Cresce in Nicaragua la repressione della Chiesa cattolica
Il 14 novembre a Masaya decine di agenti hanno impedito alla maggior parte dei fedeli l’accesso alla chiesa di San Miguel dove il parroco, padre Edwin Roman, celebrava la messa
Voleva solo celebrare una messa nella sua chiesa, ma ha trovato l’ingresso bloccato da più di 30 agenti. Padre Edwin Roman, parroco di San Miguel di Masaya, una città del Nicaragua sudoccidentale, il 14 novembre aveva annunciato una messa destinata in particolare ai parenti dei detenuti politici, ma alla maggior parte dei fedeli è stato impedito l’accesso e la funzione è stata celebrata alla presenza del piccolo gruppo di persone che erano entrate prima dell’arrivo degli agenti. Nelle ore successive è stato fatto circolare un video registrato mentre il sacerdote discuteva con la polizia e si è sparsa la notizia che il gruppo entrato nella chiesa aveva deciso di rimanervi e di incominciare uno sciopero della fame. Per tutta risposta le autorità nella notte hanno tolto all’edificio luce elettrica e acqua. L’agenzia Fides riporta che già altre volte le forze dell’ordine hanno impedito lo svolgimento delle attività della Chiesa cattolica a Masaya. Il 12 novembre ad alcuni sacerdoti è stato impedito l’accesso alla sede in cui si svolgeva l’incontro mensile dei sacerdoti che era stata circondata da poliziotti. Padre Edwin a ottobre aveva coraggiosamente denunciato in televisione la crescente repressione esercitata contro la Chiesa nel paese: “le aggressioni che la Chiesa sta vivendo oggi – ha detto – superano le aggressioni di coloro che ne furono vittime negli anni 80 durante la guerra civile nel nostro paese. Negli anni 80 c’era la dittatura di Somoza contro gente armata, questa invece è una dittatura contro un popolo disarmato”.