Dal "miracolo" alle cause: esce di scena il vaccino AstraZeneca
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La decisione di AstraZeneca di ritirare il vaccino anti-Covid deve fare riflettere: si gridò al miracolo. Invece era un farmaco sperimentale, dall’efficacia e dalla sicurezza tutta da verificare. Come si è visto.
Pfizer, AstraZeneca e Moderna: era questa la “sacra triade” vaccinale arrivata nel Natale del 2020 a salvare l’umanità dal Covid. Sviluppato nel giro di pochi mesi, anziché in alcuni anni come era prassi normale per ogni vaccino, ne veniva garantita l’assoluta efficacia e la pressochè totale assenza di effetti collaterali: parola di esperti. Quelle poche documentazioni rese disponibili sugli studi che avevano portato alla realizzazione del prodotto agli occhi attenti dei veri studiosi di vaccinologia sembravano invece presentare diverse criticità, ma le voci di dissenso venivano schiacchiate dalla narrazione mediatica dominante, e la grande sperimentazione ebbe inizio. Oggi, a distanza di 40 mesi, ha termine, con il ritiro del farmaco.
Cos’è successo? Da tempo in Gran Bretagna il vaccino Covid-19 di AstraZeneca, sviluppato dal colosso anglo-svedese in collaborazione con l'università di Oxford e prodotto dal Serum Institute of India, è nella bufera legale. È stata intentata una causa collettiva contro AstraZeneca da parte di cittadini danneggiati e familiari di persone morte a causa delle conseguenze gravi attribuite al vaccino, con cui è stata fatta una richiesta di risarcimento danni fino a 100 milioni di sterline. La maggior parte dei danni segnalati, sono da attribuire al fenomeno clinico noto come TTS, ovvero “sindrome da trombosi con trombocitopenia”, caratterizzata da coaguli di sangue e bassi livelli ematici di piastrine.
Pur contestando l'accusa, in uno dei documenti giudiziari depositati, come ha rivelato il quotidiano britannico The Independent, AstraZeneca ha riconosciuto che il vaccino può causare TTS in casi rari. Finora, invece, il gruppo farmaceutico aveva sempre negato.
L'Organizzazione mondiale della sanità, rammenta The Independent, aveva confermato che dopo la vaccinazione con il vaccino AstraZeneca erano stati segnalati come eventi avversi trombosi con trombocitopenia, ma il beneficio della vaccinazione nella protezione contro Covid-19 era stato considerato superiore ai rischi, e così venne largamente somministrato in oltre 150 Paesi, tra cui Gran Bretagna e India.
In Italia, era stato scelto per vaccinare insegnanti e membri delle forze dell’ordine, senza alcun criterio di scelta di tipo scientifico. Semplicemente il Ministero aveva acquistato quote dei tre principali vaccini (ce n’era anche un quarto, Johnson&Johnson che ebbe vita brevissima) e bisognava stabilire a chi somministrarlo. Di fronte all’emergere di casi di reazioni gravi tra persone giovani, si decise di riservarne l’uso per gli anziani. Poi, quasi in sordina, il prodotto anglo-svedese sparì dagli hub vaccinale, e ci si avviò al monopolio dei vaccini a mRNA.
L’addio definitivo a questo prodotto è giunto negli ultimi giorni, con una dichiarazione di un importante funzionario dell’Ema, l’ente europeo per i farmaci, l’italiano Marco Cavaleri, che all'Agenzia europea del farmaco è responsabile Rischi sanitari e Strategie vaccinali e presiede la task force emergenze (Etf).
«Considerata la quantità di vaccini disponibili ed efficaci per le nuove varianti di Covid-19, non c'è più stata domanda per il vaccino Vaxzevria (il nome commerciale dell’AstraZeneca) che di conseguenza non è più stato prodotto nè distribuito. Non prevedendo quindi una futura domanda per il prodotto, AstraZeneca ha pertanto deciso di ritirare l'autorizzazione all'immissione in commercio per Vaxzevria all'interno dell'Ue».
L'autorizzazione del vaccino anti-Covid sarà dunque ritirata, e il processo è già ufficialmente iniziato con la Commissione europea. Questo peraltro è in linea con le raccomandazioni della stessa Ema che vaccini non più utilizzati e aggiornati vengano ritirati, anche in vista del prossimo autunno-inverno 2024-25. La vaccinazione anti-Covid, nelle intenzioni degli organismi sanitari sovranazionali, come OMS e Ema, deve proseguire a oltranza, annualmente, con aggiornamenti che li adattino alle nuove sottovarianti via via emergenti. La vaccinazione anti-Covid va ad affiancarsi definitivamente a quella antinfluenzale stagionale, ma alla tavola imbandita non si siederà AstraZeneca. La sua sperimentazione si è conclusa. Al di là di quali saranno gli esiti delle class actions intentate contro l’azienda, la sua sfida è persa. Non solo con il virus, ma anche con la concorrenza. In questo momento non vengono offerte alternative ai prodotti genici a mRNA contenenti nuove proteine spike.
L’uscita di scena di AstraZeneca dovrebbe infine condurre a seria riflessione coloro che all’arrivo di questo e degli altri vaccini gridarono al miracolo scientifico, idolatrando questi prodotti forieri di salvezza. Invece erano solo farmaci, sperimentali, e di conseguenza dall’efficacia e dalla sicurezza tutta da verificare.