Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL RAPPORTO UNHCR

Cresce il numero di profughi, nel mondo oltre 108 milioni

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Pubblicato il nuovo rapporto dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Nel complesso sono 108,4 milioni i profughi nel 2022, in crescita rispetto all'anno prima (quasi 20 milioni in più): 35,3 milioni i rifugiati. Relativamente pochi i ritorni a casa.

Attualità 20_06_2023
ritaglio copertina rapporto Unhcr

Ogni anno, da quando è stata istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu nel dicembre del 2000 per commemorare il 50° anniversario dell’entrata in vigore della Convenzione di Ginevra per i rifugiati, il 20 giugno è la Giornata mondiale dei rifugiati, dedicata a tutte le persone costrette a lasciare i loro Paesi a causa di un conflitto o perché perseguitate.

Il tema della ricorrenza quest’anno è: Speranza lontano da casa. Per un mondo in cui i rifugiati siano sempre inclusi. «Integrare i rifugiati nelle comunità in cui hanno trovato la salvezza dopo essere fuggiti da conflitti e persecuzioni - spiega l’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, nel presentare la giornata 2023 - è il modo più efficace per aiutarli a incominciare una nuova vita e per consentire loro di essere utili ai Paesi che li ospitano. È anche il modo migliore per prepararli a tornare a casa e ricostruire i loro Paesi non appena si daranno le condizioni affinché possano farlo in sicurezza, volontariamente, oppure perché si inseriscano con successo in un altro Stato in cui vengono riallocati».

Nelle intenzioni delle Nazioni Unite la giornata va dedicata a eventi pubblici a sostegno dei rifugiati, per parlare di loro e con loro. È inoltre l’occasione per divulgare e commentare il rapporto che l’Unhcr pubblica ogni anno alla vigilia della celebrazione, aggiornato sulla situazione mondiale non soltanto dei rifugiati, ma di tutte le persone in fuga da conflitti e persecuzione.

Secondo il rapporto Unchr, alla fine del 2022 i rifugiati erano 35,3 milioni: 29,4 milioni sotto mandato Unhcr e 5,9 milioni sotto mandato Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite creata nel 1949 per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi. Un rifugiato, è bene ricordarlo, è un profugo che in ragione dei motivi che l’hanno costretto a espatriare ha chiesto e ottenuto asilo e detiene quindi uno status giuridico, personale che gli conferisce protezione internazionale. Altri 5,2 milioni di persone godono di protezione internazionale pur senza rientrare nella categoria dei rifugiati (molti sono venezuelani in fuga dal regime che ha distrutto l’economia del loro Paese) e 5,4 milioni sono i richiedenti asilo la cui situazione è al vaglio delle autorità e che sono in attesa di saperne l’esito.

In tutto gli espatriati sono 45,9 milioni di persone. Ad essi si aggiungono 62,5 milioni di profughi interni (o sfollati), anch’essi in fuga da conflitti e persecuzione, ma entro i confini dei rispettivi Paesi. Di questi, solo 57,3 milioni sono sotto mandato dell’Unhcr. Per una serie di motivi - condizioni estreme di pericolo che impediscono di assisterli, il veto dei governi che negano il loro stato di necessità... - l’agenzia dell’Onu non è in grado di provvedere ai rimanenti 5,2 milioni.

Complessivamente dunque i profughi sono 108,4 milioni, quasi 20 milioni più che l’anno precedente quando il totale era di 89,3 milioni: i rifugiati sotto mandato Onu passano da 21,3 a 29,4 milioni, i profughi interni da 53,2 salgono a 62,5 milioni. L’Unhcr sottolinea a ragione come dato particolarmente preoccupante il fatto che, considerando l’insieme delle persone costrette a fuggire da casa - rifugiati, richiedenti asilo, sfollati… - il 40% siano minori di 18 anni (benché costituiscano il 30% della popolazione mondiale). È incalcolabile il danno che ne ricevono per quanto si tenti di garantire loro istruzione e condizioni di vita quanto più possibile non traumatiche.

Per quel che riguarda i rifugiati e i titolari di protezione internazionale, il rapporto Unhcr evidenzia alcuni dati particolarmente rilevanti. Come negli anni precedenti, il maggior numero ha cercato e ottenuto rifugio in Paesi confinanti: in totale, il 70%. È un dato in linea con quanto prevede la Convenzione di Ginevra e con l’aspirazione della quasi totalità dei profughi ad allontanarsi il meno possibile da casa. Nel 2022 a ricevere il maggior numero di richieste di asilo, 730.400, sono stati gli Stati Uniti. Seconda è stata la Germania, 217.800. Seguono Costa Rica, 129.500, Spagna, 118.800, e Messico, anch’esso 118.800. Il 52% dei rifugiati proviene da tre Stati soltanto: 6,5 milioni sono siriani, 5,7 milioni sono ucraini, 5,7 milioni sono afghani. Più del 40% sono sotto mandato Onu in cinque Stati: la Turchia ne ospita 3,6 milioni, seguita dall’Iran con 3,4 milioni, dalla Colombia con 2,5 milioni, dalla Germania con 2,1 milioni, dal Pakistan con 1,7 milioni. Se però si considera il numero dei rifugiati rispetto alla popolazione, l’isola di Aruba, nel mare dei Caraibi a nord del Venezuela, detiene il rapporto più elevato: un rifugiato ogni sei abitanti. Seguono il Libano, uno a sette, Curaçao, uno a 14, la Giordania, uno a 16, e Montenegro, uno a 19.

Tra i modesti dati positivi, in un quadro generale fosco, il rapporto Unhcr indica il numero di profughi che hanno potuto e voluto fare ritorno a casa: 5,7 milioni di profughi interni e 339.300 rifugiati, per un totale di poco più di sei milioni di persone. In parte questo risultato si deve alla fine della guerra in Etiopia, terminata nel novembre del 2022, e al persistere del cessate il fuoco in Yemen. Tuttavia, tenendo conto dell’aumento notevole dei rifugiati, vuol dire 22 nuovi rifugiati per uno tornato a casa. Positivo è anche il fatto che sia andato a buon fine il trasferimento in Paesi terzi di 114.300 rifugiati, su 116.500 richieste presentate dall’Unhcr. Ma i rifugiati in attesa di riallocazione sono 1,5 milioni.

L’Unhcr per il 2023 ha presentato, come nel 2022, un bilancio di oltre 10 miliardi di dollari. Lo scorso anno il contributo dell’Italia è stato di 97,4 milioni di dollari. Dall’inizio del 2023 ha versato 15,3 milioni.
 

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