Contro report smonta l'enfasi sugli abusi della Chiesa
8 autorevoli membri dell'Accademia cattolica francese hanno prodotto un contro studio che smonta pezzo per pezzo il report della commissione Sauvé sugli abusi di clero e laici nelle strutture clericali di Francia. Ebbene: parlano di dati gonfiati (non 330 mila ma tra i 4 e i 27 mila). E attaccano: «Un lavoro svolto con parzialità e ideologia per ostilità alla Chiesa». Intanto il Papa annulla l'udienza con Sauvé.
Otto illustri membri dell'Accademia cattolica francese, incluso il suo Presidente Hugues Portelli, smontano il rapporto sulla pedofilia nella Chiesa di Francia proprio quando il Papa rinuncia a incontrare, prima di Natale, il Presidente della commissione CIASE Jean-Marc Sauvé.
Il sospetto, avanzato anche dalla Bussola, che si voglia umiliare la Chiesa, ricattandola di accettare qualsiasi “soluzione” provenga dal consesso laicista sarebbe più che confermato. Secondo due articoli, di Cécile Chambraud su Le Monde del 26 novembre e di Jean-Marie Guénois su Le Figaro dello scorso 27 Novembre, il documento degli otto prestigiosi membri della Accademia cattolica di Francia, pur non essendo un documento ufficiale di questo organismo, avrebbe già svolto un ruolo decisivo nell’indurre il Papa a rinviare l'udienza prevista il 9 dicembre con il Presidente Jean-Marc Sauvé e l’intera équipe del CIASE.
Il testo di quindici pagine molto critico nei confronti dell'opera svolta del CIASE è stato inviato al Presidente dei Vescovi francesi, al Nunzio e a Roma da 8 membri dell'Accademia cattolica di Francia. Le 15 pagine del documento sono una puntuale e multidisciplinare demolizione del Rapporto CIASE e delle raccomandazioni in esso incluse. L'analisi critica degli otto firmatari di questo testo inedito, rivelato da La Croix il 25 novembre, è uniformemente negativa.
Gli autori sono: Jean-Robert Armogathe, direttore della rivista di teologia Communio; Philippe Capelle-Dumont, professore di filosofia alla facoltà di teologia di Strasburgo; l'avvocato Jean-Luc Chartier; lo storico Jean-Dominique Durand; la giurista Yvonne Flour; il filosofo Pierre Manent; Hugues Portelli, decano della facoltà di scienze sociali ed economiche dell'Istituto cattolico di Parigi e Emmanuel Tawil, docente a Paris-II. Contestano la metodologia che ha portato il CIASE ad identificare in 330.000 il numero di persone oggi maggiorenni che sono state aggredite sessualmente da un sacerdote, un religioso o un laico.
Ai risultai metodologicamente sbagliati e contraddittori del CIASE, gli otto accademici cattolici francesi, contrappongono quelli ottenuti dai ricercatori dell'Ecole Pratique des Hautes Etudes, che, sulla base di un esame degli archivi, è arrivata a identificare una forbice tra le 4.832 e le 27.808 vittime. Cifre ben distanti dalle 330.000 vittime sbandierate per vere sui mass media di tutto il mondo e che sono frutto, secondo i redattori del documento, non certo di rigore scientifico: “C'è un abisso tra il numero di testimonianze ricevute dal CIASE (2738) e il numero di vittime registrato dallo studio EPHE (École Pratique des Hautes Études) commissionato dallo stesso CIASE (4832), l'estrapolazione di questa stessa équipe di ricercatori, che ha raggiunto la cifra massima di 27.808 casi valutati a partire dai dati raccolti da questo studi e le stime fatte a partire da un sondaggio condotto dall'IFOP (Institut français d'Opinion publique), che ha permesso a questo istituto di sondaggi di estrapolare a livello della popolazione francese adulta per arrivare a diverse centinaia di migliaia di vittime, con una cifra di 216.000 vittime di chierici, cifra che sale a 330.000 vittime se si includono le vittime di laici».
Anche il calcolo dei risultati lascia perplessi. «La cifra di 118 persone che dichiarano di essere state abusate da un prete – prosegue il report - dà una percentuale dello 0,42% e quella di 53 per le persone che dichiarano di essere state abusate da un laico una percentuale dello 0,19%, cioè cifre che sono chiaramente al di sotto di quelle che permettono un'interpretazione statistica e il margine di errore che rimane in questo tipo di indagine è maggiore dei risultati ottenuti. Le cifre presentate e gettate ai media e all'opinione pubblica non reggerebbero ad un sondaggio più approfondito».
Così si legge a pagina due del documento degli 8 accademici francesi. Che prosegue: «Lo spirito che prevale nell’analisi delle cause e nella formulazione delle raccomandazioni”, si legge a pagina 3, “appare a ’a-priori’ ideologico… difficile non vedere che dall’imparzialità sbandierata, la CIASE sia passata ad una ostilità verso la Chiesa”.
Il documento prosegue valutando aspetti teologici, esegetici ma anche analizzando il contesto filosofico e sociologico degli anni ‘60 e ‘70 e lo spirito della “rivoluzione sessuale” e gli appelli pubblici per la depenalizzazione della pedofilia (Foucault, De Beauvoir, Sartre, Althusser). La contestazione dell’analisi giuridica del Rapporto CIASE, demolisce definitivamente e mostra l’insensatezza di ogni richiesta di responsabilità civile e penale “collettiva” della Chiesa, dei Vescovi, dei confessori, così come azzera ogni fondatezza delle richieste di “risarcimento” con l’alienazione del patrimonio immobiliare della Chiesa francese.
Difficile non condividere le conclusioni del documento degli 8 accademici cattolici di Francia: «Un Rapporto CIASE che non è né coraggioso, né giustificabile, costruito con una metodologia superficiale e contraddittoria, gravi carenze teologiche, filosofiche e giuridiche e con raccomandazioni molto discutibili» (pg.14 e 15).
Al documento degli 8 accademici cattolici aveva reagito il Presidente del CIASE Jean-Marc Sauvé il 27 Novembre su “La Croix”, affermando sfacciatamente che «niente di quel documento degli accademici contraddice l’analisi del CIASE». La polemica è continuata e il 29 Novembre, mentre si rincorrevano le voci di dimissioni di alcuni componenti della Accademia cattolica di Francia, si è aperto il duello pubblico su “La Croix” tra il Presidente dei Vescovi francesi Éric de Moulins-Beaufort, che ha definito il Rapporto CIASE serio e il padre Jean-Robert Armogathe, uno degli otto firmatari che invece ha ribadito la necessità di desacralizzare il “debole” Rapporto CIASE ed averne «una lettura attenta, equa e critica».