Cuore di padre, il docufilm su san Giuseppe
In distribuzione in Italia Cuore di padre, un docufilm che approfondisce la figura di san Giuseppe, mette in risalto alcuni luoghi sacri a lui dedicati e riporta testimonianze di persone che hanno ottenuto grazie per sua intercessione.
Non è un film che sta sbancando nei botteghini dei multisala. Ciò non toglie che Cuore di padre, nel suo piccolo, stia riscuotendo un grandissimo successo. Lanciato in Spagna per la Goya Producciones e diretto da Andrés Garrigó, da un paio di mesi il documentario su san Giuseppe è in distribuzione anche in Italia, nelle parrocchie e nei piccoli circuiti cinematografici. In Brasile, tuttavia, Cuore di padre è stato tra i tre film più visti, preceduto soltanto da una pellicola della Warner Bros. e da una della Disney.
Perché la figura di san Giuseppe suscita così tanto interesse, al di là dell’effettiva devozione, che pure è ancora molto diffusa? Probabilmente, perché di lui si è sempre parlato molto poco, in proporzione all’importanza che gioca nella storia della salvezza. Il fatto stesso che, nei Vangeli, san Giuseppe è sostanzialmente muto lo fa in un certo senso passare in secondo piano, non soltanto rispetto alla Vergine Maria, ma a tanti altri personaggi delle Scritture.
San Giuseppe, tuttavia, è una figura tanto umile quanto potente e radicale nel bene. Nel docufilm Cuore di padre emerge tutta l’importanza spirituale e culturale di colui che è stato lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù. Vi sono riportate, innanzitutto, testimonianze di persone che hanno ottenuto grazie e miracoli per la sua intercessione. Il docufilm certifica che ogni anno migliaia di padri si recano a Cotignac, in Francia, in omaggio a san Giuseppe per le grazie ricevute e per chiedergli la forza di essere dei buoni mariti e padri di famiglia, secondo il disegno di Dio. San Giuseppe è infatti visto come un baluardo a difesa della famiglia naturale, oggi minacciata dalle ideologie: anche per questa ragione, “è urgente farlo conoscere”, dice alla Nuova Bussola Quotidiana il regista Garrigó. Prima ancora che contro la famiglia, è in atto “una battaglia contro la paternità”: mostrare che Giuseppe, prima ancora che un santo, è un “modello universale” di capofamiglia, secondo il regista, rappresenta un formidabile antidoto contro il gender e tutte le culture anti-famiglia oggi dominanti.
Tra i luoghi sacri messi in risalto nel film, troviamo il Monastero di San Paolo a Tuscania, dove nel XIX secolo ebbe luogo un’apparizione di san Giuseppe, accompagnata dalla guarigione miracolosa di una suora. In questo contesto vengono riportate le testimonianze delle religiose del Verbo Incarnato. Altre interviste sono state realizzate a Roma, presso il santuario parrocchiale di San Giuseppe al Trionfale, fondato da san Luigi Guanella e dedicato al capo della Sacra Famiglia in quanto patrono della buona morte. “Come viene detto nel film, non c’è peggior povero di chi è moribondo ma san Giuseppe è stato colui che ha avuto la miglior morte tra tutti gli uomini: tra le braccia di Gesù e di Maria”, osserva Garrigó.
Altre immagini sono state girate negli Stati Uniti, in Canada, in Perù, in Francia, nelle Filippine, ma, soprattutto in Spagna, a Toledo, ad Avila, presso il santuario della Sacra Famiglia, a Barcellona, e presso il santuario di San Giuseppe della Montagna, fondato dalla beata Pietra di San Giuseppe, protagonista di un film biografico, anch’esso prodotto dalla Goya. È stato proprio in occasione della realizzazione di quest’ultima pellicola - spiega Garrigó - che i produttori hanno avuto l’idea “provvidenziale” di dedicare un intero film proprio a san Giuseppe, anche con l’obiettivo di “tirare fuori la gente dall’ignoranza” e disintegrare i luoghi comuni intorno al padre di Gesù, da molti visto come “un personaggio anziano, oscuro, debole, che non parla, non attrattivo, né interessante”.
In precedenza, a nessuno era mai venuto in mente di girare un film su san Giuseppe. Garrigó e Goya Producciones l’hanno fatto, raccogliendo informazioni inedite e testimonianze fortissime. “Abbiamo fatto tante di quelle interviste che alcune le abbiamo dovute tagliare. Abbiamo riportato, tra le altre, quelle di un comunista convertito, di una coppia separata, di persone guarite dopo essere state in punto di morte: tutto quanto grazie all’intercessione di san Giuseppe”, spiega il regista.
Altro aspetto di primaria importanza: “Nel film c’è chi dice che san Giuseppe è stato il rettore del primo seminario, avendo educato il primo sacerdote universale che è Gesù Cristo”, dice Garrigó, ricordando che san Giuseppe è anche il patrono delle vocazioni, oggi in “gravissima crisi”. Conclude il regista: “È una buona cosa che le parrocchie proiettino il nostro film. È molto utile per la fede e per la devozione, credo che san Giuseppe sia un esempio per le famiglie e un’ispirazione per i padri e le madri di famiglia ma anche per i bambini. Lui è il primo a voler concedere tutte le grazie e gli aiuti possibili: non resta che chiederglieli!”.