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Il vertice

Cooperazione, Xi Jinping fa leva sulla vanità dei leader africani

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Al Forum sulla cooperazione Cina-Africa, il presidente cinese ha riservato un’accoglienza sontuosa ai capi di stato e di governo africani. L’imperialismo occidentale presentato come nemico comune. Xi punta ai minerali del continente nero e a rilanciare l’economia del suo Paese.

Economia 10_09_2024
Vertice Cina-Africa, 5/9/2024 (Pool Photo via Ap via LaPresse)

Si è svolta a Pechino dal 4 al 6 settembre la nona edizione del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (Focac), il vertice triennale che a partire dal 2000 costituisce il principale strumento di cooperazione tra gli Stati africani (tutti tranne eSwatini che non ha aderito perché ha rapporti diplomatici con Taiwan) e la Cina. Definisce infatti il piano di azione per il triennio successivo.

Il tema scelto quest’anno era “Unire le forze per promuovere la modernizzazione e costruire una comunità con un futuro condiviso”. Il presidente cinese Xi Jinping ha voluto che ai capi di stato e di governo africani fosse riservata un’accoglienza sontuosa. Nel suo discorso di benvenuto ha sottolineato con enfasi il rapporto profondo e proficuo che lega la Cina al continente africano. «Noi esseri umani – ha detto – abbiamo sognato una comunità con un futuro comune e la modernizzazione è ciò che serve per trasformare il nostro sogno in realtà. Cina e Africa sono state e rimangono pioniere nella costruzione di questa comunità e continueremo a essere in prima linea nel perseguire la modernizzazione. Sono convinto che, finché i 2,8 miliardi di cinesi e africani saranno uniti per questo obiettivo comune, insieme realizzeremo nuove e ancora più grandi imprese sulla strada della modernizzazione, guideremo la spinta alla modernizzazione del Sud del mondo e daremo contributi ancora maggiori a una comunità che realizzi un futuro condiviso per l'umanità». Concludendo il suo saluto ha proposto un brindisi alla prosperità della Cina, dei paesi africani e dei loro abitanti e all’eterna amicizia tra il popolo cinese e quello africano.

Lusingati e soddisfatti per l’accoglienza ricevuta, tuttavia i leader africani erano a Pechino per rinnovare – certo – i voti di reciproca, eterna amicizia, ma soprattutto per verificarne i contenuti concreti, tangibili. Due questioni erano sul campo e stavano come sempre a cuore a tutti i convenuti: la cancellazione o almeno la rinegoziazione dei debiti contratti con la Cina; l’entità e le condizioni dei nuovi finanziamenti. I leader africani sono arrivati fiduciosi perché nel 2023, dopo la contrazione dei finanziamenti e dei prestiti negli anni precedenti, il governo cinese ha approvato prestiti all’Africa per 4,6 miliardi di dollari, il primo aumento annuale dal 2016, e investimenti per un valore di 21,7 miliardi di dollari, un incremento del 114% rispetto all’anno precedente.

Nel corso degli anni la Cina è diventata il primo erogatore bilaterale di prestiti all’Africa: dal 2000 al 2023 ne ha concessi 1.306 a 49 paesi e a organismi regionali per un totale di 182 miliardi di dollari. Assommando i prestiti contratti con altri stati e con i principali istituti bancari – Fondo monetario internazionale, Banca mondiale, Banca africana di sviluppo – l’ammontare dell’indebitamento della maggior parte dei paesi africani ha raggiunto livelli insostenibili e difatti alcuni di recente hanno dichiarato default e altri lo hanno evitato solo grazie a nuovi prestiti. Ma più che ristrutturare il debito o cancellarlo la Cina tende a prolungare le scadenze previste per la restituzione. Per quanto riguarda l’alleggerimento del debito, le aspettative dei leader africani sono state sostanzialmente deluse. Piuttosto Xi Jinping ha promesso per i prossimi tre anni 50,7 miliardi di dollari in linee di credito e investimenti destinati a intensificare la cooperazione soprattutto nei settori industriali, dell’agricoltura, delle infrastrutture, con un impegno prioritario nei progetti green e nelle energie rinnovabili. Sono altri miliardi da restituire, dunque, e altre realizzazioni che forse saranno davvero utili, ma che hanno costi di gestione e manutenzione che vanno previsti e per sostenere i quali occorre stanziare dei fondi, auspicabilmente senza ricorrere ad altri prestiti.

I capi di stato e di governo africani e il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterrres, che ha partecipato al Forum, dovrebbero aver capito che Xi Jinping mira ad acquisire, con qualsiasi mezzo, minerali essenziali come rame, cobalto e litio, e a realizzare interventi funzionali al rilancio dell’economia cinese in difficoltà. «Ha fatto leva sulla loro vanità», è l’interessante analisi di Macharia Munene, un docente di relazioni internazionali kenyano che, riferendosi al benvenuto da “tappeto rosso”, aggiunge: «Lo scenario è stato attentamente studiato perché i leader africani pensassero che si trattava di un incontro tra pari». L’obiettivo della Cina – osserva il professor Munene – è dimostrare ai leader africani che «siamo sulla stessa barca, tutti vittime dell’imperialismo occidentale». Non è mancata neanche l’assicurazione, alla quale gli africani sono molto sensibili, che, a differenza dell’Occidente, la Cina non pone condizioni per venire in aiuto degli africani, non pretende il rispetto delle istituzioni democratiche, il buon governo, la lotta alla corruzione e la tutela dei diritti umani.

Un incontro atteso per la sua speciale rilevanza è stato quello tra Xi Jinping e Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica, paese che negli ultimi due anni si è più volte schierato con la Cina e con la Russia, in sede di Assemblea Generale dell’Onu. Al termine dei colloqui i due leader hanno diffuso un comunicato congiunto nel quale si dichiara l’inizio di «un partenariato strategico a tutto tondo», l’impegno a stipulare «scambi commerciali equilibrati» e il comune rifiuto della «strumentalizzazione politica dei diritti umani». Su questo fronte però la Cina deve fare i conti con la concorrenza degli altri paesi, Russia, Turchia, Emirati Arabi Uniti per citarne solo alcuni, altrettanto disposti a ignorare persino le peggiori ingiustizie pur di averne un tornaconto.