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LA LEZIONE DI CAFFARRA

Ci ha insegnato cosa vuol dire "stare con il Papa"

«È mai possibile che a nessuno più stia a cuore la Verità?». Queste parole accorate pronunciate dal cardinale Caffarra pochi mesi prima di morire, sono più che mai attuali per porsi davanti alla gravissima crisi che la Chiesa sta vivendo.

Editoriali 06_09_2018

«È mai possibile che a nessuno più stia a cuore la Verità?». Mi sembra ancora di vederlo davanti a me il cardinale Carlo Caffarra, pochi mesi prima di morire, profondamente addolorato per quanto stava avvenendo nella Chiesa, per «quella confusione che solo un cieco non vedrebbe». Non una resa, ma il non darsi pace per l’ignavia di tanti suoi confratelli che, di fronte al disorientamento dei fedeli, preferivano la tranquillità dell’ecclesialmente corretto piuttosto che rischiare qualcosa per la Verità. Allora il tema era quello legato ai Dubia, in cui – insieme ai cardinale Brandmuller, Meisner e Burke – Caffarra chiedeva al Papa di fare chiarezza su alcuni punti dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia che stavano favorendo scelte pastorali contrarie alla dottrina.

La cosa che lo rattristava nel profondo è quando alcuni uomini di Chiesa, e soprattutto certi vaticanisti, lo etichettavano come “nemico” del Papa o “ostile” al Papa. Proprio lui che avrebbe dato la vita per il Papa, e in fondo l’ha data perché il suo cuore non ha retto davanti al dolore per quanto accadeva e alle umiliazioni subite. «Ma è dovere dei cardinali anche avvertire il Papa quando sbaglia», diceva. E in effetti anche questo è difendere il Papa, il suo ufficio petrino. Esattamente come fece San Paolo con San Pietro: opponendosi sulla questione dei costumi giudaici che Pietro voleva imporre ai pagani, lo aiutò nel suo ministero di capo degli apostoli. Lo difese.

Il Signore ha risparmiato al cardinale Caffarra altri, più profondi, dolori che la crisi attuale gli avrebbe sicuramente inflitto. Ma sono certo che l’ex arcivescovo di Bologna riproporrebbe oggi, allo stesso modo, davanti alla crisi attuale quella sua domanda: «È mai possibile che a nessuno più stia a cuore la Verità?». Dove la Verità non sta semplicemente per “ricostruzione esatta dei fatti”, ma per ciò che Cristo ha rivelato agli uomini e consegnato alla Chiesa per custodirlo. È la verità sull’uomo, sulla sua Creazione e sul suo destino; e sulla salvezza proposta a ognuno di noi.  È questo che oggi è in discussione: non semplicemente una corruzione morale, già gravissima di per sé, ma il sovvertimento di quanto Dio ci ha rivelato in Cristo. Ciò non toglie che l’affermazione della verità sull’uomo deve necessariamente fare i conti anche con la realtà del male, lo deve riconoscere, lo deve giudicare, lo deve allontanare. Esattamente come avviene per ogni fedele nel Sacramento della Riconciliazione. Il Papa, i cardinali, i vescovi: nessuno può chiamarsi fuori.

La gravità dei fatti emersi non può essere cancellata con formali dichiarazioni di sostegno al Papa. Cercare di ridurre la questione Viganò a una cospirazione  tradizionalista contro papa Francesco, fa solo il gioco di chi vuole coprire la rete di complicità e sostegno a chi in questi decenni ha compiuto abusi sessuali di ogni genere; così come il continuare a condannare la pedofilia quando il problema vero è l’omosessualità diffusa nel clero, con una lobby gay che ha ormai una posizione dominante nella Chiesa.

Ogni cattolico ha il diritto e il dovere di opporsi a questa deriva. Sparare a zero, infangare con ogni tipo di calunnia monsignor Viganò evitando di affrontare le questioni serie e vere poste dal suo memoriale, non significa “stare con il Papa” o fare il bene della Chiesa. Significa invece coprire un tumore che in questo modo non può fare altro che crescere. Avere a cuore il Papa, e soprattutto il Papato, richiede invece un richiamo forte alla Verità per raddrizzare la barca prima che lo scandalo travolga tutto e tutti.