Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

PELLEGRINAGGIO

Da Macerata a Loreto, il cammino della vita

«Quando ti giri e vedi un fiume di persone con le mani alzate che cantano, capisci che sei riuscito a farcela perché non eri da solo».

Attualità 14_06_2011
macerata loreto

Nella notte fra sabato 11 e domenica 12 giugno si è svolta la XXXIII edizione del Pellegrinaggio Macerata-Loreto, 27 chilometri di marcia scanditi da momenti di preghiera, canti, letture, testimonianze su un percorso che si snoda attraverso vari centri urbani dell'hinterland maceratese, per giungere all'alba al Santuario della Madonna di Loreto. Nato nel 1978 come proposta agli studenti maceratesi per un gesto di ringraziamento alla Madonna alla fine dell'anno scolastico, nel corso degli anni si è affermato come un evento che richiama persone di ogni età da ogni parte d'Italia.
Pubblichiamo la testimonianza di una giovane che ha partecipato per la prima volta a questo gesto
.



Ottantamila persone persone. O meglio, 80mila fedeli. Non mi sarei mai aspettata di vederli camminare con ordine pregando, camminando o semplicemente rimanendo in silenzio.
Eppure è quello che ho visto partecipando per la prima volta al pellegrinaggio Macerata–Loreto.
Ragazzi della mia età, adulti con passeggini al seguito e poi, annunciata al pubblico, la persona più anziana tra i partecipanti: una novantenne che da anni non rinuncia mai a questa esperienza.
Ottantamila mendicanti, ognuno con le proprie preghiere, ognuno pronto a camminare per 27 km per poter ringraziare la Madonna.

Inizia tutto con l’ingresso allo stadio Helvia Recina di Macerata, dove viene celebrata la S. Messa, poi l’uscita dallo stadio e la partenza effettiva del pellegrinaggio.

Certo il cammino è allietato da un punto ristoro, dai fuochi d’artificio, dal fiume di luce formato dai pellegrini che a S. Firmano ricevono le fiaccole, ma niente della fatica ci è stato tolto. È proprio come diceva Don Giussani: “Aspettatevi un cammino, non un miracolo”. Vale a dire: non aspettatevi di ottenere un miracolo in grado di evitarvi la fatica o che renda meccanica la vostra libertà.

I primi chilometri scorrono tranquilli, canti, preghiere e testimonianze. La notte avanza così, una marcia continua, con poche soste. È solo alle cinque di mattina che si inizia a vedere il sole sorgere e insieme all’inizio della nuova giornata comincia anche la nostra fatica finale. Gli ultimi chilometri da fare, in salita e pregando, poi i tornanti che conducono dritti al Santuario di Loreto.

Quando proprio sembrava di non farcela più a camminare, viene intonato il canto caratteristico di questo pellegrinaggio, che viene insegnato allo stadio prima che il gesto abbia inizio. Si arriva quindi al Santuario cantando “pieni di forza, di grazia e di gloria”. Cosa che non credevo di essere in grado di fare vista la stanchezza accumulata nella notte. Ma quando ti giri e vedi solo persone che con le mani alzate intonano questo canto, ti accorgi che se sei riuscito a fare tutti quei chilometri, a sopportare le fiacche ai piedi o i crampi, è solo perché non eri lì da solo.

C’era un intero popolo a fare il pellegrinaggio, composto dai presenti e dalle persone portate con noi anche se solo spiritualmente. Persone sconosciute e completamente diverse tra loro, ma tutti lì per lo stesso motivo. Che non è solo chiedere una grazia per sé o per qualche amico che non è riuscito a partecipare, ma sentire sempre viva la presenza di Maria nella nostra vita.

Qualunque sia il motivo primo che ci ha spinto a partecipare, la verità è che tutti abbiamo lo stesso desiderio di felicità. E personalmente io ero lì perché avevo bisogno di ricordarmelo.
Per questo l’anno prossimo parteciperò ancora alla Macerata–Loreto. Perché anche se ora ho gambe doloranti e le fiacche, mi sento ancora “piena di forza, di grazia e di gloria”