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EDITORIALE

Contro l'eugenetica la pedagogia del dolore innocente

Rileggere un vecchio libretto di don Carlo Gnocchi sul dolore innocente fa capire l'abisso in cui siamo caduti con l'eutanasia applicata ai bambini. La sparizione del cristianesimo dalla mente e dal cuore delle persone apre strade di solitudine e di disperazione, fino all'abolizoone delle persone stesse.

Editoriali 20_09_2016
Don Carlo Gnocchi

È un libretto di poche pagine, stampato molti decenni fa con i caratteri eleganti de “La Scuola” Editrice. In seguito dovetti farne varie fotocopie, man mano che l’esperienza del ‘dolore innocente’ dei bimbi disorientava e scandalizzava i grandi. “Pedagogia del dolore innocente” era il titolo, e la sua prima edizione porta la data del 29 febbraio 1956, il giorno seguente la morte del suo autore, don Carlo Gnocchi. Ora me lo ritrovo tra mano in una nuova edizione dell’editrice San Paolo. La copertina riproduce una foto di don Gnocchi che abbraccia un bambino, mentre il breve testo dell’autore è accompagnato da due ‘riflessioni’, del cardinale Angelo Scola e del filosofo Salvatore Natoli. Rileggerlo oggi è ancora più sconvolgente, dopo che i giornali hanno riferito la notizia dell’eutanasia praticata in Belgio a un bambino. Tra la ‘Pedagogia del dolore innocente’ e il bambino eliminato con l’eutanasia, corre un abisso. Lo avverto con tutto il cuore e tutta la mente, anche senza riuscire a dettagliare tutti gli aspetti della vicenda.

Il senso dell’umano, così profondamente e intensamente descritto nel libretto di don Gnocchi, ma ancor più da lui vissuto nel rapporto dapprima con i mutilatini di guerra, vittime dei bombardamenti e della bombe tranello, e poi con i bambini colpiti dalla poliomelite, appare totalmente abolito dalla ‘orribile pietà’ con la quale viene presentata l’azione eutanasica. Ancor più è divelto alle radici il senso cristiano del dolore, la sua partecipazione al sacrificio redentore di Cristo, con il quale don Gnocchi ha alleviato la sofferenza innocente dei bambini, accompagnandoli con affetto fino alla croce di Gesù.

E’ ben vero che la sparizione del cristianesimo dalla mente e dal cuore delle persone apre strade di solitudine e di disperazione, fino a imboccare come unica soluzione l’abolizione – soffice e comunque violenta – delle persone. Il nulla come soluzione. Per non soffrire, uccidere i bambini. Allo stesso livello, con nuove contorsioni di pensiero e di scelte economiche, uccidere i vecchi. Più alla radice, togliere via l’incipit di vita del bambino concepito.

Ma la nostra, non era la civiltà delle soluzioni tutte possibili? La scienza, non avrebbe cancellato ogni malattia? La perfetta organizzazione statale, e le leggi assolutamente paritarie, non avrebbero eliminato ogni discriminazione, garantendo i diritti di ciascuno e un livello dignitoso di vita?

A questo punto ci domandiamo quali persone potranno continuare a vivere. Quale grado di perfezione, di salute, di benessere dovranno garantire a se stessi i nostri posteri – o forse già noi a noi stessi – per poter stare al mondo, o almeno per non essere guardati e trattati come parassiti della società.

Il mondo eugenetico si circonda di barriere protettive; le aziende che conservano i geni del futuro spazzeranno via gli uomini e le donne normali e indifesi. Una razza pura, una razza sana, una razza protetta vincerà.

Don Gnocchi, e una schiera senza fine di uomini, di cristiani e di santi, proseguiranno il cammino che giunge al Calvario e procede oltre il sepolcro fino alla vita nuova della risurrezione. E’ così forte la carità, così energica la speranza, così vera la fede, che la vita risorge ogni terzo giorno.