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POTERI

Da Hiroshima al Gottardo, ecco la nuova religione

Il discorso pronunciato da Barak Obama a Hiroshima, lo stesso Obama che in altra occasione critica le Chiese perché non si occupano abbastanza di povertà E infine, l'inaugurazione della nuova galleria ferroviaria del San Gottardo con una cerimonia interreligiosa: tre episodi che segnalano un potere nuovo e inquietante…

Editoriali 08_06_2016
Barack Obama a Hiroshima

Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson, 1984 di George Orwell, Il racconto dell’Anticristo di Soloviev: quando negli anni della formazione accadeva di “scoprire”  questi grandi e preveggenti affreschi dei cupi orizzonti dell’età post-moderna, la convinzione che si trattasse di prospettive assai remote era comunque di conforto. 

In effetti, un conforto un po’ meschino, più che altro basato sul convincimento che la malaugurata alba di questo “Mondo Nuovo”  si trovasse comunque al di là del tempo che ci era stato dato di vivere. Un conforto un po’ meschino, ma comunque tale. Da qualche anno a questa parte, invece,  il rombo della carica che si avvicina diventa sempre più forte, e gli episodi premonitori si moltiplicano. Non per questo ci si deve lasciar prendere dal panico, che non è di aiuto per nessuno, nemmeno per chi crede di potersi salvare da sé. Conviene piuttosto prenderne spunto per una presa di coscienza e una mobilitazione tempestive.

Mi sono venuti alla mente questi pensieri inanellando insieme alcuni episodi, molto distanti tra loro nello spazio, ma non nel significato: il primo è il discorso pronunciato lo scorso 27 maggio a Hiroshima dal presidente americano Barak Obama. Per vari aspetti, un capolavoro, da un lato, di diplomazia e dall’altro di furbizia, come se lo può permettere un Imperatore al suo apogeo, nel momento in cui non ha da temere niente da nessuno. Successore ed erede del presidente Usa che ordinò il lancio su Hiroshima della prima bomba atomica mai usata nella storia, prendendo la parola al centro dell’area dove l’ordigno causò un’ecatombe istantanea senza precedenti di civili indifesi (e poi decine di migliaia di altre vittime nei decenni che seguirono), Obama evita agilmente di soffermarsi a dare qualche risposta alle domande sul tragico lato oscuro del potere, che nel luogo riecheggiano con forza immensa. 

E invece trova il tempo di riaffermare orgogliosamente l’uomo come unica salvezza di se stesso, dal momento che, egli sottolinea, se «ogni grande religione promette una via verso l’amore, la pace e la giustizia», tuttavia finora «nessuna religione è stata risparmiata dalla presenza nelle sue fila di credenti che hanno trasformato la loro fede in una licenza di uccidere». E così sia. 

Circa dieci giorni prima, il 18 maggio, intervenendo a Washington al Catholic-Evangelical Leadership Summit, il presidente Obama aveva detto che le Chiese dovrebbero spendere meno tempo a occuparsi di aborto e di matrimonio omosessuale, che sono “questioni divisive”, e dedicarsi di più al problema della povertà. Senza soffermarmi oltre sugli sviluppi della polemica seguitane, mi interessa piuttosto qui sottolineare la tendenza di Obama, non solo sua ma anche di altri leader politici  negli Usa, a influire e a orientare le Chiese vedendo in esse non delle autorità morali con cui interloquire, bensì semplicemente come dei soggetti sociali, dei gruppi di pressione con cui fare i conti. 

Il terzo episodio è più vicino a noi, sia nel tempo sia nello spazio, ma la sua prossimità e la sua non drammaticità lo rendono in fondo ancora più impressionante. Alla presenza della cancelliera tedesca Merkel, del presidente francese Hollande e (fuggevolmente) del premier italiano Matteo Renzi, lo scorso 1° giugno è stata inaugurata in Svizzera AlpTransit, la nuova galleria ferroviaria transalpina di base sotto il massiccio del San Gottardo, 57 chilometri percorribili ad alta velocità che cambieranno il futuro dei rapporti tra Europa renana, Europa mediterranea e Levante. Del rilievo di questa nuova, grande infrastruttura già si disse (clicca qui e qui). Qui mi preme invece soffermarmi sul modo vergognosamente “politically correct” con cui si è voluto che da un lato la nuova infrastruttura venisse benedetta, ma che dall’altro nemmeno il più estremista dei giacobini potesse lamentarsene. 

Solenni festeggiamenti hanno avuto luogo ai due portali del tunnel, accompagnati da un video-spettacolo trasmesso su maxischermi che era una specie di balletto neo-pagano: «una carrellata non sempre comprensibile, (…) un bestiario carnascialesco dei miti alpini, corni, tamburi, trombe, tute arancioni, fumose coreografie, esposizioni di corpi». Frattanto, in un luogo chiuso al pubblico, in una galleria secondaria del tunnel dove un tratto di binari era stato steso provvisoriamente allo scopo, una pasticciatissima cerimonia religiosa “ecumenica” di inaugurazione veniva per così dire officiata da un abate benedettino in quiescenza, da una pastora protestante, da un rabbino e da un imam musulmano (che si è poi scoperto avere posizioni vicine a quelle dell’estremismo islamista). 

Foto e videoriprese diffuse via Internet danno pubblica documentazione della cerimonia. É ormai chiaro che solo grazie a un grande aiuto dall’Alto si potrà uscire dalla crisi epocale con cui ci stiamo confrontando. Episodi come i tre di cui abbiamo detto non cessano di confermarcelo.