Conte Bis, un governo per la restaurazione
Dalle prossime ore, l'Italia avrà un nuovo governo, con lo stesso premier (Giuseppe Conte), ma retto da una maggioranza completamente differente, la coalizione Pd-M5S. Considerando l'attaccamento al potere dei due partiti, potrebbe durare molto. Abbastanza da eleggere il prossimo presidente della Repubblica, che forse sarà Prodi.
I CATTOLICI NON GETTINO LA SPUGNA di P. Zola
L’Italia avrà nelle prossime ore un nuovo governo. Il Presidente del Consiglio sarà ancora Giuseppe Conte, ma la maggioranza sarà diversa. A sostenere il premier ci saranno il Pd e il Movimento Cinque Stelle, con la possibilità che anche i cespugli della sinistra facciano da stampelle all’occorrenza per blindare l’esecutivo.
Al termine della seconda e conclusiva giornata di consultazioni, il Presidente della Repubblica ha convocato per oggi il premier uscente per conferirgli l’incarico di formare il nuovo governo. Fa specie vedere Conte, fino a pochi giorni fa stretto nella morsa del duo Salvini-Di Maio, impegnato ora a rimanere a Palazzo Chigi con l’appoggio di un partito che ha sempre criticato il suo operato, cioè il Partito Democratico. Fa specie anche vedere Luigi Di Maio brindare all’intesa con il Pd dopo aver detto il peggio del peggio sui dem. Ma "è la politica, bellezza".
Ancora nessuno sa quali programmi porterà avanti questo governo, certamente di sinistra e poco aperto alle istanze dei ceti medi e alle ragioni delle imprese. Sarà aiutato dalle cancellerie europee e dalle lobby finanziarie internazionali, per cui è facile prevedere che lo spread continuerà a scendere, la Borsa salirà e apparentemente l’Italia sarà in ripresa. Bisognerà però capire in concreto quali saranno le scelte che l’esecutivo farà in materia di tasse, politiche del lavoro, scuola, famiglia, giustizia, Europa. L’incontro tra i due nuovi alleati di governo è avvenuto solo sui nomi e la composizione della lista dei ministri che, salvo qualche casella ancora incerta, appare pressoché definita. Non c’è stato il tempo né la volontà di scendere sul terreno programmatico, col rischio che emergessero già crepe e dissapori.
Esce sconfitto, almeno per il momento, Matteo Salvini, che ha rovesciato il tavolo governativo con la certezza di ottenere elezioni subito e ora si ritrova all’opposizione soltanto con Fratelli d’Italia. Perfino Forza Italia, che con il leader del Carroccio voleva da tempo togliersi qualche sassolino dalla scarpa, ha marcato la distanza dalla Lega e, pur ribadendo la sua preferenza per elezioni anticipate, ha ribadito la sua collocazione europeista e antipopulista, sconfessando di fatto l’operato del governo precedente e aprendo la strada a un'opposizione responsabile e non pregiudiziale. Difficile, quindi, che nasca in Parlamento un’opposizione compatta di centrodestra, anche perché Salvini non ha nessuna voglia di legare i suoi destini a quelli di un Cavaliere in caduta libera.
Stando alle dichiarazioni di Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, il Conte bis nasce come governo politico di legislatura. I numeri in Parlamento sono solidi e la smania di potere dei due partiti lascia prevedere che l’esecutivo possa durare a lungo. La posta in palio non è solo la gestione di incarichi ministeriali e nomine ma soprattutto l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, a inizio 2022. Si vocifera che l’accordo tra i due nuovi alleati di governo preveda anche un nome (Romano Prodi?) per il Quirinale. Ma manca talmente tanto tempo che qualsiasi intesa fatta ora potrebbe saltare. Intanto questo esecutivo sarà subito atteso al varco perché dovrà fare una manovra finanziaria equilibrata, rispettosa dei parametri di Bruxelles e in grado di disinnescare la mina dell’aumento dell’Iva.
Probabilmente, a parti rovesciate, si riproporrà lo schema del governo gialloverde, che intanto è durato 14 mesi, nonostante le lacerazioni continue tra Lega e Cinque Stelle, in quanto l’opposizione era inconsistente. Ora il nuovo esecutivo giallorosso potrà contare su un’opposizione numericamente non pericolosa e quindi, anche in caso di litigi e divisioni interne, la sua navigazione potrà proseguire senza scossoni. L’amara conclusione è che la “legislatura del cambiamento” si è trasformata in “legislatura della restaurazione”, con gli sconfitti tornati al potere con un’operazione di palazzo.