Corvi in Vaticano, avvoltoi e iene nei giornali
Stampa unita in un sol coro contro la Chiesa e il Vaticano. Raccontati come covi di ladri, malfattori, fannulloni e imbroglioni in talare dalle spese folli e principesche. Così sui quotidiani italiani, dopo gli strilli e le condanne dei due "corvi" arrestati in Vaticano, ieri è stato il giorno delle iene e degli avvoltoi.
COSI' IN PRIMA PAGINA
Libero: In Vaticano hanno rubato pure i soldi delle Messe
Repubblica: I conti segreti del Vaticano. Spese fantasma per milioni
Corriere della Sera: Vaticano, le altre carte rubate
Il Giornale: Ecco le carte del Papa. Ricchezza, sprechi e giochi di potere
Il Fatto Quotidiano: Casta vaticana spa: attrici e viaggi d'oro, sartorie e tv porno
La Stampa: Vatileaks, sprechi e privilegi. Il Papa: "Serpenti velenosi"
Il Messaggero: Corvi in Vaticano, nuovi indagati
Il Tempo: Ecco gli sprechi del Vaticano. I pm contro lo Ior
Due libelli di denuncia di veri o presunti casi di distrazione e sottrazione di fondi della Santa Sede, nonché di cattivo uso del suo patrimonio, scritti l’uno da un giornalista che lavora per il maggior gruppo editoriale italiano di orientamento radicale-progressista (L'Espresso- Repubblica) e l’altro da un suo collega che lavora per il gruppo editoriale italiano che fa capo alla famiglia Berlusconi, vengono presentati al pubblico nello stesso giorno. Dei due libelli sono già state contrattate e predisposte traduzioni in oltre quindici lingue. L’edizione francese di uno dei due verrà presentata l’11 novembre prossimo, pochi giorni dopo l’uscita dell’edizione italiana.
In un Paese come il nostro, dove anche atti processuali secretati giungono in quattro e quattr’otto sulle prime pagine dei quotidiani, del contenuto dei libri si sa nulla malgrado tutte le copie di testo inedito che devono essere circolate durante le trattative per la vendita dei loro diritti di traduzione e per le traduzioni medesime. Per non dire della loro stampa, e della distribuzione delle copie stampate ai grossisti di libri e ai librai di tutta Italia. In una lettera al direttore di Avvenire, che il giornale ha pubblicato ieri, don Maurizio Patriciello ha rivelato che Gianluigi Nuzzi, il giornalista conduttore di Quarto Grado su Rete4 autore di uno dei due libri, aveva cercato di convincerlo a partecipare alla sua presentazione senza però darglielo da leggere in anticipo. ma limitandosi a raccontandoglielo a voce.
Quando poi tutto è pronto il caso scoppia a seguito dell’arresto in Vaticano del prelato e della consulente ritenuti responsabili della consegna ai giornali dei documenti riservati e delle registrazioni illegali di cui i due giornalisti si sono serviti per scrivere i loro libelli. Passa il tempo che occorre perché la notizia faccia il suo colpo e poi, all’antevigilia della loro presentazione in Italia, ne cominciano a circolare in anteprima alcune pagine e si moltiplicano le interviste televisive dei due autori, il già citato Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, giornalista de L’Espresso.
Non essendo ancora disponibile il loro contenuto per intero già solo per questo non sarebbe serio parlarne. Sono noti invece i due titoli e sottotitoli, che meritano qualche parola. Via Crucis/ da registrazioni e documenti inediti la difficile lotta di papa Francesco per cambiare la Chiesa sono il titolo e il sottotitolo del testo di Nuzzi, edito da Chiarelettere, mentre sulla copertina di quello di Fittipaldi, edito da Feltrinelli, si legge: Avarizia / le carte che svelano ricchezza, scandali e segreti della Chiesa di Francesco. Interessante: il contenuto è equivalente, ma le due titolature hanno un “taglio” su misura per chi ama che la Chiesa ci sia, e rispettivamente per chi invece vorrebbe semplicemente che sparisse dalla faccia della terra.
Per parte nostra non amiamo concentrarci sui retroscena, che non si riescono mai a vedere completamente, e sulle informazioni riservate. Per farne tranquillo uso occorre essere certi di qualcosa di cui invece si può essere certi soltanto di rado, ovvero perché quelle informazioni riservate le stanno dando proprio a te e proprio nel momento in cui te le danno. D’altro canto di regola, se osservato attentamente, quanto sta sulla scena basta e avanza.
E quanto si vede nel caso di cui sopra basta e avanza per dire che siamo di fronte a una grande operazione di discredito della Chiesa, e più in particolare della Santa Sede, che prende spunto da innegabili zone d’ombra della Curia romana. Non si punta però il dito su queste zone d’ombra perché ad esse venga posto rimedio in quanto non soltanto costituiscono un male in sé, ma anche infangano una realtà altrimenti ricca di grandi santità e di grande dedizione; insomma perché si ama o quantomeno si stima la Chiesa. Nient’affatto. Si fa piuttosto leva su di esse per screditarla e delegittimarla.
Che il diavolo stringa d’assedio il cuore della Chiesa è del tutto prevedibile; che una struttura di così grande valore simbolico possa attirare anche degli ambiziosi e dei profittatori è del tutto ovvio. Quello invece che sorprende è l’evidente insufficienza dei meccanismi di selezione e poi di vigilanza su coloro che vi lavorano: qui c’è evidentemente moltissimo da fare, scegliendo persone solide sia moralmente sia professionalmente. Talvolta ci sono parrocchie e congregazioni che si mettono nei pasticci perché come amministratori non scelgono professionisti adeguati ma magari preti ritenuti del mestiere che prima di andare in seminario avevano studiato ragioneria; o come responsabili di uffici tecnici non scelgono ingegneri ma preti ritenuti adatti al ruolo perché figli o fratelli di ingegneri. Sembra che, anche alla scala planetaria della Santa Sede, troppo spesso accada più o meno lo stesso. É ora di cambiare.