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MIGRANTI

Ci vuole una Conferenza internazionale

Il Consiglio Europeo convocato su richiesta dell'Italia ha di fatto sancito la mancanza di volontà da parte della UE di affrontare seriamente il problema dei migranti nel Mediterraneo. L'unica cosa possibile è chiedere in sede ONU la convocazione di una conferenza che coinvolga paesi di partenza e di arrivo, sul modello di quanto già avvenuto negli anni '70 per i boat-people vietnamiti.

Cronaca 24_04_2015
Consiglio europeo

Consiglio europeo

Il raddoppio dei fondi e altre navi schierate nel Mediterraneo nel quadro del programma Triton, ma senza mutarne la natura di strumento di “difesa dei confini dell’Unione”; l’impegno a distruggere i barconi e i gommoni di cui i passatori si servono per trasportare i migranti verso la Sicilia, ma senza dire chiaro come farlo; nessun impegno ad accogliere sul proprio territorio le persone messe in salvo. Al riguardo il premier britannico Cameron, dopo aver dichiarato che il suo Paese impegnerà nel programma Triton  anche una porta-elicotteri ha però aggiunto perentoriamente che i migranti messi in salvo dalle sue navi verranno portati nel Paese europeo più vicino, “ossia l’Italia”.  

Può darsi che la presenza di un maggior numero di unità militari nelle acque del Canale di Sicilia complichi un po’ la vita dei trafficanti che organizzano il passaggio dei migranti dalla Libia verso l’Italia, ma a parte questa benevola ipotesi nella sostanza Renzi è uscito con un bel pugno di mosche dalla sessione straordinaria del Consiglio Europeo convocata ieri a Bruxelles su richiesta italiana  per affrontare il problema. 

Non c’è evidentemente in sede europea alcuna volontà politica di affrontare la questione nel suo complesso, o forse anche semplicemente alcuna buona volontà. Non c’è bisogno di essere dei grandi esperti e nemmeno delle menti particolarmente acute per capire che la Libia è soltanto la penultima tappa di itinerari che attraversano  vari Paesi; e che i barconi, i gommoni e gli altri natanti di cui i passatori si servono per il loro traffico di migranti disperati non vengono prodotti in Libia, che di suo non produce quasi nulla se non idrocarburi, ma vi giungono dall’estero, per lo più dall’Europa.

Quando nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso si verificò un fenomeno analogo, l’esodo dal Vietnam dei cosiddetti “boat-people” in fuga via mare dal loro Paese verso la Thailandia e la Malesia, l’Onu convocò a Ginevra una conferenza internazionale con la partecipazione di tutti gli Stati coinvolti  nel corso della quale la questione venne affrontata in tutti i suoi aspetti. Fummo tra gli inviati che ne seguirono i lavori: ne siamo perciò testimoni diretti.  

Perché non  prendere adesso un’analoga iniziativa? La catena criminale che porta i migranti dalla Somalia, dall’Eritrea, dalla Siria e anche da Paesi ben più lontani fino alle coste della Libia va spezzata in vari punti e sin dai suoi primi anelli. Intervenire come finora si è fatto soltanto sull’ultimo anello, quello del passaggio via mare, è senza senso; anzi, è un atto di colpevole leggerezza poiché di fatto stimola un esodo che, per le condizioni in cui avviene,  non può che costare la vita a molti.  

Ciò fermo restando, ancora più irresponsabile è l’idea circolata negli ultimi giorni di risolvere il problema liberalizzando l’afflusso di questi migranti irregolari in cambio di una semplice tassa d’ingresso;  e poi procedere a filtrarli dopo il loro arrivo sul nostro territorio. 

In prima battuta occorre piuttosto bloccare il commercio dall’Europa dei natanti di cui i passatori si servono, e provvedere con incursioni alla distruzione sul posto di quelli già in loro possesso. A suo tempo nostre unità speciali lo fecero con ottimi risultati con i gommoni  dei passatori albanesi di Valona e di altri porti limitrofi.

Occorre poi fare una vigorosa pressione perché l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati si impegni a una presenza con scorta armata sulle coste libiche. Tutto questo nell’immediato. Al di là dell’intervento d’urgenza ribadiamo che la soluzione va cercata a nostro avviso con una conferenza internazionale sotto l’égida dell’Onu preparata con cura e in tempi brevi. Invece che fare la spola tra Roma e Bruxelles con i magri risultati che si vedono, non sarebbe forse meglio che Renzi chiedesse all’Onu  la convocazione di una conferenza del genere, e la Farnesina si mobilitasse di conseguenza?