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INTERVISTA

«Così stanno uccidendo i cristiani pachistani»

Attentato alla chiesa di Ognissanti a Peshawar, in Pakistan. Monsignor Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, analizza la strage: «Gli estremisti sono convinti di poter influire su Washington minacciando o attaccando la nostra comunità».

Esteri 08_10_2013
Peshawar, dopo l'attentato

La mattina del 22 settembre a Peshawar, nel Nord del Pakistan, quasi settecento fedeli assistono alla messa domenicale nella chiesa Ognissanti. Poco dopo la fine della funzione, due kamikaze si fanno esplodere uccidendo oltre 100 persone e ferendone circa 150. È il più drammatico attacco anti-cristiano mai avvenuto in Pakistan ed il primo attentato kamikaze ad una Chiesa. L’atto terroristico è stato rivendicato dal gruppo Jundullah, una cellula in seno al Tehrik-e-Taliban Pakistan, il principale gruppo terroristico del paese.

«Quanto accaduto a Peshawar è qualcosa di davvero inedito ed è la peggiore tragedia della nostra storia», ha commentato monsignor Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale locale e di Caritas Pakistan. Invitato dalla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, il presule è in questi giorni in Italia per raccontare le difficoltà dei cristiani pachistani in tre diversi incontri: martedì 8 all’Università Statale di Milano; giovedì 10 a Roma presso La Pontificia Università della Santa Croce; e venerdì 11 a Firenze nella Basilica della Santa Croce.

Già vescovo di Hyderabad e Faisalabad, monsignor Coutts ha svolto il suo episcopato in tre delle quattro province in cui è suddiviso il Pakistan: Punjab, Sindh e Balochistan. Dal 25 gennaio del 2012 è alla guida dell’arcidiocesi di Karachi, la città più grande e popolosa del paese. In 25 anni di episcopato è stato encomiabile il suo contributo al dialogo interreligioso, in una nazione in cui oltre il 95% dei 180milioni di abitanti è costituito da musulmani. Altrettanto lodevole è il suo impegno contro la «legge sulla blasfemia» che punisce con l’ergastolo chiunque profani il Corano e condanna a morte chi insulta il profeta Maometto. Dall’introduzione della norma, nel 1986, sono oltre 1200 le persone incriminate ufficialmente per blasfemia. È sufficiente un’accusa, spesso infondata, per essere immediatamente incarcerati. Usata il più delle volte impropriamente, la “legge nera” è un’arma drammaticamente efficace per vendicarsi o ferire qualcuno. Specie se la persona in questione non è musulmana.

Oltre a condannare la norma, monsignor Coutts ha più volte denunciato le tante esecuzioni sommarie ad opera di estremisti, avvenute anche in seguito all’assoluzione degli imputati. In molti casi, poi, la “caccia al blasfemo” scatena veri e propri massacri, come avvenuto nel marzo scorso a Lahore, dove una folla di tremila musulmani inferociti ha dato alle fiamme l’insediamento cristiano di Joseph Colony perché uno degli abitanti era stato accusato di aver offeso Maometto. Come è accaduto a Gojra nell’agosto del 2009, quando ad accendere l’ira della folla sono stati pochi fogli di giornale trasformati in coriandoli da alcuni bambini durante la celebrazione di un matrimonio. Su quelle pagine vi erano trascritti dei versetti del Corano, e così centinaia di persone, aizzate dal locale leader islamico, hanno dato alle fiamme oltre 150 case. Pochi giorni dopo monsignor Coutts, all’epoca vescovo di Faisalabad, ha officiato i funerali delle otto vittime alla presenza di una comunità addolorata e terrorizzata.

Eccellenza, perché la strage di Peshawar è diversa dagli altri attacchi anti-cristiani?
L’attentato è stato perpetrato da un gruppo estremista, il cui obiettivo principale è trasformare il Pakistan in una teocrazia islamica. I fondamentalisti combattono il governo pachistano, per questo avevano già effettuato altri attacchi contro l’esercito, le forze di polizia e le istituzioni. Colpendo una Chiesa, questa volta hanno voluto mandare un messaggio agli Stati Uniti affinché interrompano immediatamente le missioni dei droni (velivoli senza pilota impiegati principalmente in ambito militare, ndr) sul territorio pachistano. Altrimenti quanto accaduto nella chiesa Ognissanti si ripeterà.

Perché proprio le Chiese?
Nell’immaginario di questi gruppi l’equazione comunità cristiana-Occidente è molto in uso. America ed Europa sono continenti cristiani: gli estremisti sono convinti di poter influire su Washington minacciando o attaccando la nostra comunità. Per comprendere tale mentalità dobbiamo risalire alla guerra in Afghanistan, quando molti giovani pachistani furono addestrati, grazie al sostegno economico di Arabia Saudita e Stati Uniti, per combattere i sovietici aldilà della Linea Durand. Una volta sconfitta l’Urss, questi combattenti iniziarono a colpire la Nato, composta da Stati cristiani e dunque infedeli, colpevole d’aver invaso due nazioni islamiche come l’Afghanistan e l’Iraq. È da allora che una nuova forma di islam, frutto del wahabismo di matrice saudita, ha iniziato a diffondersi incoraggiando la jihad (la guerra santa). Così i cristiani pachistani sono stati additati come infedeli che condividono la stessa fede degli invasori.

Tuttavia la comunità cristiana non soffre solo a causa del terrorismo. Anche la quotidianità è fatta di discriminazioni… La peggiore discriminazione è non essere considerati al pari degli altri cittadini. Contrariamente a quanto desiderato dal padre della patria, Muhammad Ali Jinnah, che aveva pensato una nazione in cui ognuno “fosse libero di andare alla moschea, o al tempio o in qualsiasi altro luogo di culto”, i non musulmani sono sempre stati emarginati. Come accade in molte società islamiche, qui i cristiani sono considerati “dhimmi”, una connotazione che sancisce la disparità politica e sociale dei non musulmani. Godiamo di molte libertà, garantite anche dalla Costituzione, ma siamo comunque discriminati in molti modi, ad esempio nel mondo del lavoro o in ambito scolastico. Molti dei ragazzi cristiani che frequentano le scuole statali sono penalizzati negli studi o subiscono pressioni affinché si convertano all’islam.

Anche la legge anti-blasfemia è un potente strumento di persecuzione cristiana…
Pur essendo nata per proteggere l’onore del profeta Maometto e preservare il Corano dalla dissacrazione, questa norma si presta facilmente ad interpretazioni errate. Tecnicamente è applicabile anche se una copia del Corano scivola di mano e cade in terra. E poi è davvero difficile per l’imputato difendersi, perché l’accusa di blasfemia innesca una reazione emotiva nella società. In molti casi, infatti, il presunto blasfemo è stato picchiato o ucciso prima di avere provato la sua innocenza, oppure dopo essere stato prosciolto in sede di giudizio.