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SE UN PARTICOLARE è TUTTO

Dati lockdown: più nocivo del Covid per corpo e mente

Crescono i danni alla salute derivanti dalla gestione del virus che pare essere l’unica malattia del mondo. Una visione miope, che tiene conto solo di un aspetto a discapito del tutto, genera più distruzione di quella portata dal Covid. A dirlo è il rischio di una generazione sacrificata, l'aumento dei poveri e dell'uso di farmaci, le malattie mentali, le morti degli anziani soli, di chi non viene curato e di chi pensa al suicidio.

Attualità 19_11_2020

Crescono i danni alla salute globale derivanti dalla gestione dell’epidemia che pare essere l’unica malattia umana presente oggi nel mondo. Una visione miope che tiene conto solo di un particolare, per grave che sia, va a discapito del tutto, generando solo più morte e distruzione di quella portata dal virus cinese.

A dirlo sono i dati sulla salute mentale dei giovani e degli adulti, per non parlare delle morti causate dalle misure che hanno fatto diventare pazienti di serie B tutti coloro che sono affetti da patologie diverse dal Covid o che si sono ammalati in seguito al clima di terrore che lo sta rendendo una minaccia insormontabile.

Basti pensare ai numeri inglesi sulla situazione degli anziani, per cui il Daily Mail ha lanciato una campagna affinché si allentino le misure che li isolano: “Senza un supporto emozionale e vitale delle loro famiglie, la salute sia mentale sia fisica di molti dei 411 mila anziani residenti nelle case di riposo si sta improvvisamente deteriorando”. Diane Mayhew, co-fondatrice del gruppo Rights for Residents, ha dichiarato: "La solitudine e l'isolamento uccideranno le persone prima del coronavirus. Abbiamo storie di gente che decide di smettere di mangiare e bere”. Kate Lee, della Alzheimer's Society, ha dichiarato: “Bloccando le visite li privi (gli anziani, ndr) di quello per cui molti vivono, l’amore della famiglia e degli amici. La gente muore di solitudine, di mancanza d’amore”. Esattamente come i malati gravi di Covid se gli fosse tolto l’ossigeno.

L’allarme è così esteso che il governo ha promesso di far fronte alla situazione, sebbene gli esperti dicano che più in là si andrà più tardi sarà. Hanno fatto il giro del mondo le immagini di una donna 80enne in un centro di malati con disturbi di memoria che piange perché separata dal marito con cui è sposata da più di 60 anni.

Oltre a questo c'è il problema delle famiglie angosciate perché impossibilitate a vedere i figli o i parenti che soggiornano in strutture che gli forniscono cure difficilmente garantibili a domicilio ma che vivono anche dell'amore dei propri cari. Per non parlare dei disabili abbandonati dall'assistenza domiciliare o scolastica che sono totalmente a carico delle famiglie in seguito al lockdown.

Ovviamente di questi malati e di coloro che muoiono soli, esattamente come chi muore per il Covid (anzi forse in una situazione peggiore perché questi pazienti spesso non possono comunicare con cellulari e tablet), tv e giornali quasi non ne parlano. “E’ crudele, inumano...sono sordi o ciechi ho affetti da demenza. Non capiscono cosa sia il coronavirus. Si sentono prigionieri”, ha ricordato Mayhew.

Ma in ballo c’è anche la tenuta delle nuove generazioni che se rinchiusa a lungo rischia di essere gravemente sacrificata: una revisione di 63 studi ha indicato la correlazione fra l’isolamento e il rischio di depressione fin dai 9 anni di età. Non solo, i ricercatori hanno sottolineato che le misure adottate verso i giovani e i piccoli possono influenzare la loro futura salute mentale. Secondo uno studio del sistema sanitario nazionale inglese addirittura un bambino su cinque fra i 5 e i 16 anni di età sta sviluppando un problema psicologico dovuto all’isolamento, alla mancanza di istruzione e di relazioni e alle difficoltà economiche dei genitori causate dalle chiusure.

