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LA LUCE DEL MONDO

Corbella missione beatificazione

Nel quinto anniversario della morte di Chiara Corbella l'annuncio a Roma dell'apertura del processo di beatificazione. La storia di questa giovane sposa e madre, che molti hanno paragonano a Santa Gianna Beretta Molla, mostra la bellezza e la luce di una vita consegnata a Dio. 

Editoriali 14_06_2017
Enrico e Chiara Petrillo

“Finalmente qui, sulla porta della mia casa. E’ tanto tempo che aspettavo questo giorno per noi, serena mi son svegliata presto per te, oggi sarai mio amore mio...Ed il cielo si aprirà su di noi, nascerà l’amore per noi ed un angelo canterà l’amore che Dio ha per noi, ora siamo una cosa sola in Te, difendi questo nostro sì, a Te ti vedrò per sempre nel suo cuore, mi vedrai per sempre accanto a lei, fino a quando Tu lo vorrai...Suonano le campane, cantano gli angeli nel cielo”. Così, Enrico Petrillo nel 2012 cantava gioioso e commosso a pochi giorni dalla morte di sua moglie Chiara Corbella, avvenuta il 13 di giugno. Duemila persone parteciparono ai funerali descrivendo la cerimonia come una festa, come il compimento di quanto i due coniugi avevano chiesto tre anni prima durante il loro matrimonio. La stessa canzone l’avevano voluta cantare sposandosi tre anni prima. E ieri durante la Messa a Roma per il quinto annivesrasio dalla morte è stata data la notizia dell'apertura del processo di beatificazione.

Infatti, come può essere che un funerale sia stato il coronamento di un matrimonio? Come poteva cantare così Enrico, quando prima della moglie uccisa dal cancro, aveva già perso due figli nati al cielo subito dopo il parto? Enrico e Chiara si erano sposati nella consapevolezza di essere, poveretti come tutti, ma chiamati ad amarsi come ama Dio. E, come disse suo padre in tv, lei sapeva amare con dolcezza il suo sposo perché aveva una relazione familiare e quotidiana d’amore con Dio e la Madonna. Fra Vito, francescano e guida spirituale dei due fidanzati, poi sposi, dichiarò in un’intervista il principio di vita di Chiara: "Non dobbiamo possedere nulla come se ci fosse dovuto, ma ricevere tutto come un dono...sapeva riconoscere il Donatore. Ha attraversato situazioni oggettivamente molto difficili: ne usciva sempre grazie a questo gesto d'abbandono, con il quale riconosceva che c'è qualcuno che vegliava su di lei e che ha un disegno d'amore sulla sua vita. O vivi la tua esistenza come un dono e la doni, o vivi in una ricerca di possesso sempre più grande e quindi nella paura di perdere”. Non a caso Chiara, prima di morire a causa del carcinoma che non aveva voluto curare per non danneggiare la vita del figlio in grembo, scrisse al terzogenito Francesco: "Se starai amando veramente te ne accorgerai dal fatto che nulla ti appartiene veramente perché tutto è un dono". Perciò, lei ed Enrico erano soliti ripetere che "il contrario dell’amore non è l’odio, ma il possesso". Impressiona se si pensa alla semplicità con cui Enrico e Chiara avevano già accolto, non senza dolore o sofferenza, i primi due figli malati (sapendo che sarebbero morti dopo il parto) senza mai lamentarsi con Dio, ma lieti nella consapevolezza che la loro felicità era nell'incontro con Lui. Infatti, spiegò Enrico, “noi non possediamo la vita dei nostri figli, nulla ci appartiene ma tutto è dono”.

Chiara nei tre anni di matrimonio aveva testimoniato un abbandono a Cristo capace di irradiare una luce e una pace tali da essere circondata da un numero crescente di persone, che paradossalmente traevano conforto dalla sua speranza. Lei che aveva conosciuto a Medjugorje suo marito e che, subito dopo averlo incontrato disse diciottenne a suo padre “quello me lo sposo” (si sposarono dopo sei anni di fidanzamento travagliato), tornò spesso dalla Gospa e lo fece anche prima di morire insieme a un grande gruppo di persone. Qui, dove era venuta a chiedere, ancor prima della guarigione, “la grazia di vivere la grazia”, disse ai presenti di essere stata esaudita perché era serena e soprattutto “mio marito è sereno”. E perché "è un privilegio sapere in anticipo di morire...è uno così può dire ti voglio bene!", affermò con voce rotta.

Di ritorno Enrico e Chiara vissero finalmente quella quotidianità familiare che avevano sempre desiderato, con il dono del Santissimo Sacramento in casa grazie alla presenza di fra Vito. Finché il 13 giugno, dopo aver celebrato un’ultima messa in cui il Vangelo diceva “voi siete la luce del mondo e la luce del mondo non può rimanere nascosta”, Chiara confessò al marito che glielo domandava, che sì la Croce del Signore era veramente dolce. Era dunque certa di essere al cospetto di Colui per cui era nata, pur nella tristezza, perché racconta Enrico, “lei qualche mese prima di morire mi disse: “La cosa che mi dispiace lasciare di più sei tu Enrico, non è Francesco. Io ho scelto te, io volevo invecchiare con te”. Era, infatti convinta che “se tu ami tuo figlio più di tua moglie o di tuo marito, tu stai venendo meno a quella promessa che hai fatto a Gesù sull’altare, cioè di amare tuo marito e tua moglie sopra ogni cosa”.

Sembra folle al mondo, ma il Signore ha esaudito la sua richiesta perché, come ha raccontato padre Vito, "Dio realizza i suoi progetti di bene, le sue promesse, per vie che tu non sai. Dio non ha promesso a Chiara ed Enrico dei figli sani (...) il venticinquesimo di matrimonio. (...) Dio aveva fatto delle promesse nel giorno del loro matrimonio (...) aveva promesso una vita piena, ma questo risultato lo raggiunge come Lui solo sa". Perciò, durante l’omelia del funerale, fra Vito ha potuto affermare che “Chiara nella bara è vestita da sposa…Perché il vero matrimonio, il primo matrimonio che Chiara ha fatto, è stato con Gesù Cristo, il giorno del suo Battesimo. E questo è passato anche attraverso il matrimonio con Enrico. Enrico e Chiara erano coniugi. Avevano lo stesso giogo…Allora prendere il giogo con lui è stato entrare nella stessa missione di Gesù. Bellissima, che era quella di portare la bellezza nel mondo, di riscattare tutti i bambini non nati. Di far capire a tutto il mondo che i bambini che sono stati abortiti sono bambini bellissimi, capaci di generare vita e amore. Anche se non hanno il cervello, anche se non hanno gli arti”.

E non solo, dato che da quando Chiara è nata al cielo, lei che da bambina diceva di voler essere suora per dare tutto a Dio, migliaia di giovani affollano i saloni e le chiese per ascoltare la testimonianza di Enrico che ha provato a dire che "vedervi così numerosi mi fa pensare che era veramente necessario che Chiara andasse dal Signore" o anche a rispondere loro: “Non posso essere geloso (di Gesù), visto che l'amo anch'io! Ed è il solo Sposo che non delude mai...Chiara è andata verso Colui che ama! È in questo amore per Cristo che attingeva il suo amore coniugale”. E così che Dio, in un mondo che vuole distruggere il Vangelo dell'amore e della vita, come fosse uno sforzo attuabile da pochi eroi, ha scelto, ancora una volta grazie al sì di una giovane donna, di "confondere e umiliare i suoi nemici".