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EMERGENZA FINO A GENNAIO

Dal decreto Rilancio spunta la polizza vita per il Governo

Spunta una grossa sorpresa nel testo del Decreto Rilancio: è il prolungamento per altri sei mesi dello “stato di emergenza”. Visto che l’attuale emergenza scade il 31 luglio, non ci sarebbe alcuna fretta di approvare ora il suo prolungamento. Ma Conte ha fiutato l’occasione e non vuol farsela scappare: significa stipulare una sorta di polizza sulla vita del traballante governo.

Politica 13_05_2020

Si chiamava Decreto Aprile perchè Conte aveva assunto il solenne impegno di varare entro la metà di quel mese le nuove norme per venire incontro alle esigenze sempre più pressanti di cittadini, imprese, operatori economici. Poi l’han ribattezzato Decreto Maggio, ora siamo al 12 di questo mese, l’han chiamato Decreto Rilancio e forse, sottolineo forse, sarà varato questa notte, ma nulla è sicuro perchè la maggioranza è divisa su più punti. Quel che appare certo è che stanzierà 55 miliardi di euro che certamente non sono pochi, ma il problema è sempre come, e a quali condizioni burocratiche dovrà sottoporsi chi avrà diritto a un certo stanziamento.

Intanto, non prevedono neanche una lira per le scuole paritarie, cioè per più di 800.000 studenti le cui famiglie, già penalizzate da una vita, dovranno pagare la retta per una scuola che non hanno potuto frequentare. Più probabilmente moltissime di queste famiglie non potranno pagare e quindi moltissime scuole andranno in rovina. 

Poi, è saltato l’accordo siglato domenica tra tutti i partiti di maggioranza sulla sanatoria dei migranti. I produttori agricoli implorano da settimane che sia permesso utilizzare nei campi manodopera straniera, visto che italiana non se ne trova. Sottolineano che sono a rischio interi raccolti di frutta e verdura, se non si provvede subito, e avvertono che a quel punto un aumento dei prezzi di generi essenziali è sicuro. Ma un’ala dei 5Stelle è irremovibile, temono le critiche della Lega, critiche che sarebbero del tutto ingiustificate, visto che quando la Lega era al governo con Berlusconi varò ben due sanatorie analoghe.

Ancora, pare sicuro che il decreto permetterà la riapertura dei ristoranti dal 18 maggio, ma a condizioni giudicate insostenibili dagli operatori: con quattro metri quadrati per cliente e quattro metri tra un tavolo e l’altro il settore perderebbe il 70% delle presenze, e molti locali non riaprirebbero neppure. 

Non molto diversa la preoccupazione degli operatori sulle spiagge: infatti gli spazi da rispettare sulla sabbia, le sanificazioni da garantire e il costo delle attrezzature da procurare appaiono ai più proibitive. 

Ma più in generale è tutto il mondo delle aziende, soprattutto le piccole e le medie, a essere in fibrillazione. La cifra promessa per loro è consistente, ma finora il governo non ha trovato una risposta ai rilievi che sono stati mossi al primo decreto, principalmente l’obbligo del passaggio attraverso le banche per ottenere prestiti o finanziamenti. Nè l’amministrazione dello stato nè le varie task force hanno trovato il modo di fare come negli USA e in altri paesi, e cioè far arrivare i soldi direttamente sui conti correnti degli artigiani e degli imprenditori, e neppure si è voluto procedere come suggeriva Forza Italia con un drastico taglio di tasse. 

Taglieranno sì qualcosa di IRAP e di Tosap, ma per avere soldi veri bisognerà che il banchiere di turno accetti il rischio (che può essere anche penale) di finanziare un’azienda non del tutto in ordine o che magari qualche pm accuserà di essere in odore di collusione. Non facile trovare molti direttori di filiale così coraggiosi, non facile per tante aziende avere i finanziamenti.

Intanto però spunta una grossa sorpresa nel testo del decreto, ossia il prolungamento per altri sei mesi dello “stato di emergenza”. Visto che l’attuale emergenza scade il 31 luglio, non ci sarebbe alcuna fretta di approvare ora il suo prolungamento, anche perchè da qui a fine luglio tante cose possono cambiare e la crisi può farsi meno acuta. Ma Conte ha fiutato l’occasione e non vuol farsela scappare. 

Prolungare la dichiarazione ufficiale dello stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021 significa stipulare una sorta di polizza sulla vita del traballante governo. Non solo, inserire la dichiarazione in questo provvedimento di rilancio dell’economia, materia con cui evidentemente non ha nulla a che fare, significa una scorrettezza dal punto di vista istituzionale, ma anche una garanzia di approvazione; è evidente infatti che questo decreto dovrà per forza essere approvato, e dunque i rossogialli si garantiscono la sopravvivenza almeno fino a gennaio. A gennaio poi mancheranno solo sei mesi per l’inizio del semestre bianco, in cui sono escluse campagne elettorali. È evidente che quando Conte pensa a se stesso sa guardare lontano.