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AMAZZONIA

Macron vuole aiutare il Brasile anche contro la sua volontà

Al G7 di Biarritz non partecipa il Brasile. Ma si parla di Brasile perché il presidente francese Emmanuel Macron ha promosso un piano per salvare la foresta amazzonica dagli incendi di questo agosto.  Ma dal Brasile il presidente Bolsonaro non ringrazia. Si ritiene vittima di una politica neocoloniale.

Esteri 27_08_2019
Macron al G7 di Biarritz

Al G7 di Biarritz non partecipa il Brasile. Ma si parla di Brasile perché il presidente francese Emmanuel Macron ha promosso un piano per salvare la foresta amazzonica dagli incendi di questo agosto. Le sette maggiori potenze industriali del mondo stanzieranno 22 milioni di dollari. L’attore Leonardo DiCaprio, che si è distinto fra i primi per la conservazione dell’Amazzonia, di tasca sua stanzierà altri 5 milioni di dollari. Ma dal Brasile il presidente Bolsonaro non ringrazia. Si ritiene vittima di una politica neocoloniale.

Il piano francese prevede soprattutto il finanziamento di nuovi aerei anti-incendio. Ma la Francia che in America Latina ha il suo territorio d’oltre mare della Guyana, intende mettere a disposizione anche i suoi militari, “nel giro di poche ore”. Questa “alleanza per salvare l’Amazzonia” è stata accolta con un misto di rancore e scetticismo da parte del governo brasiliano. Il presidente Bolsonaro l’ha definita apertamente una politica che tratta il Brasile “come se fosse una colonia, o una terra di nessuno”, come ha scritto su Twitter. Ha ribadito il principio che la sovranità del suo Paese deve essere rispettata e che il governo già si è attivato con misure straordinarie. Anche l’esercito ha messo a disposizione i suoi aerei e 44mila uomini per lo spegnimento degli incendi. E, quanto a cooperazione internazionale, Bolsonaro ha discusso un piano d’emergenza con la Colombia, uno dei Paesi con cui condivide la foresta. Al di fuori dell’America Latina ha invece accettato l’offerta di aiuto del governo Netanyahu, di Israele, con cui è in ottimi rapporti diplomatici.

Insomma, il Brasile ritiene di potersela cavare da solo. L’aiuto internazionale promosso da Macron, anche se non richiesto, sa di imposizione. E, prima che venissero annunciati gli aiuti, la campagna internazionale sugli incendi in Amazzonia, ha avuto anche un impatto negativo sull’opinione pubblica brasiliana. Come spiega alla rivista Forbes Dan Nepstad, esperto di foresta Amazzonica e uno degli autori principali del rapporto Ipcc sul cambiamento climatico, dunque una fonte non sospetta di “eco-scetticismo”, “Bolsonaro ha anche detto cose ridicole e nessuna di queste è giustificabile, ma c’è anche un grande consenso contro gli incendi accidentali e dobbiamo basarci su questo”. Per lo scienziato, il consenso necessario a salvare l’Amazzonia passa anche per gli agricoltori, che sono stati impoveriti dalle leggi di preservazione dell’ambiente, un costo quantificabile in 10 miliardi di dollari in mancati profitti e riforestazione. Esisteva un “Fondo per l’Amazzonia costituito nel 2010 con un miliardo di dollari stanziati dalla Norvegia e dalla Germania, ma nessuno di questi è mai arrivato agli agricoltori medi e grandi”.

Adesso, in compenso: “I tweet di Macron hanno avuto, sulla base elettorale di Bolsonaro, lo stesso impatto della frase sui ‘deplorabili’ di Hillary Clinton riferita alla base elettorale di Trump. C’è molto rancore, in Brasile, contro Macron. I brasiliani non si capacitano del perché la California attiri tutta questa solidarietà quando bruciano le sue foreste, mentre il Brasile solo tutte queste accuse”. Oltre a tutto ciò, sempre secondo Nepstad, la grande protesta internazionale ha spinto il governo brasiliano a mobilitare l’esercito e “mandare i militari non è il modo più appropriato di agire, perché qui non si tratta di perseguire criminali. La gente dimentica che i piccoli agricoltori hanno legittimi motivi di impiegare incendi controllati per combattere insetti ed erbaccia”.