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VECCHIA SINISTRA

Con la Schlein ritorna il collateralismo sindacati-Pd

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Con il nuovo segretario del Pd Elly Schlein, stanno già tornando i tempi del vecchio collateralismo fra il Pci e i sindacati. Il Pci non c'è più, ma il Pd replica lo stesso sistema. Con i sindacati che fanno da cinghia di trasmissione fra il partito e i lavoratori. Ma con sempre meno iscritti. 

Politica 05_05_2023
Cgil

Sembra di essere ritornati all’epoca del collateralismo sindacati-Partito comunista italiano, anche se il Pci è defunto da anni. Tuttavia, il Pd a guida Schlein sembra fortemente orientato a riproporre quello scenario, affiancando i sindacati confederali nelle proteste contro il Governo. Si tratta di prese di posizione chiaramente strumentali, figlie di un pregiudizio politico, ideologico e culturale che fa a pugni con il buon senso e con la reale portata dei provvedimenti presi dall’esecutivo in materia fiscale e di politiche del lavoro.

Il taglio delle tasse c’è stato davvero, i livelli di occupazione, stando agli indici più aggiornati, sono cresciuti negli ultimi mesi e dunque la ripresa c’è, ma i sindacati la negano e preferiscono fomentare le piazze, avvelenando il clima sociale. E il Pd, che in Parlamento ha numeri che non consentono minimamente di impensierire la maggioranza, non può far altro che offrire ai sindacati una sponda per fare opposizione fuori dai palazzi, sperando di riaggregare le anime disperse del suo elettorato che ormai vota da tempo in altre direzioni.

Domani alle 10,30 in piazza Maggiore, a Bologna si terrà la prima della tre manifestazioni indette da Cgil, Cisl, Uil con uno slogan che è tutto un programma: “Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti”. Si tratta di una mobilitazione organizzata unitariamente per ottenere un cambiamento delle politiche economiche, sociali e occupazionali, che proseguirà il 13 maggio a Milano e il 20 maggio a Napoli.

Domani sul palco bolognese si alterneranno gli interventi dei lavoratori, dei pensionati e dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pier Paolo Bombardieri. Diranno cose trite e ritrite, cioè che il governo penalizza i lavoratori, fa crescere il precariato, fa pagare le tasse ai poveri e non ai ricchi. Ritornelli che evidentemente non hanno giovato nelle urne ai partiti di sinistra, visto che gli operai oggi votano Meloni e centrodestra, come hanno svelato alcuni attendibili studi sulle intenzioni di voto delle diverse fasce di popolazione.

La Schlein domani a Bologna ci sarà, mentre il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte ha fatto sapere che non parteciperà e organizzerà una manifestazione alternativa. Probabilmente perché non vuole appiattirsi sul fronte sindacale e ideologico e diventare subalterno ad esso. Dunque il collateralismo Pd-sindacati confederali è tornato. Rispetto, però, ai tempi del Pci, c’è il piccolissimo particolare che oggi i sindacati rappresentano sempre meno i lavoratori mentre i dem hanno una base elettorale e una struttura organizzativa estremamente ridotta rispetto agli anni settanta e ottanta.

La profonda trasformazione del mercato del lavoro ha prodotto la nascita di nuove professioni e il proliferare di contratti più flessibili che non passano attraverso i patti collettivi di lavoro e quindi l’intermediazione sindacale. L’emorragia di iscritti al sindacato ha dunque una spiegazione molto legata all’evoluzione che la rappresentanza dei lavoratori ha subìto. Oggi sono richieste tutele diverse da quelle che storicamente Cgil, Cisl e Uil avevano assicurato.

Le parole pronunciate dal segretario della Cgil, Maurizio Landini e quelle del segretario Pd, Elly Schlein sembrano sovrapporsi. Le organizzazioni sindacali in qualche modo stanno tornando ad essere la cinghia di trasmissione tra i partiti politici e il mondo del lavoro, ma con una consistenza numerica molto inferiore a 40 anni fa. Il Pd rimane il partito di riferimento degli iscritti alla Cgil, ma i voti raccolti dai dem e le tessere al sindacato “rosso” sono decisamente di meno rispetto a quell’epoca.

Tuttavia, esattamente come in quell’epoca, quando il Pci agitava le piazze e usava altri strumenti per fare opposizione al pentapartito, dalla leva giudiziaria a quella mediatica, oggi la sinistra rinuncia a fare opposizione nei Palazzi e nelle istituzioni, essendo irrilevante numericamente a seguito della forte contrazione di consensi, e prova a ripartire dal mondo operaio, dai lavoratori, dei quali però non riesce più a interpretare le istanze e i bisogni. Esattamente lo stesso problema che hanno i sindacati. In questo senso, dunque, si potrebbe dire, come magra consolazione per loro, mal comune mezzo gaudio.

Il recente congresso della Cgil ha riconfermato l’impronta estremamente politica di quel sindacato, più impegnato a sostituire il Pd nell’opposizione all’esecutivo che non a svolgere il suo ruolo di rappresentanza degli interessi dei lavoratori. Il nuovo collateralismo Schlein-Landini è l’incontro tra due debolezze. Il Pd rincorre il sindacato rosso nel tentativo di rilanciarsi; la Cgil sfrutta la sponda politica per avere uno stabile interlocutore istituzionale. Ma il mondo del lavoro chiede altro e dunque il tentativo di alleanza tra Pd e Cgil non riuscirà mai a diventare in alcun modo un’alternativa di governo.