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LA STORIA

Christina, la vita vince grazie alla compagnia di cattolici

Una ragazza, malgrado le minacce del fidanzato, trova la forza di evitare l'aborto grazie all'incoraggiamento di un noto scrittore cattolico e al ritrovato rapporto con suo padre. Una scelta per la vita che la porta anche alla conversione al cattolicesimo. Una rinascita a nuova vita, quella vera in Gesù Cristo presente tra noi. Nella Giornata per la Vita una storia esemplare dagli Stati Uniti.

Vita e bioetica 05_02_2017
Scelta per la vita

Ci sono momenti della vita in cui l’oppressione di un cielo tetro è così pervasiva da uccidere la speranza di rivedere il sole. Eppure sono quelli i frangenti che, se accolti con fede (“ci sono più cose in cielo e in terra Orazio di quante ne sogni la tua filosofia”, diceva l’Amleto), possono rendere l’alba che verrà ancora più luminosa di un tempo, un anticipo certo della luce eterna. Quella che Christina ha incontrato accettando una vita sbocciata dentro un errore e in un contesto di iniziale solitudine e violenza. La giovane 22enne ha raccontato a lifesitenews.com la sua morte e rinascita nel 44 anniversario della nefasta sentenza della Corte Suprema che legalizzò l’aborto in America, contagiando poi tutto l’Occidente.

Christina, rimasta incinta nel 2014, inizialmente pensa di abortire, perché pur essendo cresciuta in una famiglia pro life cristiana, non conosce possibilità di riscatto da un giudizio impietoso. La chiesa e persino l’università protestante che frequenta, non solo biasimano giustamente i rapporti prematrimoniali, ma arrivavano perfino a condannare il peccatore. Secondo il moralismo di tante sette protestanti per cui, non ammettendo la possibilità di una salvezza presente, ma solo della predestinazione, il peccato è un’onta insuperabile.

A questo macigno si aggiunge il terrore di parlare ai genitori della gravidanza e la violenza psicologica del padre del bambino, che pur di non essere espulso dall’università rifiuta le responsabilità dell’atto commesso: prima minacciando la fidanzata e poi chiedendole di abortire. Sapendo bene che si tratta di un errore, Christina però non vede altra soluzione. Finché, in cuor suo ancora tormentata, cerca e trova un appiglio, uno squarcio che poi diventerà la luce di una vita nuova e migliore anche di quando tutto sembrava procedere per il meglio. 

Setacciando la rete la giovane trova infatti l’indirizzo di un noto cattolico americano, Michael Hichborn, scrittore e presidente del Lepanto Institute di apologetica. Hichborn le risponde immediatamente incoraggiandola a cambiare prospettiva, passando dalla sua a quella di suo figlio che dipende totalmente da lei e spiegandole che ora è l’unica a poter decidere del piccolo e di se stessa. Infine, la convince a parlare con la famiglia promettendole preghiere unite a quelle di sua moglie e dei suoi figli. Trovato il conforto necessario, inizialmente senza comunicare nulla al college e al fidanzato (“se lo avesse saputo avrebbe fatto di tutto per fermami") la ragazza torna a casa.

Come previsto lo sgomento è grande. D’altra parte persino Christina, convinta che il sesso sia lecito solo all’interno del matrimonio, è “la persona più scioccata sulla faccia della terra. Non avrei mai pensato che sarebbe potuto accadere a me”. Ma, sorprendentemente per lei, a sentirsi umiliata è la madre, mentre il padre soffre unicamente all’idea che Christina abbia pensato all’aborto e che non gli abbia subito chiesto aiuto. Se con la madre il rapporto si sfalda, quello con papà fiorisce, spingendola a lavorare con lui nel periodo della gravidanza. E’ lì che Christina si accorge della grandezza del padre che, pur protestante, si apre cercando un confronto serio con un suo dipendente, un cattolico di nome Joseph: “Stentavo a credere che lui (membro di una setta molto rigida) si lasciasse praticamente catechizzare da un cattolico”. I due diventano molto amici e anche con Christina il rapporto si stringe fino al fidanzamento.

Nello stesso periodo la madre, vergognandosi sempre di più della gravidanza della figlia, le chiede di smettere di frequentare la chiesa. Scoprendolo Hichborn, ormai amico della giovane, la sprona a non smettere di rimanere vicina a Dio e le invia un discorso dell’arcivescovo venerabile Fulton Sheen. Ascoltandolo parlare anche del catechismo cattolico, Christina si incuriosisce e vuole saperne di più. Specialmente sul fatto che Cristo è realmente presente con il suo corpo, sangue, anima e divinità nel pane e nel vino (per i protestanti solo simboli di Cristo) consacrati dal sacerdote durante la Messa.

