Continua l’esodo dei venezuelani, ormai gli emigranti sono 2,5 milioni
Brasile e Perù predispongono misure per fronteggiare la marea di venezuelani in arrivo, il più massiccio evento migratorio mai verificatosi in America Latina
Il governo federale del Brasile il 28 agosto ha autorizzato le forze armate a presidiare lo stato del Roraima, in considerazione della situazione critica determinata dall’enorme afflusso di immigrati venezuelani. Esercito e Onu stimano che dal Venezuela arrivino ogni giorno da 600 a 700 persone, una parte delle quali in transito per raggiungere altri stati. Da gennaio a giugno 16.523 venezuelani hanno chiesto lo status di rifugiato. Le tensioni già presenti nei mesi scorsi si sono acuite di recente. Il 18 agosto una folla ha attaccato alcuni campi improvvisati, rifugio degli emigranti, bruciando e distruggendo ogni cosa per vendicare l’aggressione a un negoziante compiuta da quattro immigrati. Quel giorno stesso 1.200 venezuelani sono rientrati in patria. Si ritiene che ormai abbiano abbandonato il Venezuela 2,5 milioni di persone, alcune delle quali percorrono a piedi anche 3.000 chilometri per raggiungere la meta. Il 25 agosto in Perù è scattata una normativa in base alla quale i venezuelani potranno entrare nel paese solo se provvisti di passaporto. In tutti i paesi coinvolti nell’esodo la Chiesa cattolica è mobilitata per rispondere per quanto possibile alle necessità di base degli emigranti. A Pacaraima, una delle città del Brasile in cui si concentrano, gli emigranti ricevono come unico aiuto la colazione offerta dalla parrocchia di padre Jesus Boadilla, caffelatte e pane. Per molti è l’unico pasto della giornata. “I venezuelani che arrivano alla parrocchia – racconta padre Boadilla – non hanno proprio nulla, sono affamati e il 25% sono minorenni”.