità costaricane che vivono nei pressi del confine con il Nicaragua hanno poche risorse. Per i richiedenti asilo, spesso famiglie con figli anche piccoli, trovare cibo e un posto dove abitare è una sfida. Il piccolo paese dell’America centrale ha messo a punto nei decenni scorsi un buon sistema di protezione per i rifugiati. Concede ai richiedenti asilo il diritto di lavorare e di frequentare la scuola mentre le domande vengono esaminate e prevede la possibilità di fare ricorso se l’esito della richiesta è negativo. Tuttavia il numero crescente dei richiedenti asilo adesso sta mettendo a dura prova il sistema di accoglienza. L’Unhcr per aiutare le autorità locali ha deciso di aprire un nuovo ufficio alla frontiera tra Costa Rica e Nicaragua per monitorare e registrare le persone che entrano nel paese, fornire informazioni e seguire i nuovi arrivati nelle pratiche di richiesta di asilo e fornire loro assistenza umanitaria. Il movimento di protesta in Nicaragua è stato innescato quando è stata annunciata una riforma della sicurezza sociale decisa per ripianare il deficit dell’ente di previdenza sociale aumentando i contributi della popolazione attiva e imponendo una tassa sulle pensioni.