Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
JIHAD

Da Gaza il terrorismo arriva in Francia. Un professore sgozzato

Ascolta la versione audio dell'articolo

Dominique Bernard, docente di letteratura al liceo Gambetta, di Arras, è stato assassinato da Mohamed Mogouchkov, un ex allievo, ceceno di origine e islamico di fede, considerato pericoloso dai servizi segreti. È il primo attentato compiuto come conseguenza del nuovo jihad in Medio Oriente.

Esteri 14_10_2023

Si chiamava Dominique Bernard, insegnava letteratura al liceo Gambetta di Arras, nel Nord della Francia, sposato, lascia tre figlie. Venerdì 13, alle 11, Mohamed Mogouchkov, cittadino ceceno del 2003, l’ha accoltellato nel cortile della scuola, al grido di “Allah Akbar”. Ancora un attentato in Francia, ancora l’islam, ancora una scuola colpita in uno dei suoi insegnanti. 

L'assassino si è presentato nell'istituto che egli stesso aveva frequentato da studente armato di due coltelli, secondo alcune testimonianze, mentre chiedeva, ripetutamente, ai presenti, chi fosse il professore di storia. Sono tanti i video, girati dagli stessi studenti del liceo, che hanno riempito il web nell’ennesimo venerdì di terrore, in Francia. In uno di questi, si vede un uomo vestito con una giacca marrone chiaro e pantaloni scuri che con fare irruente si lancia al centro del cortile del liceo Gambetta di Arras, circondato da quattro persone che tentano di fermarlo. Cammina verso di loro in modo nervoso e quando un uomo cade a terra, gli dà un pugno. Armato di coltelli, l'aggressore ha poi pugnalato a morte l’insegnante di francese mentre gridava ripetutamente “Allah Akbar”. Sono rimasti feriti anche un altro insegnante e un funzionario del liceo, il secondo è in condizioni gravi. 

Mohammed Mogouchkov, arrestato immediatamente, figurava nel cosiddetto ‘fascicolo S’, quello che raccoglie i soggetti considerati potenzialmente una minaccia per la “sicurezza dello Stato francese”. Solo giovedì, appena un giorno prima l’aggressione, era stato sottoposto a controlli dalla Direction générale de la Sécurité intérieure, ma senza che gli venisse imputato nulla. Il profilo già prodotto dall’intelligence raccontava di “un individuo radicalizzato di cui si conoscono le potenzialità, ma che decide improvvisamente di agire, rendendo difficile la sua neutralizzazione”. La procura ha aperto immediatamente un’indagine per terrorismo e già sono otto i soggetti arrestati legati all’attentato. 

È l’ennesimo attentato terroristico di matrice islamica che colpisce la Francia, e avviene a tre giorni dal terzo anniversario della decapitazione del professore di storia e geografia Samuel Paty, avvenuto il 16 ottobre 2020 a Conflans-Sainte-Honorine. Anche allora, l’insegnante era stato preso di mira da un terrorista di origine cecena, poi ucciso dalla polizia. Prima di commettere l'indicibile, Abdoullakh Anzorov, alias “Al Ansar Chechen 270” in rete, aveva visto un video in cui si accusava l’insegnante come colpevole di aver mostrato vignette di Maometto in classe durante una lezione sulla libertà di espressione.

Mentre scriviamo, apprendiamo di un altro attentato, questa volta sventato in tempo, a Limay, nello Yvelines. Un uomo, dopo essere uscito da una sala di preghiera islamica si è diretto nei pressi del liceo Condorcet armato di coltello da cucina, anch’egli era già noto per radicalizzazione. 

