Covid: il cattivo esempio ora è il Brasile. Ed è sbagliato
Non passa giorno che i telegiornali non parlino della tragedia dell’epidemia di Covid in Brasile. Non passa telegiornale in cui la colpa non sia attribuita al presidente Bolsonaro. Dopo la Svezia, è il cattivo esempio da additare. Ma è un esempio sbagliato. In rapporto alla popolazione, in Brasile non si registra affatto la maggior mortalità al mondo.
Non passa giorno che i telegiornali non parlino della tragedia dell’epidemia di Covid in Brasile. Non passa telegiornale che la colpa non sia attribuita al presidente Bolsonaro, reo di essere contrario alla strategia di lockdown. Come per la Svezia, il mese scorso, in queste settimane di inizio inverno (per il Brasile) il Paese sudamericano è diventato l’esempio da non seguire, il Paese numero uno per contagi e vittime causate da una politica da stigmatizzare. Ma è vero? No. O per lo meno non ancora, sperando per i brasiliani che non lo diventi mai.
Ovviamente non parliamo di fake news, un fondamento di verità c’è. Il Brasile “primeggia”, purtroppo, sotto due aspetti importanti: il numero di morti quotidiani e il numero di morti settimanali nelle ultime due settimane. Con, rispettivamente, 1037 morti al giorno e 7285 alla settimana (14.162 nelle ultime due settimane), il Brasile batte il triste primato mondiale nelle vittime del Covid (fonte: Our World in Data). Il dato che ha fatto notizia, ieri, è stato soprattutto il superamento della soglia di 50mila defunti. Il Brasile è il secondo Paese al mondo che la passa, dopo gli Stati Uniti.
Stiamo parlando, però, di cifre assolute, non relative alla popolazione. Il Brasile, infatti, è una nazione di 210 milioni di abitanti. Rapportando il numero delle vittime del nuovo coronavirus, vediamo che il quadro cambia. Il numero di vittime per milione di abitanti è 238 (fonte Worldometers), dunque il Brasile non è primo per mortalità, ma diciassettesimo (17mo) nel mondo, dopo Belgio, Regno Unito, Spagna, Italia, Stati Uniti, Olanda e tutti gli altri Paesi investiti dall’epidemia di cui si è parlato molto in questi ultimi tre mesi. Tanto per fare un paragone, l’Italia conta 573 vittime per milione di abitanti, più del doppio delle 238 del Brasile. Se andiamo invece a vedere il numero dei casi per milione di abitanti, allora il Paese sudamericano, con 5115 positivi confermati per milione di abitanti, è al 24mo posto nel mondo.
Come sempre, i numeri assoluti fanno decisamente più impressione, ma se rapportati alla popolazione il senso della catastrofe (pur restando una tragedia) viene ridimensionato. Sicuramente è molto peggiore la situazione del Belgio, rispetto al Brasile: con 837 morti per milione di abitanti è il vero grande malato d’Europa, oltre che il dato peggiore del mondo. Ma raramente se ne parla nei telegiornali, pur essendo sede di gran parte delle istituzioni dell’Ue. Il Brasile potrebbe, in futuro, superare il Belgio? È possibile, ma finora non lo ha sorpassato. Si entrerebbe nel regno delle previsioni (che finora non si sono rivelate troppo affidabili).
Ma allora perché parlare sempre del Brasile, quasi ossessivamente? Non dimentichiamo che anche nel corso dell’incendio dell’Amazzonia, nel 2019, faceva notizia ed era oggetto di dibattito internazionale solo il fuoco nelle regioni amazzoniche brasiliane, mentre degli incendi di Venezuela, Paraguay e Bolivia non si parlava neppure. Per il Brasile, in compenso, si era proposta l’internazionalizzazione delle regioni amazzoniche, in quanto “bene globale”. Ma, sempre restando all’esempio degli incendi, il grande scalpore mondiale che hanno suscitato l’anno scorso è stato di gran lunga superiore rispetto a quello suscitato dagli incendi degli altri anni, che sono stati anche più estesi, soprattutto nel 2003, 2005 e 2010. Quindi non è tanto il Brasile ad essere nel mirino degli agitatori dell’opinione pubblica mondiale, quanto il suo attuale presidente, Jair Bolsonaro. Quando l’Amazzonia bruciava ai tempi del presidente Lula, infatti, non faceva notizia, la sua internazionalizzazione non era nell’agenda dei Grandi.
Anche adesso, l’epidemia di Covid-19 in Brasile al tempo di Bolsonaro non è né la più diffusa, né la più mortale rispetto al resto del mondo, ma fa decisamente più notizia. Forse perché il presidente è apertamente di destra. E forse, soprattutto, perché si è pubblicamente opposto alla strategia del lockdown.