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Decreto Conte

Congiunti e affetti gay

Nel decreto che entrerà in vigore il 4 maggio si dichiara che gli spostamenti saranno permessi per andare a trovare i propri "congiunti". Insorgono le realtà gay perchè si sentono escluse. Conte chiarisce.

Gender Watch 01_05_2020

Nell’art. 1 del nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri si dichiara che dal prossimo 4 maggio ci si potrà spostare anche per andare a trovare i propri congiunti.

La senatrice Pd Monica Cirinnà ed il capogruppo Andrea Marcucci, temendo che nel termine “congiunti”  fossero esclusi i membri delle coppie gay, unite civilmente oppure coppie di fatto, a tal proposito hanno fatto sapere quanto segue: «Auspichiamo che il governo intervenga con le Faq sull’ultimo dpcm sulla questione dei congiunti, come aveva annunciato la ministra De Micheli. A pochi giorni dall’entrata in vigore delle norme, è giusto che gli italiani sappiano chi possono incontrare dal 4 maggio. Non vogliamo entrare nella discussione lessicale del termine congiunti, crediamo che Conte debba valorizzare il senso civico degli italiani e la loro responsabilizzazione nel rispetto delle norme di sicurezza. Va dato adeguato riconoscimento a tutte le relazioni affettive significative della persona, indipendentemente dalla loro natura e stabilità».

Ancora più esplicite le Famiglie Arcobaleno: «Prevedere che si possano incontrare solo i congiunti significa non solo non voler guardare la realtà per quella che è, ovvero variopinta come lo sono le esperienze degli affetti, ma anche offendere la dignità di migliaia e migliaia di cittadine e cittadini legati da vincoli affettivi. E questo vale non solo per una coppia di fidanzati, di due persone anziane rimaste sole senza altri parenti, tanto per citare un paio di esempi, ma anche per tutte quelle famiglie omogenitoriali in cui solo uno dei due genitori è tale per legge. Impedire che l’altra mamma o l’altro papà, in caso in cui vivano in città diverse, per non dire addirittura in regioni diverse, non possa andare a trovare le proprie figlie o i propri figli è discriminatorio e fuori dalle tante realtà che compongono la sfera degli affetti di ogni singolo individuo. Altrettanto lo è proibire ad un nipote di andare a trovare i nonni, solo perché quei nonni non sono riconosciuti dalla legge, come accade purtroppo se è riconosciuto dallo Stato un solo genitore o addirittura in caso di adozione speciale dove i bambini non vedono riconosciuti legalmente i parenti del genitore adottivo. Ci uniamo con forza alle tante voci, giuristi, parlamentari o semplici cittadini, che già si sono sollevate per protestare contro questa limitazione inserita nell’ultimo decreto. Se, come conveniamo, la salute è un bene di tutte e tutti, e quindi comprendiamo la necessità di salvaguardarla limitando i contagi, altrettanto lo sono le libere scelte affettive delle persone».

A placare le polemiche è intervenuta una nota di Palazzo Chigi in cui si chiarisce che si potrà far visita a «parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili». Lo stesso Conte ha poi dichiarato che «si andranno a trovare persone con cui ci sono rapporti di parentela o stabili relazioni affettive». Quindi non solo congiunti.

Le “relazioni affettive” non sono una categoria giuridica, bensì sociale. Detto ciò, in tal categoria rientrano anche le coppie gay? Dovremmo dire proprio di sì perché la legge sulle Unioni civili le riconosce giuridicamente: se sono legittimate dalla legge vorrà dire che sono esistenti anche nel tessuto sociale. Inoltre se sarà possibile andare a trovare il fidanzato, figura che non ha riconoscimento giuridico, a maggior ragione sarà possibile recarsi dal compagno omosessuale, che ha trovato un suo riconoscimento giuridico.

In breve anche la presente emergenza aiuta, ahinoi, a consolidare nella coscienza collettiva il ruolo delle relazioni omosessuali.