I fatti di venerdì 13 ottobre, s’inseriscono in un contesto molto delicato per la sicurezza interna di Parigi. Solo alla fine di settembre, un documento dei servizi segreti sottolineava la comparsa pericolosa di una “nuova generazione radicale” che coinvolge soprattutto i giovani immigrati dal Caucaso settentrionale, ed elencava tutti i fronti che vedono impegnati il ministro degli Interni e l’intelligence: minacce da parte di organizzazioni terroristiche, arresti periodici di islamisti desiderosi di agire, smantellamento di cellule “telecomandate” sempre dalle zone pakistano-afghane o siriane. Insomma, nonostante un’apparente tregua sul fronte degli attacchi, la minaccia jihadista è più presente che mai oltralpe.

I minorenni sono sempre più spesso in prima linea negli ultimi arresti. È il caso dell'incriminazione, a marzo, di uno studente liceale delle Alpi Marittime. Aveva 17 anni, voleva commettere un’aggressione con coltello ed era in contatto con persone in Europa e in Francia, due adulti recentemente incriminati. Tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, altri tre minorenni di 15 e 16 anni sono stati arrestati dalla DGSI a Joué-lès-Tours (Indre-et-Loire).

Solo pochi giorni fa, Gérald Darmanin, ministro dell’Interno, parlava di “rischio di nuovo Bataclan”. A preoccupare non solo il terrorismo esogeno, ma anche quello endogeno: questo è forse il segnale più preoccupante poiché dimostra l’attrazione di alcuni giovani verso un’ideologia islamista estremamente radicale. Il governo di Macron sa di dover “gestire” questi individui per i decenni a venire, eppure continua a fallire. Così, oggi, commentiamo un nuovo professore ucciso. E se è stata coinvolta ancora una scuola, non è un caso.

Nel documento strategico dei Fratelli Musulmani europei, citato da Florence Bergeaud-Blackler  in Le Frérisme et ses retis, si spiega perché i bambini musulmani non dovrebbero frequentare la scuola pubblica, avere i medesimi programmi e frequentare gli stessi banchi degli altri studenti: preservare la loro purezza culturale e religiosa islamica a dispetto di tutto quel che l’Occidente offre. La scuola, e la riproposizione dell’ideologia, generazione dopo generazione, è un obiettivo strategico per gli islamisti. Insieme a tutto quello che ha a che fare con l'integrazione, la tolleranza, l'apertura e la cultura occidentale che per loro resta qualcosa di abominevole. D’altronde, prendere di mira la scuola, significa colpire la République.

Il terrorista del liceo di Arras era uno straniero, la cui famiglia avrebbe dovuto essere espulsa nel 2014. Padre, madre e cinque figli sono in Francia da oltre dieci anni, ma non hanno mai ottenuto documenti regolari. Il padre è stato espulso anni fa in Russia, la madre con i figli vivono ancora in un centro di accoglienza. La coppia e i loro cinque figli, oggetto di decreto di espulsione, vennero portati all'aeroporto di Saint-Jacques-de-la-Lande dove li aspettava un volo per rimandarli a Mosca. Ma alcune associazioni immigrazioniste quali Mouvement contre le Racisme et pour l'Amitié entre les Peuples e Réseau Education Sans Frontières si opposero così tanto che alla fine l’espulsione non ebbe luogo. “Una catena di responsabilità, che dovrebbe portare alle dimissioni immediate del ministro dell’Interno”, grida l’opposizione di Macron.

Eppure oggi c’è un altro aspetto da non sottovalutare: questo attentato s’inserisce in una cornice particolarmente esplosiva dettata dal conflitto in Israele. Arriva, infatti, all’indomani dell’invito di Hamas, attraverso la voce di Khalid Mashal, uno dei suoi membri fondatori, ai musulmani di tutto il mondo ad esprimere la propria rabbia, venerdì 13 ottobre, chiedendo sangue. Ad Arras, inoltre, c’è una vastissima comunità di ebrei e musulmani e, già il pomeriggio dopo l’attacco di Hamas, le autorità hanno fatto scattare immediatamente la massima allerta nei servizi di sicurezza, temendo una reazione, a livello locale, alla guerra tra Israele e Hamas. Ma non è stato sufficiente.