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1321-2021

Dante e la Commedia, un inno solenne a Maria Mediatrice

Nelle Laudi alla Vergine Maria scritte da Verdi sulla base dell’ultimo canto del Paradiso, il coro femminile a cappella interpreta con spoglia austerità la sublime preghiera a Maria che Dante mette sulle labbra di san Bernardo. Questi versi danteschi presentano la verità sulla mediazione di Maria, che del resto attraversa tutta la Divina Commedia.

Cultura 14_09_2021

Si compie il settimo secolo da quando, all’età di 56 anni, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, è morto, esule a Ravenna, l’astro più fulgido della letteratura italiana: Dante Alighieri.

Il padre della lingua italiana era nato a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà ed era cresciuto in un ambiente di guelfi di parte bianca. Condannato all’esilio per le avverse vicende politiche, Dante scrive la sua «Commedia, che meritatamente ebbe il titolo di divina» (Benedetto XV, In praeclara summorum, 30 aprile 1921). Le sue tre cantiche ne fanno la summa della civiltà medievale, come pure uno dei capolavori della letteratura universale. «Poema della pace è la Divina Commedia: lugubre canto della pace per sempre perduta è l'Inferno, dolce canto della pace sperata è il Purgatorio, trionfale epinicio di pace eternamente e pienamente posseduta è il Paradiso» (Paolo VI, Altissimi cantus, 7 dicembre 1965).

Molti compositori hanno musicato i versi di Dante oppure si sono ispirati alla lettura del poema. Qualche esempio, in ordine cronologico: Il conte Ugolino (Inferno XXXIII, 1-84) e Pia de’ Tolomei di Gaetano Donizetti (rispettivamente del 1828 e del 1837), il Lamento del conte Ugolino di Francesco Morlacchi (1832), La Francesca (Inferno V, 127-138) di Gioachino Rossini (1848), Après une lecture du Dante e la Dante-Symphonie di Franz Liszt (rispettivamente del 1849 e del 1857), la Sinfonia Dante in re minore di Giovanni Pacini (1864), Francesca da Rimini di Pëtr Il'ič Čajkovskij (1876), l’Inferno-Phantasie di Max Reger (1901), Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai (1914), Gianni Schicchi di Giacomo Puccini (1918).

Fra tutte le composizioni ricavate dalla Divina Commedia, fissiamo la nostra attenzione sulle Laudi alla Vergine Maria per coro femminile che Giuseppe Verdi (1813-1901) scrisse tra il 1887 e il 1893, scegliendo il testo dell’ultimo canto del Paradiso. E questo facciamo per due ordini di ragioni: il primo è musicale e il secondo niente meno che teologico.

Anzitutto, vogliamo rendere un modesto ma appassionato servizio a queste musiche quasi sconosciute di Verdi, tanto importanti quanto le altre famosissime opere del Maestro. Dopo essersi cimentato con il teatro di Shakespeare nel dramma lirico Otello, il vero incontro di Verdi con Dante avviene proprio con questa composizione. Il coro femminile a cappella interpreta con spoglia austerità la sublime preghiera a Maria che il nostro Poeta mette sulle labbra di san Bernardo di Chiaravalle: «Vergine Madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso detterno consiglio, // tu secolei che lumana natura / nobilitasti sì, che l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura. // Nel ventre tuo si raccese lamore, / per lo cui caldo ne letterna pace / così è germinato questo fiore. // Qui sea noi meridïana face / di caritate, e giuso, intra mortali, / sedi speranza fontana vivace. // Donna, setanto grande e tanto vali, / che qual vuol grazia e a te non ricorre, / sua disïanza vuol volar sanzali. // La tua benignità non pur soccorre / a chi domanda, ma molte fïate / liberamente al dimandar precorre. // In te misericordia, in te pietate, / in te magnificenza, in te saduna / quantunque in creatura è di bontate» (Paradiso XXXIII, 1-21).

La musica esprime bene la convinzione della validità che il compositore attribuiva alla polifonia classica e all’antica tradizione vocale italiana, secondo l’esortazione da lui rivolta in più occasioni e scritta in una lettera del 5 gennaio 1871 a Francesco Florimo, bibliotecario nel conservatorio di Napoli: «Tornate allantico, e sarà un progresso» (in Giuseppe Verdi. Lettere, a cura di E. Rescigno, Torino 2012, p. 604).

In secondo luogo, questi versi danteschi, così bene intonati dal grande musicista italiano, presentano la verità sulla mediazione di Maria, esprimendo la voce di dodici secoli di Cristianesimo. Un grande mariologo, padre Gabriele M. Roschini (1900-1977), dell’Ordine dei Servi di Maria, che ha studiato la singolare missione di Madre, Mediatrice e Regina universale, della più amante e più amata fra tutte le creature, scrisse al riguardo:

«Raccontava il Card. Ruffini che, avendo un giorno domandato al S. Padre Pio XI di s.m., se si poteva sperare in una prossima definizione dogmatica della mediazione di Maria, sintese rispondere: A che pro? È questa una verità già definita, non solo implicitamente ma anche esplicitamente”. E aggiungeva: Che forse quando Dante Alighieri cantava della Vergine Donna, setanto grande e tanto vali, / che qual vuol grazia e a te non ricorre, / sua disïanza vuol volar sanzali” non ne coglieva il contenuto dalle labbra stesse del popolo cristiano, eco fedele dellinsegnamento della Chiesa?”. Mi sia lecito aggiungere che non solo la suddetta celebre terzina dantesca, ma tutta la Divina Commedia, la quale, come ebbe a confessare Carducci, può dirsi la voce di dodici secoli cristiani”, è una proclamazione solenne della mediazione universale di Maria. Tutto il divino poema si aggira, si può dire, su questo perno: nessuno può andare a Dio se non per mezzo di Cristo; e nessuno può andare a Cristo se non per mezzo di Maria. Ed infatti il mistico viaggio di Dante (simbolo dellumanità) verso leterna salvezza, con Maria e per Maria si inizia, convertendosi, ossia passando dal male al bene, per opera della Donna gentile” (I Cantica, lInferno); con Maria e per Maria si svolge, guidandolo Ella, per mezzo dei suoi messi dal bene al meglio (II Cantica, il Purgatorio); con Maria e per Maria si compie, passando dal meglio allottimo, ossia alla visione beatifica. È qui tutto il nucleo della Divina Commedia. Dalle sue mirabili Cantiche chiaramente apparisce come la grazia della conversione, della purificazione e della visione di Dio, vale a dire, ogni grazia, giunga allumanità attraverso le mani di Maria» (Gabriele M. Roschini, Conferenze Mariane trasmesse dalla Radio Vaticana, Istituto Padano di Arti Grafiche, Rovigo 1952, Ed. 2, pp. 35-37).