Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Il libro

Cristiani, cioè in controtendenza. L’ultima lezione di Cordes

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I sapienti di questo mondo ci dicono che “Dio è morto” e con il loro pensiero hanno influenzato gran parte della popolazione. Ma la ragione, privata della fede, limita la vita umana. Dall’ultimo libro del compianto cardinale Cordes, di cui la Bussola pubblica un estratto in anteprima.

Cultura 23_05_2024
Cardinale Cordes

Pubblichiamo in anteprima un estratto dell'ultimo libro del cardinale Paul Josef Cordes (5 settembre 1934 – 15 marzo 2024), Il coraggio di essere cristiani. Una conversazione su fede e Chiesa (Marcianum Press), scritto in dialogo con don Andrzej Kucinski. Il porporato tedesco aveva espresso la volontà di dare risalto sulla Nuova Bussola a questa sua pubblicazione proprio poche ore prima della morte avvenuta a Roma il 15 marzo 2024. Il seguente brano è stato scelto dall'intervistatore don Kucinski, dipendente della Curia romana.

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Essere cristiani – In controtendenza

“Dio è morto”. E sia pure che questa tesi circolò già ancora nel diciannovesimo secolo, soprattutto negli ambienti elitari. La critica della religione dei sapienti Feuerbach, Marx e Nietzsche ebbe i suoi effetti duraturi dapprima fra gli intellettuali. Ma il loro giudizio trovò rapidamente i suoi adepti in gran parte della popolazione. […] Una visione del mondo con elementi religiosi è per alcune parti dell’Europa piuttosto sorpassata, anacronistica e viene derisa. Religiosità, Trascendenza e Timore di Dio hanno cattive carte tra i promotori e manipolatori dell’opinione pubblica. In televisione, negli spettacoli più seguiti, la figura dell’uomo pio, devoto, è rarissimamente l’innocente; se si vede nelle prime immagini una croce in un appartamento o una corona del rosario nell’auto, allora gli spettatori ricevono, già al primo sguardo, l’indicazione del colpevole. Timorati di Dio si presentano frequentemente malinconici e depressi o ipocriti. Anche quest’aura spiega il fatto che in Germania, nel 2022, più di 500.000 cattolici hanno lasciato la loro comunità di fede. Se la trascendenza viene screditata in questo modo, allora non si è più lontani dalla eliminazione dello stesso Iddio. […] Concediamo pure che l’ignoranza dell’ateismo volgare talvolta ci ripugni: noi tutti, però, respiriamo l’aria, che esso diffonde.

Contro i disprezzatori della Religione

Famosi pensatori dei nostri giorni hanno senza dubbio fatto bene a misurare, con tutta la loro sagacia, il fenomeno emergente – preteso o semplicemente richiesto – della “zona libera da religioni” – del primo mondo. Non li spinge la nostalgia, ma il desiderio di un’obiettiva indagine scientifica. Essi non argomentano, basandosi su un’eredità cristiana, ma sono guidati da una filosofia libera da convinzioni ideologiche, e da una scienza sociale empirica. E ciò che, inoltre, li rende interessanti è che, indubbiamente, nel loro campo di ricerca, quasi nessuno, nel mondo scientifico, può trattare con loro da pari a pari. […] Parlo del filosofo tedesco Jürgen Habermas e del […] filosofo e sociologo canadese Charles Taylor. […] Essi provenivano da scuole differenti, concordavano, però, nella capacità di penetrare e indagare, con sguardo acuto, le vie di formazione individuale e sociale. Per decenni si sono occupati – così nella motivazione del premio – dei più profondi e urgenti problemi degli uomini. In questo modo, si è evidenziata la loro capacità di superare limiti specialistici e concettuali e di definire in modo nuovo il ruolo di un pubblico intellettuale. Una tale reputazione può senza dubbio stimolare la riflessione di intellettuali – ora più che mai – se l’intuito di questi pensatori indaga e approfondisce la questione che ci interessa: Che ne è, dunque, ora, nell’anno 2023, della religione? Che ne è di Dio? […]

Jürgen Habermas si definisce, certo, “religiosamente non musicale”, per esprimere la sua refrattarietà alle convinzioni religiose. Ma questo non gli impedisce di esigere, anche nell’epoca a-religiosa di oggi, che a cittadini non legati a un credo religioso “non sia permesso, nella misura in cui si presentino in veste di cittadini, sia di non riconoscere a concezioni religiose del mondo un fondamentale potenziale di verità sia di contestare a concittadini credenti il diritto di contribuire, in un linguaggio religioso, a pubbliche discussioni”. […] Taylor dimostra che la ragione post-romantica, disciplinata e funzionale, limita e riduce la vita umana. Nel sistema di pensiero empirico, perdiamo il contatto con il mondo naturale che ci circonda e allo stesso tempo smarriamo la connessione con una dimensione superiore della nostra vita. Così anche il pensiero cristiano scivola in una religione d’ordine sistematico e impersonale; lo scientismo moderno l’ha diluita. Una nuova lingua potrebbe invece servire a ritrovare la via del ritorno al Dio di Abramo, non da ultimo per liberarsi, come egli scrive, “dal forte disagio di sentimenti forti ma confusi” . Lo scienziato ci dà questa formula: “Alla nostra esperienza viene dato un senso più profondo, e l’azione di Dio acquista una nuova realtà esperienziale”. Dio non ha voluto – così prosegue – nascondersi dietro le nubi di un potere senza volto o di un cieco destino. Egli, piuttosto, ci ha creato, “affinché noi abbiamo parte al suo amore”. Questa intenzione vale anche “nel particolare”, vale a dire che il suo amore deve essere partecipato a ogni individuo.



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