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GILBERTO ZAPPITELLO

Comunismo, quegli "errori della Russia" che fanno proseliti

Il maggio del 2018 si conclude con una serie di celebrazioni del comunismo: il bicentenario di Marx e il 50mo anniversario del '68. La memoria è ancora molto condizionata dall'ideologia. Perché è una "fede", come ci spiega Gilberto Zappitello, autore di La fede nel comunismo.

Cultura 20_05_2018
Lenin, statua sovietica in Bielorussia

Il maggio del 2018 si conclude con una serie di celebrazioni del comunismo: il bicentenario di Marx e il 50mo anniversario del '68. La memoria è ancora molto condizionata dall'ideologia, tanto da eclissare, giusto per fare un esempio, un altro cinquantesimo anniversario, quello della primavera di Praga. Cioè la grande sollevazione, culturale più ancora che politica, contro il regime comunista cecoslovacco. Il comunismo, insomma, pur se storicamente sconfitto, mantiene ancora la sua egemonia nella memoria storica.

Come abbiamo già visto con Kishore Jayabalan, direttore dell'Istituto Acton, il comunismo è ancora un potente "oppio degli intellettuali", che piace anche ai cristiani. E come abbiamo ricordato, con il filosofo Dario Antiseri, il pensiero di Marx ha sempre preteso di essere una scienza, anche se si è rivelato una "crudele metafisica". Oggi La Nuova Bussola Quotidiana incontra Gilberto Zappitello, autore di La fede nel comunismo (Itaca, 2013), uno studio sulle origini della più potente ideologia del Novecento e della sua matrice "religiosa". Benché ateo e materialista, il comunismo ha infatti molto più in comune con una fede irrazionale e fanatica.

Professor Zappitello, quando Lei parla di “fede” nel comunismo. Si può dunque parlare di un vero e proprio culto, anche se si è sempre definito come basato su una “scienza”?

Sul comunismo come religione (laica) c’è una letteratura molto vasta. Di elementi propri di una religione nella storia del comunismo ce ne sono tanti. Le ricordo il “culto della personalità”, chiave di lettura usata da Kruscev per interpretare il fenomeno dello stalinismo, e  i pellegrinaggi alla tomba di Lenin per rendere omaggio alla sua salma, imbalsamata come quella degli antichi faraoni. Si calcola che almeno 100 milioni di persone hanno partecipato a questi pellegrinaggi.  Di comunismo come scienza non se ne parla più da tanto tempo.

Lei definisce lo Stato sovietico come uno Stato confessionale ateo. Il marxismo è stato anche definito una "anti-Chiesa", una chiesa direttamente alternativa  al Cristianesimo. Quali sono le caratteristiche di questa Chiesa e in che senso intendono colpire direttamente la Chiesa di Cristo?

Il comunismo ha realizzato una catena di Stati confessionali che non ha uguali nella storia, arrivando a oltre il 50 per cento della popolazione mondiale. Stati confessionali perché il comunismo, nella forma marxista-leninista, era dottrina di Stato e perché hanno avuto come caratteristica la persecuzione del cristianesimo. Si tratta della più grande persecuzione religiosa della storia. Nella RSFSR e poi in URSS solo i religiosi della Chiesa ortodossa russa che furono uccisi nel corso di tre grandi ondate persecutorie  furono circa 200 mila, ma si cercava di nascondere la persecuzione con motivazioni di tipo dottrinale e politico come “lotta alla controrivoluzione”, “lotta contro i reazionari”  e similari. In questo modo si ottenevano due vantaggi: la persecuzione non era esplicitamente ammessa e poi si eliminavano i peggiori nemici della nuova fede; fede nell’Uomo e nel comunismo nel senso di Feuerbach, di Marx,  di Engels, di Lenin e di Stalin. Una componente fondamentale di questa fede era l’immanentizzazione della trascendenza. Eric Voegelin parla di ri-divinizzazione del potere e di  “immanentizzazione dell’eschaton”.

C’è un’eredità diretta con le eresie cristiane dei secoli e millenni passati?

Questa tesi, molto importante, viene sostenuta da Norman Cohn, Jacob Talmon, Igor Safarevic e da altri. Lo stesso Engels studiò le sette ereticali del periodo della Riforma. Questi autori ritengono che perché questi fenomeni si formino e riescano ad emergere sia necessaria una serie di concause come una grave e profonda crisi sociale e un clima apocalittico.

In che modo il pensiero marxista è entrato nella Chiesa cattolica?

Quando Marx nella Critica del programma di Gotha volle dare una definizione della futura società comunista usò una frase tratta dagli Atti degli Apostoli.  La somiglianza fra comunismo e cristianesimo però è solo apparente.  In realtà nel comunismo è presente la sfida: realizzare un mondo migliore in nome dell’Uomo-dio combattendo contro i seguaci di Dio e del Dio-uomo; cioè contro il cristianesimo. Quindi vi sono nel comunismo elementi cristiani insieme ad elementi illuministi; il tutto all’interno della dialettica marxista, la quale è profondamente anticristiana (il progresso attraverso la lotta e la violenza). Per Feuerbach, Marx ed Engels l’Uomo e Dio sono inconciliabili: “Ciò che è dato al cielo è tolto alla terra”.

Anche nel comunismo esiste un’idea dell’Apocalisse, o comunque della fine dei tempi (fine della storia). E c’è anche l’equivalente del Giudizio?

Nei Manoscritti economico-filosofici del ’44 Marx parla del comunismo come la piena realizzazione dell’umano e il compimento della storia; o anche la fine della preistoria e l’inizio della storia. Engels a sua volta parla del comunismo come passaggio dal regno della necessità al regno della libertà. Il comunismo quindi costituisce nello stesso tempo l’inizio e la fine dei tempi.

A Fatima la Madonna mise in guardia dagli “errori della Russia” che si sarebbero “diffusi in tutto il mondo”. Questi errori sono ancora fra noi?

Credo che la cultura dominante sia ancora molto lontano dal comprendere l’importanza della storia del comunismo; che cosa esso ci insegna sulla modernità e, ancora di più, su ciò che sta nel profondo dell’uomo e che si manifesta nelle situazioni estreme; estreme come quelle realizzate dai comunisti al potere. Questo è apparso evidente anche nel modo in cui (non) si è parlato della Rivoluzione russa nell’anno del suo anniversario (2017). Per adesso quindi siamo ancora nella fase dell’oblio, delle mezze verità e delle censure.  Per capire la storia del comunismo bisogna almeno superare la cultura dell’antifascismo e quella del Sessantotto. Probabilmente ci vorranno generazioni.  Personalmente sono convinto che la storia del comunismo riveli la verità del cristianesimo sull’uomo; il male che c’è in lui, ma anche il suo desiderio di salvezza e di redenzione.