Sono poi gli stessi pazienti di Covid sopravvissuti alla malattia a fare le spese di una gestione che fa del virus il solo pericolo esistente: molti di loro rischiano infatti di rimanere mentalmente lesi a vita per essersi ammalati in un clima di terrore mediatico che anziché incoraggiare il popolo a combattere in nemico lo mostra come invincibile. Ad uno su 16 sopravvissuti è stata diagnosticata per la prima volta una malattia mentale. Una delle peggiori eredità del coronavirus potrebbe essere un'ondata di stres post-traumatico, come sottolineato dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi.

Ci sono poi i dati dell’Istituto superiore di sanità secondo cui: "Sono stati osservati sintomi depressivi o da stress rispettivamente nell’11 e nel 14% del campione (preso in esame, ndr). I livelli di ansia invece sono risultati oltre il range di normalità nella metà circa dei soggetti esaminati".

Per non parlare dell’allarme lanciato dalla Società italiana di psichiatria la cui stima parla di almeno 300mila persone che svilupperanno disturbi psichici e le cui cifre descrivono il grande aumento di richiesta di ansiolitici (30%) e di altri farmaci come i sonniferi o antidepressivi.

E che dire poi dell'analisi pubblicata ad ottobre sulla rivista Jama dal Dipartimento di psichiatria della New York University. Non solo la quarantena, ma la mancanza di lavoro, la didattica a distanza, la mancanza di assistenza sanitaria per altre patologie, la mancanza di cibo, di trasporti, di attività ricreative, culturali e religiose sono fonte di malessere. Il Centers for Disease Control (Cdc), l'ente di salute pubblica americano, ha riportato in un analisi di giugno che in seguito al primo lockdown il 40,9% dei cittadini ha riscontrato almeno un problema di salute mentale, tra cui la depressione, l’ansia, lo stress post-traumatico e l’abuso di sostanze, con tassi 3-4 volte superiori a quelli precedenti alla diffusione del Covid. Tanto che il 13 per cento ha cominciato a fare uso di ansiolitici, antidepressivi, sedativi, sonniferi e tranquillanti. Ma quel che più impressiona è che addirittura il 10,7% degli intervistati aveva preso seriamente in considerazione il suicidio negli ultimi 30 giorni, fra questi oltre un quarto è di età compresa tra 18 e 24 anni. Un ospedale milanese ha ammesso che nei 56 giorni di chiusura i tentati suicidi sono aumentati di 3 volte.

Inoltre, durante i primi mesi dell'anno, negli Stati Uniti, sono morte per overdose da farmaci (la categoria più coinvolta nei decessi è quella degli oppioidi) circa 20mila persone (il 16 per cento in più rispetto allo stesso periodo nel 2019).

C'è poi il problema della fame e della povertà in grave aumento: dopo il primo lockdown 3,7 milioni di italiani soffrivano la fame fra cui oltre 700 mila bambini a cui mancava addirittura il latte. Le stime sono probabilmente peggiori dato che questi sono solo i casi segnalati, tanto che persino il dottor David Nabarro dell'Oms ha ammesso che le chiusure «stanno provocando la crescita dei poveri e li stanno facendo molto ma molto più poveri».

Non bisogna poi dimenticare che in Europa i decessi solo per il tumore al colon sono cresciuti dell’11,9% come effetto dei ritardi causati dalla gestione del Covid nei programmi di screening preventivi (United European Gastroenterology, UEG Week Virtual 2020). Cifre simili riguardano anche altri tipi di tumori, per cui sono state ritardate le chemioterapie. Anche la mortalità da infato è aumentata di tre volte.

Sommando tutti questi aspetti e proiettandoli su diversi paesi colpiti dal Covid, si capisce perché circa 25mila medici e poco meno di diecimila scienziati hanno sottoscritto che "le attuali politiche di blocco stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica, a breve e lungo periodo". Tutte cose che spesso chi ha ancora la pancia abbastanza piena fatica a comprendere, dato che "la classe operaia e i membri più giovani della società...ne soffriranno il peso maggiore".