Consigli per una vera ecologia umana e cristiana
Credo veramente che possiamo parlare di un aureo libello. In poche pagine il libro Cattolicesimo, ecologia e ambiente di Dominique Rey, vescovo di Fréjus-Toulon, riassume e definisce, anche utilizzando un ampio numero di citazioni dogmatiche e pastorali, la posizione della Chiesa cattolica sulla questione ecologica.
Credo veramente che possiamo parlare di un aureo libello. In poche pagine il libro Cattolicesimo, ecologia e ambiente di Dominique Rey, vescovo di Fréjus-Toulon, riassume e definisce, anche utilizzando riferimenti corroborati da un ampio numero di citazioni da documenti dogmatici e pastorali, la posizione della Chiesa Cattolica riguardo alla questione ecologica. E non si tratta di un lavoro superfluo, neanche dopo l’enciclica Laudato si, che è chiaramente un documento pastorale. In effetti l’autore raccoglie e compendia il contenuto in materia della Dottrina sociale cristiana, così come vi è stato depositato in secoli di elaborazioni e dichiarazioni. Nessun documento pastorale ha forza sufficiente a modificare la dottrina sociale: il libro di monsignor Rey si trova, quindi, per natura sua, in piena consonanza con i principi e gli argomenti di fede ripresi dall’enciclica.
Fondamentale in argomento è l’affermazione dell’uomo come centro e fine dell’universo: non è una novità, visto che il primo documento cattolico di ecologia antropocentrica è il Cantico delle creature, l’inizio del quale ha dato il titolo all’enciclica; in quel testo san Francesco loda e ringrazia il Signore per il dono dell’acqua, motivando lode e ringraziamento innanzitutto in quanto “utile”, cioè strumento al servizio del benessere dell’uomo. Per quanto riguarda il rapporto dei soggetti creati tra di loro, l’autore ricorda che nella Genesi si riferisce che Dio crea, nella successione dei giorni, una netta distinzione tra i regni minerale, vegetale e animale, subordinandoli uno all’altro in progressione. Solo nel sesto giorno l’uomo compare, ricevendo un trattamento speciale; in nessuna circostanza potremo quindi considerare la natura o parte di essa più importante della persona umana.
Chi consideri l’uomo come un disturbatore, un parassita della natura del quale contenere il peso o addirittura da togliere di mezzo, si pone in contrasto con la Rivelazione, come notò il cardinal Ratzinger in un suo scritto del 1995. Da quella sciagurata affermazione discendono le linee di “pensiero” malthusiane ed eugenetiche che ne sono conseguenza diretta e necessaria; ma che sono anche inaccettabili non solo per motivi religiosi, ma anche per motivi semplicemente razionali, nonostante sano state adottate da importanti istituzioni internazionali. Monsignor Rey spiega chiaramente come l’unica ecologia sostenibile e cristianamente accettabile sia l’ecologia umana, cioè quella che nell’esaminare e studiare l’esistente tenga conto della somma importanza della vita di ogni uomo, in ogni Stato o situazione nella quale si trovi, dal concepimento alla morte naturale: esattamente quello che a suo tempo ci ha insegnato papa Benedetto XVI (Messaggio agli studenti, 2011).
Dell’ecologia umana, naturalmente, fanno parte in misura non esclusiva i doveri che incombono all’uomo nei confronti del Creato, che deve essere ricevuto come un dono di Dio, e nei confronti del quale occorre che l’uomo eserciti con amore e senso di responsabilità il compito di custode che lo stesso Creatore gli ha assegnato; ma questa custodia, estrinsecazione dell’amore per Dio, deve avere come primo e più importante oggetto l’uomo stesso. La custodia del Creato (cioè il comportamento veramente e correttamente ecologico) deve avvenire, infatti, nel rispetto della scala di valori stabilita dal diritto naturale; di modo che non è affatto ecologico anteporre alle esigenze materiali dei nostri fratelli uomini, creati a somiglianza di Dio e dotati di intelletto e di un’anima immortale, le esigenze, anche legittime, degli animali. Anche queste ultime ci chiamano all’intervento, ma col dovuto senso della gerarchia e delle priorità.
A proposito delle cause di ogni degrado della Terra, l’autore ci ricorda il profeta Osea (4,1-3): «Si giura, si mente, si uccide, si ruba, si commette adulterio, si fa strage e si versa sangue su sangue. Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue insieme con gli animali della Terra e con gli uccelli del cielo; perfino i pesci del mare periranno». La crisi del mondo materiale nasce dall’allontanarsi dell’uomo da Dio: la vera ecologia e la corretta cura del Creato hanno inizio con la vicinanza dell’uomo a Dio. Dice l’autore: «… una prima causa del surriscaldamento globale è un tipo di raffreddamento interiore dell’umanità».
Molti altri punti importanti l’autore tocca nella sua opera, e tutti andrebbero citati: ma il volume è breve, e credo che il miglior consiglio che si possa dare sia quello di leggerlo, rileggerlo e meditarlo. Se si volesse dire tutto in una recensione si rischierebbe di doverlo copiare integralmente.