Così Biden irrita Mosca e danneggia anche l'Europa
Sono troppe le affermazioni fuori luogo di Biden su Putin per considerarle semplici cadute di stile: sembrano avere l'obiettivo di irrigidire Mosca allontanando l’avvio dei negoziati col rischio di determinare un’accelerazione di un conflitto che minaccia di travolgere l’Europa. Emerge ancora una volta la divergenza di interessi che separa ormai da tempo gli USA dall’Europa e la pochezza di una Ue che preferisce lasciarsi “commissariare”.
- LA GUERRA AGITA LE ACQUE IN ASIA di Stefano Magni
A minare l’unità di intenti tra USA ed Europa circa la guerra in Ucraina e l’atteggiamento da assumere con la Russia emersa nei giorni scorsi nei vertici di NATO e il Consiglio Europeo a Bruxelles hanno provveduto le ormai periodiche gaffes, o presunte tali, del presidente statunitense Joe Biden. «Per l'amor di Dio, quest'uomo non può rimanere al potere», ha detto Biden in Polonia, poche ore dopo aver accusato il dato presidente russo di essere “un macellaio”.
Possibile si sia ispirato a qualche ministro europeo che aveva definito Putin “l’animale più atroce” ma, fatte le debite proporzioni, le frasi di Biden hanno avuto un’eco molto ampio costringendo molti, sui due lati dell’Atlantico, a rettificare o prendere le distanze dalla Casa Bianca. Un portavoce ha specificato che il presidente non si riferiva al potere di Putin in Russia ma al potere che il presidente russo vuole esercitare sui paesi vicini e il segretario di Stato Anthony Blinken ha precisato che Washington non ha un piano per il cambio di regime a Mosca. Rettifiche poco efficaci che non riescono a nascondere l’inadeguatezza di in presidente degli Stati Uniti che parla del suo omologo russo cime si trattasse di Saddam Hussein, Muhammar Gheddafi o Bashar Assad da togliere di mezzo.
Citando ex funzionari e analisti, il Washington Post ha sottolineato come le parole di Biden pongano gravi implicazioni sulla capacità degli USA di contribuire a mettere fine alla guerra o di impedirne l’ampliamento. Samuel Charap, esperto di Russia presso la Rand Corporation ritiene che le dichiarazioni di Biden esasperino in Russia «la percezione delle minacce esistenti relativamente alle intenzioni americane. I russi potrebbero essere molto più inclini a compiere gesti ostili come risposta, anche più di quanto già non siano».
Del resto sono forse troppe le affermazioni fuori luogo di Biden nei confronti di Putin (definito nelle scorse settimane anche “un assassino” e “un criminale di guerra”) per considerarle semplici e frequenti cadute di stile, inopportune ma non intenzionali. Impossibile non notare che tali dichiarazioni sembrano avere l'obiettivo di irrigidire Mosca allontanando l’avvio di negoziati concreti e rischiando di determinare un’accelerazione o un ampliamento di un conflitto che minaccia di travolgere l’Europa.
Del resto una guerra prolungata è negli interessi di Washington che vedrebbe indebolirsi rapidamente l’Europa, eterno rivale economico e commerciale degli Stati Uniti e a oggi l’angolo più ricco del mondo. C’è chi parla ormai apertamente di un duello in atto nell’Amministrazione che vedrebbe da una parte Casa Bianca e Dipartimento di Stato puntare a rafforzare la sfida militare a Mosca e dall’altro il Pentagono impegnato a smorzare i toni bellicosi, impedendo ad esempio che alle armi antiaeree e anticarro fornite alle truppe di Kiev si aggiungano aerei da combattimento, carri armati e artiglierie.
E’ il caso di sottolineare che se la guerra in Ucraina ha fatto precipitare ancora più in basso la popolarità di Biden, che vede oggi appena del 40% degli americani approvare il suo operato contro il 55% che lo disapprova. Un sondaggio pubblicato da NBC News registra come sette americani su 10 abbiano poca fiducia nella capacità del presidente di gestire il conflitto. Ed un numero ancora maggiore, otto su dieci, temono che la guerra provochi l'aumento dei prezzi energetici ed addirittura possa portare ad un coinvolgimento delle armi nucleari. E il sondaggio è stato condotto tra il 18 ed il 22 marzo, quindi prima del viaggio di Biden in Europa e delle ultime dichiarazioni che tante polemiche hanno suscitato.
In Europa ha alzato la voce per primo, affermando di non ritenere Putin un macellaio, il presidente rancese Emmanuel Macron, sempre più a disagio di fronte alle dichiarazioni aggressive che Washington dispensa pubblicamente ogni volta che sembra aprirsi la possibilità di negoziati concreti tra i belligeranti. «Non è il momento di alimentare un'escalation né di parole né di azioni», ha ammonito Macron che punta a un nuovo incontro con Putin per riannodare il filo della trattativa. «Non stiamo cercando un cambio di regime, spetta ai cittadini russi decidere se lo vogliano o meno», ha dichiarato l'Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Josep Borrell: «Quello che vogliamo è impedire che l'aggressione continui e fermare la guerra di Putin contro l'Ucraina».
Persino l’alleato NATO più fedele, la gran Bretagna, ha preso le distanze da Biden con il ministro dell'Istruzione Nadhim Zahawi mentre il loquace Boris Johnson non ha speso una sola parola sulle affermazioni sopra le righe del presidente americano. E pure il governo turco del battagliero Recep Tayyp Erdogan ha turato le orecchie a Washington. «Se tutti bruciano i ponti con la Russia, chi parlerà con loro alla fine?» recita un comunicato del ministero degli Esteri di Ankara.
La vicenda sottolinea ancora una volta la divergenza di interessi che separa ormai da tempo gli USA dall’Europa e la pochezza di una Ue che invece di assumere iniziative (già negli anni scorsi) per risolvere la guerra in Ucraina cominciata otto anni or sono, non un mese fa, ha preferito lasciarsi “commissariare” dagli USA per la tutela dei suoi interessi strategici.
La presenza di Biden al Consiglio d’Europa non è apparsa come la cortesia che una grande potenza accorda a un ospite di riguardo ma un omaggio a chi è venuto da oltre oceano per dettare termini e condizioni del nostro vassallaggio. E i risultati, sul piano politico, strategico, economico e energetico, sono sotto gli occhi di tutti.