Dal congedo parentale in Svezia al G7, novità sul fronte famiglia
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Grazie a una riforma, i genitori in Svezia possono ora trasferire i giorni di congedo parentale retribuito a nonni e amici. E in vista del “G7 Pari Opportunità” è stata fondata la Family 7, che chiede politiche familiari efficaci per una nuova primavera demografica.
Due buone notizie dal fronte famiglia. I genitori in Svezia possono trasferire i giorni di congedo parentale retribuito a persone che non sono tutori legali, inclusi nonni e amici. È una felice novità che valorizza il ruolo attivo dei nonni e favorisce la trasmissione di cultura, esperienze e tradizioni, oltre a favorire l’anzianità attiva e lo sviluppo educativo coerente, all’interno dell’ambiente familiare dei bimbi.
La riforma del congedo parentale del governo svedese, approvata l’1 luglio, è stata fortemente sostenuta dall’agenzia svedese per le assicurazioni sociali (Försäkringskassan), per fornire alle famiglie una maggiore opportunità e flessibilità. In pratica, con le nuove norme i genitori possono trasferire fino a 45 giorni del loro congedo retribuito a qualcuno che non è il tutore legale del bambino, a condizione che la persona sia assicurata per l'assegno parentale (per i genitori single, possono essere trasferiti fino a 90 giorni per figlio dai 480 giorni totali di congedo retribuito). La nuova norma, come riferisce l’Independent, consente anche ai pensionati di usufruire del trasferimento del congedo parentale, nel qual caso l'indennizzo si basa sulla pensione della persona, consentendo generalmente un risparmio della spesa pubblica. Il beneficiario dell'assegno parentale non può cercare lavoro o studiare durante il periodo in cui percepisce l'assegno stesso. Ad inizio settembre, circa 1.456 persone in Svezia avevano trasferito giorni a qualcuno che non era l'altro genitore/tutore, secondo quanto dichiarato dall'Agenzia svedese per la previdenza sociale a Euronews Next. Una misura molto concreta e di efficacia certa sia per i genitori, sia per i nonni e bimbi ma anche per la comunità, essendo le nuove norme potenzialmente moltiplicatrici di coesione sociale e di trasferimento di legami, competenze, esperienze e tradizioni.
Più generico ma altrettanto significativo il fervore familiare della guida del G7 da parte dell’Italia. La Fafce, federazione delle associazioni delle famiglie cattoliche europee, ha appena cofondato la Family 7 (F7), in collaborazione con cinque importanti organizzazioni, in rappresentanza di cinque Paesi del G7: la Francia (Associations Familiales Catholiques - Associazione delle famiglie cattoliche), la Germania (Familienbund der Katholiken - Associazione delle famiglie cattoliche), l’Italia (Forum delle Famiglie), il Regno Unito (Home Renaissance Foundation - Fondazione per il rinascimento della casa), e gli Stati Uniti (Institute for Family Studies - Istituto per gli studi familiari). Un errore dei promotori è il non aver coinvolto organizzazioni pro famiglia di Canada e Giappone. Martedì 24 settembre a Roma, il presidente della Fafce Vincenzo Bassi, insieme al presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Adriano Bordignon, avevano incontrato il ministro della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, che promuove e sostiene l’iniziativa e che presenterà la dichiarazione congiunta ad una riunione interministeriale del G7, incentrato sulle Pari Opportunità, in programma il 4, 5 e 6 ottobre a Matera.
C’è la fondata speranza che i ministri dei sette grandi condividano e adottino la dichiarazione per le politiche familiari predisposta da Family 7, che in particolare chiede ai sette Paesi più industrializzati di «rafforzare i loro impegni per garantire la solidarietà intergenerazionale attraverso (…) lo sviluppo di politiche demografiche e familiari efficaci per generare una primavera demografica (…) attuando misure di conciliazione tra vita professionale e vita familiare, comprese modalità di lavoro flessibili e regimi di congedo parentale (…), una valutazione dell'impatto familiare (FIA), nella progettazione, attuazione, monitoraggio e valutazione di tutte le iniziative legislative, politiche e strategiche». Nella stessa dichiarazione si richiama l’attenzione «sulla difficile situazione dei genitori che lavorano, in particolare delle madri, il cui lavoro non retribuito per il bene comune è spesso trascurato» e «il diritto alla disconnessione, stabilendo un giorno di riposo comune» per i genitori.
Non male, se consideriamo che solo tre anni or sono, tra le priorità decise e i documenti approvati durante la riunione a Londra dei ministri dello Sviluppo economico e degli Esteri del G7, in vista del summit dei capi di Stato e governo, c’era l’educazione delle ragazze che includeva l’omicidio del figlio in grembo. Passi avanti e buoni esempi a favore di genitorialità responsabile, natalità e coesione familiare e sociale si vanno moltiplicando e c’è da confidare in un rigurgito di responsabilità su questi temi cruciali per il futuro anche da parte della Commissione europea e della sua presidente Ursula von der Leyen.