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PAOLO IL CALDO

Contro l'auto i soliti fumi (velenosi) degli ambientalisti

Era facile immaginare che la vicenda delle false certificazioni della Volkswagen avrebbe fornito ad ambientalisti di ogni genere l’occasione per schiamazzare e reclamare qualcosa; ed ora si chiede una stretta di vite sulle autorizzazioni connesse col settore dei trasporti. Ma è solo un pretesto.

Paolo il caldo 08_10_2015
Il caso Volkswagen ha riacceso le battaglie ambientaliste

Era facile immaginare che la vicenda delle false certificazioni della Volkswagen avrebbe fornito ad ambientalisti di ogni genere l’occasione per schiamazzare e reclamare qualcosa; ed ora si chiede una stretta di vite sulle autorizzazioni connesse col settore dei trasporti. Niente di nuovo, del resto: reclamare e pretendere per sé dichiarando di agire nell’interesse generale è la cosa nella quale riescono meglio. E così anche in questa vicenda, travisando il reale significato dei fatti, ambientalisti e cretini di vario genere hanno colto l’occasione di una pratica commerciale viziata, e di un approccio scorretto al rapporto tra produttori e utenti, per sparare le solite fesserie, che ripetono incessantemente nonostante l’evidenza dei dati, che altrettanto continuamente li smentisce.

Campo di battaglia, è evidente, è la qualità dell’aria: i dati relativi a questa matrice ambientale sono in crescente miglioramento, specie nelle grandi città, almeno dalla metà del secolo scorso; e migliorano per tutti i parametri più importanti, come gli ossidi di zolfo, gli ossidi dell’azoto e i composti del carbonio. Ciò deriva essenzialmente dalla diminuzione delle emissione dei veicoli, dal miglioramento dei carburanti e dalla progressiva applicazione di nuove, più stringenti, normative. Se vi interessano i numeri, potete trovare i più significativi nell’ottimo articolo di Francesco Ramella (clicca qui) pubblicato sulla Nuova Bussola il 25 settembre scorso. Che i veicoli immessi sul mercato, e sia pure in gran numero, da una casa costruttrice non rispettino i limiti di legge nulla o assai poco modifica di questo andamento, destinato a proseguire nel tempo e a svolgere effetti positivi di crescente importanza; nondimeno si sono sentite voci di professionisti della tutela dell’ambiente levarsi per protestare contro l’inquinamento che sarebbe stato determinato dalle emissioni fuori norma dei diesel tedeschi, reclamando misure repressive severissime.

È lo stesso tipo di atteggiamento caratterizza questi signori sui problemi della fame nel mondo: essi non cessano di proclamare crescenti difficoltà nel far fronte alle esigenze di sufficiente quantità di cibo delle popolazioni mondiali. Come per quanto riguarda la qualità dell’aria, dicono il falso, e lo dimostra il recente studio della Banca Mondiale, che aggiorna a meno del 10% per fine 2015 la previsione di popolazione mondiale che vive in condizioni di povertà estrema, cioè di difficoltà alimentare; a questi figuri risulta indigesto dover riconoscere che anche sotto questa angolatura la situazione del mondo è in costante miglioramento, e tanto sono pessimisti da aver convinto anche alcune delle massime istituzioni mondiali ad affiancarli nelle loro battaglie senza senso, originate dalla paura per il futuro e dall’ottusa incultura nella quale prosperano le convinzioni maltusiane. Che naturalmente si diffondono sfruttando l’egoistica grettezza di tutti coloro che vedono nel miglioramento delle condizioni di vita degli altri uomini un pericolo per il livello di vita raggiunto.

Non l’aria né il cibo, quindi, sono i problemi reali. Fermo restando che la Volkswagen (ma solo la VW?) si è resa colpevole di una grave truffa commerciale, della quale dovrà scontare le conseguenze, i veri nemici di coloro che sbraitano sono il capitalismo, la globalizzazione e il maggior (troppo?) peso della finanza sull’economia. Cioè, proprio le regole globali che hanno consentito e determinato lo stato di grande benessere e di ottima qualità della vita nel quale viviamo, mai neanche sfiorato quando la famiglia contadina sopravviveva a stento col prodotto del suo campicello, e la logica curtense impediva l’arioso sviluppo dei commerci, al quale sono strettamente collegate le conquiste di libertà e benessere senza precedenti delle quali oggi gode – quasi tutta intera – l’umanità. 

Giusta e sufficiente punizione sarà per VW e le aziende ad essa collegate il costo dei risarcimenti dovuti e la perdita di mercato che conseguirà alla vicenda. Sarà confermato così che anche nel settore automobilistico la correttezza è la miglior politica, e che un mercato libero e ben regolato è il contesto dal quale nasce ogni progresso umano.