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DISCRIMINAZIONE USA

Così la neolingua "tollerante" serve il totalitarismo

Il linguaggio usato contro i totalitarismi è ripresentato sotto mentite spoglie per imporre una visione a senso unico. Così una legge fa diventare i pro life pericolosi e gli abortisti benefattori. Una compagnia paga ai dipendenti la marcia contro Trump e chi dissente è licenziato. Persino chi si rifiuta di celebrare il satanismo ora viene denunciato.

Editoriali 07_10_2017

I pro life che difendono la vita innocente e le mamme dall’ideologia della morte diventano gli aggressori, gli abortisti che uccidono i bambini le vittime. L’azienda che finanzia le campagne femministe a favore dell’abolizione della famiglia diventa il tollerante illuminato e il dipendente che dissente un reietto sociale. Chi si rifiuta di prestare la propria mano d’opera per i cosiddetti matrimoni fra persone dello stesso sesso o per feste sataniche viene tranquillamente denunciato, mentre chi non solo vuole che la sua idea sia tollerata ma pretende che diventi quella di tutti viene difeso come un povero innocente.

Il primo caso si sta verificando in Canada, dove già la legge impedisce alle persone di radunarsi fuori dalle cliniche abortive per pregare o per offrire alle donne disperate o annebbiate un aiuto che le salvi dal massacro del proprio figlio. Il 4 ottobre scorso, non contento della norma che limita molto la possibilità di libera manifestazione di pensiero, il governo liberal dell'Ontario ha deciso praticamente di cercare di vietare totalmente la loro presenza, chiedendo che la “zona cuscinetto” intorno alle cliniche della morte a cui i pro life non possono accedere passi dai 50 metri di distanza a 150. Mary Ellen Douglas, presidente della Campaign Life’s Ontario, ha dichiarato che “si tratta di un altro tentativo del governo di Wynne di fare il lavoro sporco dell’industria dell’aborto ostacolando le persone che più si interessano delle donne e dei loro bambini in grembo dall’offrire il proprio aiuto e supporto”. Insomma l’offerta di un’alternativa e di un appoggio è considerato dal potere un pericolo, mentre chi si sbarazza del bambino e della donna con un bisturi è da proteggere come loro benefattore. 

ll secondo caso emerso in questi giorni, invece, riguarda una donna del Colorado, Charlene Carter, che lavorava per la compagnia aerea americana Southwest, licenziata per aver espresso il proprio disappunto sulla scelta del sindacato aziendale di finanziare il viaggio  di alcuni lavoratori a Washington per partecipare alla marcia pro aborto e femminista contro il presidente Trump dello scorso gennaio. Semplicemente la donna non voleva impedire che qualcuno ci andasse, ma che i soldi del suo sindacato non fossero spesi in quel modo. Di fatto la sua richiesta non ha impedito nulla, mentre Carter è stata licenziata solo per aver chiesto (senza esserci riuscita) di fare obiezione di cosicenza.

Dopo i casi americani che hanno visto fotografi, fioristi, pasticceri e altri esercizi commerciali pagare multe salatissime o addirittura chiudere per il proprio dissenso al cosiddetto matrimonio fra persone dello stesso sesso (non si sono opposti per il fatto di essere contro la persona che li richiedeva ma in disaccordo rispetto alla propaganda o alla celebrazione di una visione del mondo) qualche giorno fa l’asticella è stata spinta anche oltre. Infatti, la setta satanica ormai attivissima in Usa, i cui discorsi dissacratori e blasfemi vengono tollerati in nome della libertà di parola, ha deciso di sporgere denuncia perché un pasticcere cristiano si è rifiutato di fare una torta celebrativa di satana.

Oscurantista, bigotto e intollerante non è più chi impone una propria visione senza possibilità di dissenso, ma chi dissente senza chiedere ad altri di credere nella propria. Non sarebbe infatti possibile nella logica cristiana, la denuncia di pasticcere che non cedendo nel sacramento del matrimonio si rifiutasse di preparare una torta di nozze.

Ma oggi basta usare il termine "discriminazione" per costringere tutti a fare o ad aderire ad una visione. Una parola, "discriminazione", che pare ormai una parolaccia del nuovo vocabolario moderno responsabile di sovvertire il significato di numerosi termini, attribuendo ad esempio alla parola amore l’idea di possesso anziché di sacrificio. È così che è scomparso anche il significato positivo della parola discriminare, che viene dal verbo latino discernere, ossia separare cose diverse per giudicarle e quindi trattarle diversamente. Ossia secondo giustizia.

Ma ormai nessuno lo comprende più. Oggi si ammette solo la falsa "uguaglianza" che non tiene conto delle diversità, non importa se questo significhi, ad esempio, trattare i bambini come adulti ledendo la loro innocenza. Ma perché è così difficile obiettare? Il linguaggio del potere moderno e relativista fa uso di quello più accreditato ai nostri occhi, quello usato contro le dittature e i regimi del secolo passato di cui non potrebbe mai imitare il discorso ormai condannato. La neolingua, dunque, usa quindi il termine “uguaglianza”, che fu utilizzato dopo il nazismo per difendere gli ebrei in quanto persone con gli stessi diritti di tutti, per dare diritti propri solo della persona a categorie e gruppi che sposano certe idee, confondendo in questo modo l'opinione pubblica.

E nascondendo così il suo fine totalitario che usando termini antitotalitari di fatto discrimina chiunque esprima una visione della vita che non combacia con con quella del potere relativista. Allo stesso modo, la neolingua chiama fascisti coloro che pensano che esista una verità e mentre li punisce con multe di migliaia  di dollari, con il licenziamento o la chiusura della loro attività li fa passare per nemici della democrazia e della pace civile.

E il gioco, in un mondo che non è più abituato non solo a discriminare, nel senso di discernere il bene dal male e il vero dal falso, ma a pensare che la politica abbia il compito di istituire un mondo senza divisioni (quindi di individui che la pensino tutti allo stesso modo) imporre una visione fatta passare come la sola buona, di pace, fraternità ed accoglienza, è quanto mai facile. Non importa, ovviamente, se per fare la pace bisogna eliminare con violenza tutti coloro che la ostacolano.