Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
DONO DI GRAZIA

Da Fatima a Brescia, storia di una Madonnina speciale

Ha una storia che trasuda mistero e fede, in buona parte inedita, la statua della Madonna di Fatima affidata per alcuni giorni alla Nuova Bussola Quotidiana. Custodita da 55 anni da una famiglia bresciana, arrivò in Italia grazie a un figlio spirituale di Padre Pio, devotissimo della Vergine, dopo una richiesta ‘ardita’ al rettore del Santuario alla Cova d’Iria. Vi raccontiamo i particolari…

Ecclesia 28_05_2020 English

Ad ammirarla, da vicino, appare in tutta la sua bellezza, specialmente nei tratti delicati del viso e negli occhi. Vividi. È una delle pochissime statue - almeno rispetto alle dimensioni - della Madonna di Fatima oggi sparse fuori dal Portogallo e un tempo custodite all’interno del Santuario alla Cova d’Iria.[1] Parliamo della statua che martedì 26 maggio è stata portata nella cappellina della redazione della Nuova Bussola Quotidiana, dove rimarrà fino al 6 giugno (e davanti alla quale preghiamo ogni giorno il Rosario in diretta Facebook alle 12.45)

Alta circa 1.5 metri, base compresa, e pesante 23 chili, è custodita da 55 anni da una famiglia di Brescia, in una cappellina interna alla propria abitazione. La sua storia, molto particolare, chiara nei suoi tratti essenziali - con tanto di documenti ufficiali - e avvolta nel mistero per altri, si lega a quella di un figlio spirituale di san Pio da Pietrelcina, di nome Paolo, tornato alla Casa del Padre all’inizio del 1999. Ne omettiamo il cognome perché la famiglia desidera, nei limiti del possibile, riservatezza.

Bisogna spendere qualche parola preliminare su Paolo che, da vero discepolo di Padre Pio, cercò per quanto poteva di imitarne il nascondimento. «Era un laico consacrato, celibe, con una grande devozione per la Madonna», ci dice il fratello, «ma non sappiamo che tipo di consacrazione avesse fatto perché rivelava poco di sé». Già nell’adolescenza, aggiunge il fratello, «Paolo aveva iniziato ad aiutare i malati, essenzialmente quelli moribondi, assistendoli fino alla morte». Verso i 23-24 anni, Paolo lasciò la sua terra natale e diede quindi l’arrivederci alla famiglia per meglio dedicarsi a servire gli anziani e i poveri. «Lui ci diceva spesso così: “Nelle mie tasche girano più soldi che in tante imprese. Il mio cassiere è san Giuseppe. Quando ho delle persone da assistere e mi mancano i soldi per aiutarle, passo la notte davanti a san Giuseppe e al mattino ricevo il necessario”».

Un giorno, in mezzo ai suoi vari spostamenti, Paolo si trovava a San Giovanni Rotondo da Padre Pio. Il frate Cappuccino gli disse: «Ascolta, domani va’ a Brescia perché ti aspettano per andare a Fatima». Paolo obbedì e, arrivato a casa, ricevette una telefonata. Quattro persone, tra cui una signora che conosceva, lo esortavano a prepararsi «perché domani partiamo per Fatima». Fu la sua prima volta al Santuario portoghese.

A Fatima ritornò nuovamente, sempre con altri quattro bresciani, nel 1965. Era esattamente il 13 settembre del ‘65, vigilia della riapertura della quarta e ultima sessione del Concilio Vaticano II, presieduta da Paolo VI, bresciano (di Concesio) anche lui. Il gruppetto di Brescia portava con sé, come dono per la Madonna, una Rosa d’Oro, fatta da orefici locali. Bellissima. Il rettore del Santuario, Antonio Borges - che in quello stesso anno ne aveva già ricevuta una a nome di papa Montini -, apprezzò moltissimo.

Paolo colse la palla al balzo e avanzò la sua - ardita - richiesta: domandò al rettore se fosse possibile portare nella terra di Paolo VI l'Immagine Pellegrina di Nostra Signora di Fatima. Sbalordito, Borges dovette dirgli di no. Ma Paolo non si arrese, e chiese se invece fosse possibile portare in Italia la statua della Cappellina delle Apparizioni, la prima in assoluto, completata dallo scultore José Ferreira Thedim nel 1920. Anche stavolta il rettore del Santuario dovette, suo malgrado, dirgli di no. Il racconto del fatto è contenuto in alcuni giornali portoghesi dell’epoca.

