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LIBERTA' DI CULTO

Cuba, "nessuna Messa" permessa alla dissidente

Arresto lampo per Berta Soler, leader del gruppo delle Dame in Bianco, le parenti dei prigionieri politici che protestano pacificamente vestendosi di bianco nella Messa domenicale. Una volta liberata, il giorno stesso, le è stato detto di non provare a partecipare alla Messa.

Libertà religiosa 19_12_2016
Dame in Bianco

A Cuba, Fidel Castro è morto, ma il castrismo continua. Soprattutto nella repressione, il regime comunista non mostra alcun segno di cambiamento. Come denunciato dall’oppositrice Martha Beatriz Roque sul suo profilo Twitter, Berta Soler, la leader delle Dame in Bianco (mogli dei dissidenti in carcere), ha subito un intimidatorio arresto-lampo, mentre stava lasciando la sede del movimento. La polizia, rilasciandola, le ha chiaramente detto che non potrà seguire la Messa nella chiesa di Santa Rita “e in nessun’altra chiesa di Cuba”.

Le Dame in Bianco sono diventate il simbolo della resistenza pacifica femminile contro il regime comunista. Costituitesi nel 2003, raggruppano le mogli, ma anche madri e sorelle dei 75 prigionieri politici arrestati nella “primavera nera”, l’ondata repressiva scatenata da Fidel Castro dal 18 al 20 marzo di quell’anno contro giornalisti, scrittori, attivisti per i diritti umani, librai indipendenti. La maggior parte di questi sono ancora in carcere, dove scontano pene detentive che arrivano fino ai 25 anni. Quasi un ergastolo, per un reato di opinione. Le Dame in Bianco non violano alcuna legge. Di domenica marciano in silenzio, vestite di bianco, simbolo di pace, per far riconoscere la loro protesta e partecipano alla Messa. In forza del rinnovato diritto alla libertà di culto, lo possono fare. All’Avana, la chiesa da loro scelta è quella di Santa Rita. Le Dame in Bianco hanno ottenuto riconoscimenti e sostegno internazionale. Nel 2005 hanno vinto il Premio Sakharov dal Parlamento Europeo. Il premio era stato ritirato da Berta Soler otto anni dopo, nel 2013, in occasione dell’alleggerimento delle regole sull’espatrio. Cuba accusa le Dame in Bianco di essere agenti al servizio degli Usa, parte di una covert operation dei servizi americani per delegittimare il governo di Castro. Benché WikiLeaks riveli che alcuni contatti ci sono (o per lo meno c’è un interesse americano nel sostenere il movimento), le Dame in Bianco non sono affatto delle “agit prop”, non fanno neppure politica, la loro protesta è legata all’incarcerazione dei loro parenti: mariti, padri, fratelli. Nulla che possa essere costruito a tavolino, insomma.

Le Dame in Bianco hanno subito numerosi arresti. Nel 2010 era stata fermata dalla polizia Ivonne Malleza Galano, assieme a suo marito, per aver esposto uno striscione. Isabel Haydee Alvarez Mosqueda, per aver protestato contro l’arresto, era finita anche lei dietro le sbarre. L’ondata più massiccia di arresti, il movimento l’ha subita due anni dopo, fra il 16 e il 17 marzo 2012: settanta, arrestate mentre si preparavano a partecipare alla messa domenicale, alla vigilia dell’anniversario della “primavera nera”. Scarcerate dopo appena tre giorni, erano comunque “avvertite” dalle autorità in vista dell’imminente visita di Benedetto XVI. Un altro arresto massiccio è stato effettuato nel dicembre successivo: 80 arrestate dopo che avevano partecipato alla Messa. E ancora nel febbraio 2015: 53 arrestate dopo la Messa in Santa Rita. Le visite di Stato, in particolar modo, sono momenti pericolosi per le Donne in Bianco. Alla vigilia dell’arrivo di Barack Obama, per il suo storico incontro con Raul Castro, il 19 marzo scorso, 50 sono finite dietro le sbarre, perché il presidente americano non le potesse incontrare e nemmeno vedere.

La prima conseguenza della morte del Lìder Maximo, il 25 novembre scorso, è stata un’intensificazione della repressione, con arresti e pestaggi di dissidenti, come fa presente la Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione nazionale. Le Dame in Bianco, denunciano fonti dell’opposizione, sono particolarmente nel mirino. La polizia politica impedisce loro di effettuare la marcia e la messa domenicale e tiene sotto controllo la sede all’Avana. Almeno 13 militanti del movimento sono in carcere. L’arresto di Berta Soler rientra in questa campagna di arresti e intimidazione, come conferma l’avvertimento della polizia (da lei stessa denunciato) a non partecipare alla Messa in Santa Rita o in qualunque altra chiesa cubana. Il regime lo intenderebbe come un atto sovversivo.

Ma a questo punto è anche lecito chiedersi quanta libertà di culto vi sia realmente sotto il regime caraibico. Vantata come una delle conquiste del periodo riformatore, specie durante le visite dei tre pontefici (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco), la libertà di culto e di religione è evidentemente limitata. Se si prega per un dissidente in carcere, è un atto sovversivo. Se anche la polizia non fa irruzione durante la Messa, esegue gli arresti subito dopo, o subito prima. E avverte anche: “non ci provare più, né in questa chiesa né in altre”. Un po’ come nella Polonia comunista, insomma, dove la libertà della Chiesa era ufficialmente garantita dalle autorità, ma solo finché non “disturbava”.