Sempre più desiderosa di verità, decide di provare a partecipare a una Messa cattolica: “Quando sono entrata ho subito sentito che era diverso. Che c’era qualcosa di santo e sacro, una presenza potente che non avevo mai percepito nella mia chiesa”. Se davvero i cattolici hanno ragione, pensa, mi sto perdendo una cosa straordinaria, “la presenza viva di Dio”.  Perciò decide di tornare una seconda volta in chiesa e poi ancora. E più prosegue, più capisce che è vero: “Nei giorni duri quando era difficile affrontare la giornata e vedere una prospettiva, mettendomi davanti all’Eucarestia, specialmente durante l’Adorazione, venivo aiutata a superare la difficoltà. Mi dava forza e mi aiutava a rimettere a fuoco le cose. Mi aiutò davvero, in un modo che non posso spiegare, ad attraversare quel periodo”.

La ragazza sa che Cristo può aiutare le persone a superare le avversità, ma ad un certo punto scopre qualcosa di più: “Non credevo che avrei potuto anche sperimentare la gioia. Gesù nell’Eucarestia mi aiutò a trovare una nuova gioia”. Gioia che permane, sebbene, dopo una delle sue visite al Santissimo, Christina viene aggredita fisicamente e verbalmente dall’ex moroso ormai espulso dall’università: “Guarda cosa hai fatto alla mia vita? – le dice. Se avessi perseguito il tuo piano iniziale di porre fine alla gravidanza, saremmo ancora in college con una vita davanti. Ma hai voluto fare di testa tua, mandando tutto a rotoli. Rimetti le cose a posto tornando sui tuoi passi!”.

Perciò la giovane sporge denuncia, portando la polizia ad emettere un ordine restrittivo per controllare il ragazzo. Intanto la fede di Christina si approfondisce, finché qualche giorno prima del parto, nella domenica della Divina Misericordia, durante la celebrazione dell'Eucarestia, percepisce una chiamata alla conversione: piangendo si sente inondata della forza necessaria per fare un altro passo difficile. Il giorno della nascita di Rachel (sua figlia), il padre di Christina è così felice che per la prima volta si fa vedere in lacrime: “Rachel è stata la gioia più grande della vita di mio padre, passando dall’essere la persona che avrebbe potuto sconvolgere la sua vita ad essere la più importante”. Lo stesso è per Christina, tanto che “è ancora difficile per me pensare che c’è stato un tempo in cui ho pensato di non averla”. 

Rachel riceve prestissimo il battesimo nella Chiesa cattolica, “perché il mio dovere è quello di darle tutto in termini di fede e crescerla per aiutarla ad andare in paradiso”. Presto infatti anche la madre sarebbe diventata cattolica. Così nel giugno del 2015, dopo essersi confessata, Christina riceve la Comunione: “Incontrai Dio come non l’avevo mai incontrato, come non accade con la Scrittura, la preghiera o l’adorazione”. Dopo la confessione e la comunione la giovane si sente indegna, ma questa volta “non per quello che avevo fatto, ma per quello che Lui ha fatto per me morendo in Croce”.  Subito dopo la conversione della ragazza, però, il padre si ammala e muore, portandola a percepire maggiormente la grazia della gravidanza:  Se fossi stata a scuola, scoprendo un giorno che era morto senza che lo avessi salutato, sarebbe stato tragico per me. Mentre abbandonandola ho potuto passare con lui molto tempo (…) ha avuto la possibilità di vedermi madre”. Soprattutto, grazie al padre, “è cominciato il mio rapporto con Joseph”. Christina capisce quindi che è arrivato anche il momento di sposarsi. Una volta moglie si trasferisce per non subire le aggressioni continue del padre di Rachel, ancora incapace di accettare l'imprevisto.

Accogliere invece la figlia, tramite la morte del progetto della sua esistenza passata, ha permesso a Christina di rinascere a nuova vita, quella vera in Gesù Cristo presente fra noi. E anche se giustamente la giovane attribuisce il merito di ogni cosa a Dio, è lasciandogli un pertugio che ha scoperto la forza dell'irrompere divino, in grado di trarre dal peccato, cioè da una morte, un riscatto immenso: “Ora so che con Dio diventa tutto possibile”.