Come l’ideologia pretende di sostituire la politica
L’ideologia vuole abusivamente prendere possesso del tutto, perciò tende a scalzare e sostituire anche la politica. Di ideologie della modernità si parla alla Scuola di Dottrina sociale della Chiesa iniziata il 13 ottobre ad Annicco. Otto gli incontri mensili.
Domenica scorsa, 13 ottobre, è iniziata ad Annicco, in provincia di Cremona, la Scuola di Dottrina sociale della Chiesa della Lombardia. Il tema degli otto incontri mensili è quello delle ideologie della modernità. L’argomento è di grande interesse perché le ideologie cambiano di modalità di manifestazione rispetto al passato e sono oggi perfino accolte dentro la Chiesa. Ma cos’è una ideologia? Molti studiosi la definiscono come una posizione di parte che pretende di valere per il tutto. A titolo di esempio, così si era espresso il filosofo della politica e del diritto Francesco Gentile nel suo libro Intelligenza politica e ragion di Stato (Giuffrè, 1983), diventato un classico: «La parte, che si scarta dal tutto, per liberarsi dal condizionamento di questo, deve essa stessa affermarsi come tutto. È il caso dell’ideologia». L’ideologia si ritiene convenzionalmente autosufficiente e per ciò stesso «generalmente valida e assolutamente vera».
Ora, è proprio qui che l’ideologia pretende di sostituire la politica, trasfigurandola. La politica, infatti, richiede uno sguardo sul tutto. Se quindi l’ideologia vuole abusivamente prendere possesso del tutto, tende inevitabilmente a scalzarla e a sostituirla. Ma da cosa risulta che la politica richiede uno sguardo sul tutto? Aristotele diceva che il livello della comunità politica è in grado di rispondere a tutte le esigenze umane, mentre altri livelli dal raggio più circoscritto, come la famiglia o il villaggio, non ci riescono. La dimensione politica riguarda quindi il tutto della vita comunitaria. Platone paragonava l’arte del politico alla pittura di un quadro o alla tessitura. In ambedue i casi ci vuole l’attenzione alle singole parti, per dare ad ognuna di esse il proprio colore o per considerare i singoli fili dell’ordito, ma poi serve anche la visione del quadro e della trama come un tutto. Platone dice esplicitamente che la politica non serve a dare la felicità solo ad alcune classi che compongono la comunità politica ma tende a rendere felice l’insieme. Anche Maritain dice della politica che il suo «compito specifico è occuparsi degli affari del tutto».
Sta qui il nesso tra la politica e la filosofia, dato che anche questa si occupa del tutto, anzi di un tutto più ampio di quello di cui si occupa la politica. Per questo Socrate diceva di essere lui il vero politico. E sta qui anche il nesso tra la politica e la religione vera, la quale pure si occupa del tutto, a sua volta di un tutto superiore anche a quello della filosofia. L’ideologia, d’un colpo solo, annulla così sia la politica che la filosofia che la religione.
Stefano Fontana