Ma nella notte qualcosa cambiò. «All’indomani il rettore - precisa ancora il fratello alla Nuova Bussola - disse a Paolo che non era riuscito a dormire e che aveva preso una decisione. Non poteva consegnargli nessuna delle due statue richieste, ma poteva dargli una terza statua della Madonna, esposta nel Santuario. Ed è la statua che ancora oggi, 55 anni dopo, è custodita dalla mia famiglia». Quel giorno, il 14 settembre, nella Basilica di Fatima venne celebrata alle 17.30 la Santa Messa in unione spirituale con i Padri conciliari che si riunivano a Roma. Seguì la solenne esposizione del Santissimo e la recita del Rosario per il buon esito del Concilio.

«Dopo la benedizione eucaristica», seguiamo la cronaca di allora del giornale Novidades, «è stata organizzata una processione con una bella Immagine di Nostra Signora lungo la strada per la Cappellina, accompagnata da tutti i fedeli che riempivano completamente la Basilica. L’Immagine è stata portata [a spalla, ndr] da membri della commissione di Brescia con ai lati due signore che portavano la corona e la Rosa d’Oro offerta al Santuario». Arrivato alla Cappellina delle Apparizioni, con un seguito di molti pellegrini che evidentemente nulla sapevano del perché si stesse facendo quella particolare processione, «il monsignor rettore ha rivolto alcune parole di spiegazione dell’inaspettata cerimonia, incoronando in seguito l’Immagine della Santissima Vergine che il giorno successivo [il 15 settembre] sarebbe partita per l’Italia».

«Alla fine», prosegue il resoconto di Novidades, «tutti hanno cantato con grande fervore il Salve Regina, mentre l’Immagine di Nostra Signora veniva collocata sulla colonna che segnala il luogo delle apparizioni del 1917». A suggellare il tutto, monsignor Borges spedì un telegramma a Paolo VI: «Beatissimo Padre, il gruppo di pellegrini di Brescia, insieme ai fedeli del Santuario di Fatima, offre alla Santissima Vergine una Rosa d’Oro implorando la sua materna protezione sul Concilio Ecumenico».

Il 15 settembre 1965 la statua partì dunque alla volta dell’Italia. E per quasi 36 anni non si mosse dalla casa dei familiari di Paolo, a parte che per un paio di “uscite” all’interno della parrocchia. «A mo’ di battuta mio fratello diceva: “Verrà un giorno che se vorrete vederla dovrete muovervi voi”». Lo stesso Paolo aveva ricevuto una profezia personale da Padre Pio, che un giorno gli aveva rivelato che «a 60 anni avrai un cambiamento nella tua vita». Non si sa a che cosa si riferisse il santo da Pietrelcina, ma quel che è certo è che Paolo morì a 60 anni, giusto pochi giorni prima del suo 61° compleanno.

L’altro dato certo è lo speciale legame che questa statua ha con i Cappuccini. Sono loro che da decenni celebrano una-due Messe al mese nella cappellina di famiglia in cui è custodita la statua. E sono loro che hanno iniziato la pratica della peregrinatio Mariae al di fuori della parrocchia. «Il primo pellegrinaggio, intorno al 2001, fu voluto da un Cappuccino di nostra conoscenza», ci spiega il fratello di Paolo. «All’epoca questo religioso, al ritorno da San Giovanni Rotondo, dopo aver celebrato Messa nella nostra cappellina, mi chiese: “Mi date la Madonna per portarla nel mese di maggio ai Sabbioni di Crema?”». Luogo, quest’ultimo, dove dal 1575 si trova un convento di Cappuccini.

Da quel momento questa splendida statua di Maria, che ci parla visibilmente dell’amore di Dio e della Madre celeste per ciascuno di noi, è stata portata in diverse località della Lombardia, finendo anche (in battello) in Emilia Romagna. Sempre accolta con grande gioia, ha sempre ricambiato con grazie, visibili e nascoste.

 

[1] La statua rispecchia quello che è stato classificato come “modello B” (vedi foto). Esistono tre fondamentali modelli di statue fatimite. Sono modelli realizzati nel corso degli anni - sulla base delle indicazioni di suor Lucia - da José Ferreira Thedim (1892-1971), che completò la statua originaria (vedi “modello A”) nel 1920. Si badi bene: quando si parla di “12 copie”, ci si riferisce alle statue simili al primo esemplare della Statua Pellegrina di Fatima, completata nel 1947, e non alla statua del 1920, che è invece custodita in modo pressoché permanente nella Cappellina delle Apparizioni (ne viene portata fuori il 13 maggio e in occasioni speciali).