Come la principessa Sissi può rendere lo studio interessante
Che legame c’è tra studio e interesse? Quando una persona si appassiona nell’apprendere? E come rendere davvero proficui i viaggi d’istruzione? Un argomento è interessante perché ci sei tu, con la tua umanità, le tue domande, la tua vita, i tuoi sogni e aspettative. Perciò può aiutare anche la principessa Sissi…
Può davvero accadere che lo studio divenga bello e interessante? O, in altre parole, quando accade che una persona sia protagonista del processo di apprendimento e che si appassioni? Per rispondere dobbiamo partire dall’esperienza che viviamo, nell’avventura educativa con gli studenti o con i figli.
Il primo esempio che adduco è quello che definirei della principessa Sissi. Alcuni anni fa con la famiglia ho progettato un viaggio in Europa per le vacanze. Le mie figlie erano ancora piccole: il tour comprendeva alcune città dell’Austria e dell’Ungheria, da Salisburgo a Budapest, sui luoghi della principessa Sissi. Decidemmo, allora, nei mesi precedenti alla partenza, di far loro conoscere la storia di Sissi attraverso la visione dell’intera trilogia cinematografica con Romy Schneider.
La sorpresa fu grande, perché già dal primo giorno le bambine erano entusiaste di andare a visitare luoghi che avevano già visto nella trilogia o che erano stati teatro della vita della principessa. La chiave di accesso alla visita di due Stati così belli non era stata la presentazione della bellezza paesaggistica o del patrimonio artistico-culturale. La chiave era, invece, quella che apriva lo scrigno del cuore di due bimbe, un cuore animato dai sogni di principesse e di regine, di castelli e di mondi incantati.
Due Stati si erano illuminati ai loro occhi, tanto che erano loro, in prima persona, a voler conoscere i luoghi della principessa. L’Austria e l’Ungheria interessavano perché c’entravano con loro. Il viaggio diventava, così, l’occasione di aprire una finestra su una realtà che riguardava la loro vita o che c’entrava con quanto loro sognavano nei loro giochi.
Quest’estate, trascorsi alcuni anni, abbiamo progettato di tornare su quei luoghi con qualche variante del tour. Mia figlia maggiore ha non solo proposto luoghi d’interesse da aggiungere al viaggio, ma ha addirittura realizzato un piccolo libretto di presentazione dell’itinerario giorno per giorno. Obiettivo impensabile se fosse stato comandato in altri modi o suggerito attraverso discorsi teorici sulla bellezza di quei Paesi.
Considero questo esempio estremamente significativo. Quando in questi anni io e mia moglie abbiamo programmato vacanze itineranti, abbiamo sempre cercato la chiave di accesso al cuore delle figlie che partecipavano a quell’avventura: nella visita alla valle della Loira il castello d’Ussé aveva ispirato a Perrault la storia della bella addormentata nel bosco oppure, in viaggio per l’Umbria, Spoleto era il cuore della vacanza perché teatro di don Matteo.
L’esempio della principessa Sissi è emblematico dello studio. Un argomento è interessante perché ci sei tu, con la tua umanità, con le tue domande, con la tua vita, con i tuoi sogni e le aspettative. Nel contempo, qualcosa diventa interessante se tu puoi dire: «io c’entro» ovvero ci sono, partecipo, sono coinvolto nel cammino e nel processo di apprendimento tanto che ne prendo parte attiva.
Pensiamo come possa diventare interessante lo studio del latino per uno studente che sia appassionato di assedi, di strategie militari, eccetera, e allora l’apertura di una finestra su quella realtà diventa l’accesso all’affascinante mondo della cultura romana (sulle diverse discipline e sul senso di studiare il latino, l’italiano, la storia ci soffermeremo, però, in puntate dedicate in maniera specifica a ciascuna materia).
Pensiamo a come possa diventare diversa la prospettiva del viaggio d’istruzione se la proposta della meta è davvero commisurata e studiata in relazione alle classi cui è destinata. Il progetto sarà pensato, preparato e presentato durante l’anno ai ragazzi cosicché arrivino pronti.
I viaggi d’istruzione (a Venezia, a Ravenna, a Urbino, nelle Crete senesi, a Firenze, ecc.) dovrebbero coinvolgere gli studenti nella scoperta dei luoghi dal punto di vista gastronomico oltre che culturale. Prima della partenza i ragazzi dovrebbero essere incuriositi dalle specialità locali che mangeranno. Se manca questa fase introduttiva di coinvolgimento degli studenti, è difficile che essi mangino cibi del posto, perché preferiscono recarsi nelle catene di ristorazione che vanno più di moda. In questo modo, invece, i ragazzi, sentendosi compartecipi nella scelta, s’educano anche nel campo culinario.
Analogo discorso vale per l’arte e la storia del luogo. Nei mesi precedenti il viaggio, bisogna introdurre gradualmente la classe ai monumenti, alle chiese, ai musei e ai luoghi di maggior interesse suscitando il desiderio e la ricerca. I ragazzi coinvolti negli approfondimenti li hanno, poi, esposti durante i giorni di permanenza (ci soffermeremo sul viaggio d’istruzione in una puntata a sé più avanti nel percorso).
Proviamo allora a capire meglio la relazione tra lo studio e l’interesse. Partiamo dal significato delle due parole. Ogni parola nasconde sempre una storia, racconta delle ragioni, spiega la vita.
«Studio» (dal termine latino studium) indica la passione, lo zelo, l’applicazione. Il termine «interesse» (dal verbo latino intersum, ovvero «sono in mezzo», «partecipo», che nella forma impersonale interest significa «interessa») indica che la mia persona partecipa, interviene, c’entra con l’attività che sta svolgendo.
L’etimo della parola «interesse» sfata uno dei luoghi comuni della scuola e dello studio, cioè il fatto che l’interesse nasca prima dello studio (fatto talvolta vero). Nella maggior parte dei casi la passione o l’interesse scaturisce da una partecipazione, da un coinvolgimento, dal fatto che io mi metto in mezzo, c’entro. Per motivare davvero un giovane allo studio, come a qualsiasi altra attività, si deve destare in lui una passione, occorre motivarlo a un «interesse» presente. Il ragazzo deve, cioè, poter verificare come quanto sta affrontando c’entri con la propria persona. Altrimenti lo sforzo che si compie per indurlo ad applicarsi sarà, quasi sempre, poco proficuo.
La prossima settimana proseguiremo nella risposta alle due domande da cui è partito il percorso odierno: lo studio può davvero essere bello e interessante? Quando una persona diventa protagonista del processo di apprendimento e si appassiona?