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Covid e lockdown: epidemia da cocaina in Europa

Le vendite di questa droga hanno subìto un boom in Irlanda, Spagna, Regno Unito, dove oltre il 10% della popolazione ha dichiarato di averne fatto uso in questi mesi. Ci sono segni di crescita in Paesi in cui prima non era comune. C'è chi ha dichiarato di avere triplicato i propri consumi durante le chiusure. Ma l'Ue fa finta di niente.

Attualità 12_03_2021 English Español

Negli ultimi cinque anni, commercio ed uso di cocaina sono cresciuti a livelli record. E' inoltre quasi certo il "boom" dei consumi durante la pandemia e le restrizioni in l’Europa.

Gli effetti saranno devastanti per intere generazioni. L’Europa sta sottostimando questa pandemia da cocaina, contro la quale l’unico vaccino è quello di aumentare controlli, coordinamento e forze di polizia. "Tra il 2019 e i primi mesi del 2020, si pensava che il flusso di droga entrato o smerciato in Europa fosse tra le 500 e le 800 tonnellate. Basiamo questi numeri sulle tonnellate sequestrate in quel periodo che rappresentavano circa il 10-20% del totale”, ha dichiarato un alto funzionario della polizia europea ed esperto di cocaina al gruppo di esperti che ha elaborato nelle scorse settimane il report “Cocaine to Europe: An understimate threat” (Cocaina in Europa: una minaccia sottostimata).

I trafficanti di droga, attraverso le loro rotte e veri propri porti franchi, soprattutto nei Paesi Bassi, inondano il continente, sino a raggiungere la Russia e l'Asia. Gli Stati Uniti rimangono il mercato naturale per i cartelli messicani, mentre i gruppi colombiani sono sempre più concentrati sull'Europa, che è un mercato molto promettente. “Un chilo di cocaina negli Stati Uniti vale fino a 28.000 dollari all'ingrosso. Lo stesso chilo vale in media circa 40.000 dollari e fino a quasi 80.000 dollari” in molti paesi europei. Ma c’è un’altra significativa differenza, mentre gli USA da decenni combattono la produzione ed i mercanti della cocaina con la propria polizia specializzata (DEA), l’Esercito, la polizia di confine (ICE) e diverse collaborazioni con le polizie ed i governi del centro america, l’Europa “non ha che una manciata di addetti di polizia o ufficiali di collegamento inviati in America Latina e alcune scarse risorse navali nei Caraibi”.

L'Europa è impegnata a combatte la pandemia da COVID-19, la crisi economica, il terrorismo islamico, i cambiamenti climatici…e la minaccia sistematica del commercio di cocaina non è una priorità. Eppure le notizie sui taxi cocaine, consegne a domicilio di piccole o grandi quantità, rimbalzano sui giornali nazionali di molte delle capitali dei paesi europei, da Milano a Londra e Berlino, quasi quotidianamente. Le vendite di cocaina, durante questo anno di Covid19, hanno subito veri e propri ‘boom’ in Irlanda, Spagna, Regno Unito, paesi nei quali oltre il 10% della intera popolazione ha dichiarato di aver fatto uso di polvere bianca nell’ultimo anno.

Già lo scorso anno, nel report dell’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, si metteva in evidenza il pericolo della crescita significativa del mercato di cocaina in Europa: “Il numero e la quantità di sequestri di cocaina sono ora i più alti mai registrati, con oltre 181 tonnellate di droga sequestrate nel 2018. Belgio, Spagna e Paesi Bassi sono paesi chiave da dove passano grandi quantità di droga…c’è un'elevata disponibilità di cocaina sul mercato europeo e segni di crescita in paesi in cui prima era poco comune. Il consumo di cocaina è ora segnalato da più paesi. La purezza della cocaina al dettaglio è aumentata quasi ogni anno dal 2009 e nel 2018 ha raggiunto il livello più alto dell'ultimo decennio…la cocaina sta ora giocando un ruolo più importante nel mercato europeo della droga”.

I residui di cocaina ormai stabilmente si registrano nelle fogne delle capitali di tutta Europa e, solo negli ultimi tre anni, il 72% di tutti i trattamenti di disintossicazione sono relativi a consumatori di polvere bianca. L’indagine giornalistica dei giorni scorsi di Deutsche Welle, in cui alcuni clienti abituali hanno dichiarato di aver triplicato i propri consumi di polvere bianca dall’inizio della pandemia e durante i periodi di lockdown, ha riproposto il dibattito su come combattere questa pandemia e sia (o meno) una priorità per i singoli Stati e l’intera Europa.

Il flusso record di droga sta generando miliardi di euro per le reti criminali europee ed è diventato un pilastro dei gruppi mafiosi vecchi e nuovi. Jeremy McDermott, direttore dell'organizzazione InSight Crime che ha pubblicato una attualissima indagine sulle rotte della cocaina in Europa, ritiene che il mercato europeo della polvere bianca continuerà a crescere. I container partiti dalla Colombia o dal Brasile attraccano in Europa, soprattutto ai porti di Rotterdam e Anversa e da lì, dopo aver suddiviso e "tagliato" i carichi, invadono il resto del continente.

Erano almeno 18 milioni gli europei avevano fatto uso di cocaina almeno un volta nella vita nel 2019 (dati dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze), ma i numeri dei consumatori abituali (4 milioni nel 2019) potrebbero essersi moltiplicati almeno tre/quattro volte nel 2020, anche a causa delle misure prese durante l'epidemia da Covid.

L’uso di polvere bianca, non rafforzerà solo la criminalità organizzata, esso porterà alla crescita di forme di estrema violenza, oltre ai danni irreparabili per i milioni di consumatori: vasi sanguigni, organi interni, dipendenze psicologiche e malattie mentali. Non c’è da attendere il vaccino per combattere la peste della cocaina, basterebbe potenziare le agenzie di investigazione europee, il coordinamento tra gli Stati e i controlli in porti ed aeroporti, inclusi quelli dei rispettabilissimi Paesi Bassi. Bruxelles dia un segnale prima che sia troppo tardi.