"Così il demonio vuole distruggere Mariupol, la città di Maria"
"Bombardano con una forza diabolica principalmente Mariupol perché è una città mariana e il demonio sta cercando di distruggerla". Il racconto alla Radio Vaticana di uno dei due Padri paolini ora sfollati: "La nostra fuga è stata miracolosa. Ma torneremo per ricostruire".
La settimana scorsa sui social media è apparso un drammatico appello di padre Marek Kowalski. Il monaco paolino polacco chiedeva preghiere per la comunità dei confratelli nella città di Mariupol in Ucraina: “Mariupol è circondata, abbiamo bisogno della preghiera immediata (…) Vogliono far morire di fame tutti gli abitanti (…) Ti prego, manda questa informazione a chi può aiutare nella preghiera e nel digiuno per fermare il Satana”. Il messaggio finiva con l’appello a “pregare insieme Dio per questo miracolo”.
L’ordine di san Paolo primo eremita da secoli è custode del santuario della Madonna Nera di Czestochowa e di tanti altri santuari mariani nel mondo. Quando era possibile i paolini polacchi aprirono le loro case e chiese anche in Ucraina, prima di tutto nella città della Madonna, Mariupol, portando con sé una copia dell’icona della Madonna Nera venerata nel monastero di Jasna Gora. Ma nessuno poteva prevedere che questa città sarebbe diventata il bersaglio dei tremendi attacchi durante l’invasione russa dell’Ucraina. La città è stata circondata dai soldati russi che impedivano qualsiasi contatto con l’esterno. Creano anche tante difficoltà per aprire i corridori umanitari per evacuare la popolazione allo stremo. Alla fine, i padri polacchi, quando nessuno dei loro parrocchiani è rimasto a Mariupol, anche loro sono riusciti, in modo quasi miracoloso, a scappare dalla città martire.
La giornalista della Radio Vaticana, Beata Zajączkowska, ha raggiunto due padri di Mariupol che adesso si trovano nella parte occidentale del Paese. Secondo i monaci, i russi stanno effettuando un barbaro bombardamento di Mariupol perché “vogliono cancellare la città di Maria dalla faccia della terra”. “Quello che i russi hanno fatto e stanno facendo a Mariupol grida vendetta al Cielo. Hanno bombardato la rete idrica, elettrica, di riscaldamento. Colpiscono questi posti per danneggiare il più possibile la gente che sopravvive in città. Hanno bombardato le case con tutti i mezzi: aerei, artiglieria. I bombardamenti sono stati continui senza sosta, con pause di pochi minuti. Bombardano con una forza diabolica principalmente perché è una città mariana e il demonio sta cercando di distruggerla. (…) I russi fanno di tutto per spezzare lo spirito di difesa di Mariupol e far arrendere il popolo. Ed è per questo che hanno bombardato un ospedale pediatrico e hanno sganciato una bomba di circa una tonnellata nel centro della città” – racconta padre Pawel Tkaczyk, che spiega anche perché la gente resiste, malgrado tutto: “Quando i russi entreranno, inizieranno le epurazioni, cioè uccideranno tutti coloro che sono contro di loro. Ecco perché la città resiste”.
I padri polacchi dipingono la grande tragedia delle persone che non possono uscire di casa, non possono comprare nulla, non possono funzionare normalmente, perché c'è sempre una minaccia per le loro vite. “Quando c’è stata una breve pausa nei bombardamenti la gente ha iniziato a rubare, a portare fuori tutto dai negozi” – raccontano i paolini. In città praticamente manca tutto: non c'è acqua né cibo. A volte ci sono autocisterne, ma non ce ne sono molte. Secondo i padri è una tale tragedia che è difficile persino da immaginare: “La gente cerca di farcela, ma la maggior parte di loro non ha provviste, e anche se hanno del cibo, non possono cucinarlo perché non c'è gas. Alcuni addirittura cercano da mangiare nella spazzatura”.
I paolini hanno raccontato anche la loro fuga dalla città. Insieme con un gruppo di civili hanno organizzato, rischiando la vita, un convoglio non autorizzato di cento auto con bandiere bianche. Sono riusciti a passare i primi posti di blocco russi ma alla fine sono stati bloccati. "Non dimenticherò mai una donna incinta che si inginocchiò davanti ai separatisti della cosiddetta Repubblica di Donetsk, pregandoli di lasciarci passare”, racconta padre Tomaszewski. Per la gente che lasciava Mariupol è stato il momento più difficile, perché tutti si sentivano in trappola. “Si sa – spiega il paolino - che i russi stavano solo aspettando l’arrivo della notte per spararci addosso e per poi dare la colpa all'esercito ucraino. Ma in questi momenti drammatici, inaspettatamente nel pomeriggio è apparso un uomo che veniva da un villaggio vicino e ha chiesto ai militari di non tenere le persone fuori, perché faceva molto freddo. Si è offerto di portarci al villaggio, in modo da passare la notte nella scuola e nelle case”. I separatisti hanno lasciato passare tutti, quando hanno saputo che la strada finiva nel villaggio. Invece non era così: c’era un’altra strada par aggirare il posto di blocco dei russi. In questo modo tutto il convoglio di circa mezzo migliaio di persone ha potuto proseguire verso l’ovest. "Sono profondamente convinto che la nostra evacuazione da Mariupol sia stata un miracolo, Dio vegliava su di noi", ha detto p. Tkaczyk. Spesso la Provvidenza Divina si serve delle persone semplici e sconosciute come quell’uomo del villaggio ucraino per fare piccoli e grandi miracoli.
Oggi i padri si trovano in un posto più sicuro ma pensano alla città che hanno lasciato e ammettono che quando la guerra sarà finita, alla prima occasione torneranno a Mariupol. “Vedremo ciò che resterà di Mariupol e tenteremo di ricostruire la città non solo materialmente ma anche spiritualmente” – ha concluso p. Tkaczyk. E sicuramente riporteranno con sé l’icona della Madonna Nera di Czestochowa venerata anche in Ucraina.