Chi invita al linciaggio dei non vaccinati
Si iniziano a dare per scontate due cose: che vi saranno nuove restrizioni alla nostra libertà di movimento e che la colpa sarà dei non vaccinati. Si tratta di affermazioni gravi che i governatori delle Regioni trasformano in proposte politiche radicali: limitare la libertà dei non vaccinati. Nessuno vede la contraddizione.
Sarà «un 'Natale ristretto' anche senza nuove misure, perché le persone responsabili proteggono i più anziani e i più fragili in famiglia, e tutto questo solo perché qualcuno ha deciso di non vaccinarsi». È una delle tante previsioni che contengono una chiara condanna a chi, per vari motivi, non si è vaccinato, o non lo ha ancora fatto. Questa frase, in particolare, è del virologo Massimo Galli, in un’intervista rilasciata ad AdnKronos. Fa il paio con quella di Stefania Salmaso, presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia, nella sua intervista al Corriere della Sera: «La pandemia continua a circolare negli under 12 e i non vaccinati». E qui viene introdotto il secondo tema che va per la maggiore: chi ha meno di 12 anni e dunque non ha nemmeno potuto vaccinarsi per ragioni di età, è la causa della nuova ondata.
Quando la scienza chiama, i governatori rilanciano: «a causa dei non vaccinati, si potrebbe rischiare di restringere o chiudere delle attività», dichiarava nei giorni scorsi Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna. E il centro-destra nell’Italia settentrionale fa sua questa logica, mettendola in pratica, guardando all’esempio della vicina Austria. «Se ci sono restrizioni siano per tutti tranne che per i vaccinati», dichiara Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. «Chiederemo come Regioni che le misure restrittive legate alle fasce di colore, se devono valere per qualcuno, valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino e non per le persone che lo hanno correttamente fatto», ribadisce Giovanni Toti, Liguria. «Non possiamo pensare a restrizioni per questi cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune», rilancia Attilio Fontana, Lombardia.
E così dicendo, getta la maschera: si tratta di una presa di posizione etica, non tanto sanitaria. La differenza è fra chi si è “fidato della scienza” e ha dimostrato “senso del bene comune” contro quegli “egoisti” che non si sono vaccinati. Lo dice ancor più chiaramente Eugenio Giani, Toscana: «Se chi non è vaccinato vuol partecipare alla vita di comunità deve immunizzarsi. Se non lo fa, approfitta di quello che hanno fatto altri». E ancor più "etico" è il discorso di Roberto Occhiuto, Calabria: «La stragrande maggioranza degli italiani ha dato fiducia alla scienza, e con senso di responsabilità nei confronti della comunità si è sottoposta al vaccino. Non sarebbe giusto far pagare a questa maggioranza la scelta incomprensibile di una minoranza». E Vincenzo De Luca, Campania, rispolvera la sua vecchia retorica: «Contro l'irresponsabilità dei no-vax, mi rimane solo il Napalm, il lanciafiamme l'abbiamo introdotto». Seriamente, al di là delle consuete sparate, dice anche una cosa più grave: «Mi pare del tutto evidente che chi non si vaccina non può avere gli stessi diritti di chi vaccinandosi ha dato prova di senso di responsabilità. Purtroppo abbiamo a che fare con degli squinternati che invece di farsi il vaccino fanno i cortei». Quindi: basta con la parità dei diritti e fine della libertà di manifestare.
Siamo dunque sempre al punto di partenza. Siamo sempre in attesa di qualche conferenza stampa che annunci nuove restrizioni alla nostra libertà di movimento. Il governo, furbamente, tace e a volte rassicura che continueremo ad essere liberi. Ma gli scienziati lanciano l’allarme e i governatori lanciano l’appello, poi i mass media battono la gran cassa (tutti i mass media: Rai, Mediaset e La7) e i quotidiani si schierano compatti contro i "no vax" (tutti, Corriere, La Repubblica, Libero e Il Giornale, Huffington Post e Fanpage, Il Riformista, Il Foglio e Il Manifesto, ormai le eccezioni sono pochissime). Dunque, per come è andata finora, prima o poi il governo si troverà “costretto” a chiudere in casa qualcuno. O solo i non vaccinati, oppure chiuderà tutti e darà la colpa ai non vaccinati. Sembra, ormai, un copione già scritto. E soprattutto già visto. D’altronde siamo stati in lockdown “per colpa dei runner e dei ragazzi della movida”, oggi, nonostante il vaccino, ci potremmo tornare “per colpa dei non vaccinati”, cioè poco più del 20% della popolazione che non si è immunizzato, o non lo ha ancora fatto, o semplicemente non lo ha potuto fare, per motivi di età o di salute (e da quando, poi, si deve fornire una giustificazione pubblica, quando non si vuole assumere un farmaco?).
Questo discorso, fatto dai sostenitori più acritici della campagna vaccinale, contiene una contraddizione enorme. Implica, infatti, una profonda sfiducia nel vaccino. Se la massa dei vaccinati teme il contagio causato da una minoranza di non vaccinati, vuol dire semplicemente che il vaccino non funziona. O, più correttamente, non ferma il contagio, come dimostrano i nuovi focolai in Paesi in cui sono quasi tutti vaccinati, come l’Islanda. Parlare di nuove restrizioni alla libertà di movimento, poi, è ancora peggio, perché implica sfiducia anche sulla possibilità che il vaccino possa prevenire i sintomi più gravi. Se infatti il lockdown è motivato dalla necessità di non sovraccaricare gli ospedali e soprattutto le terapie intensive, riproporlo oggi significa prevedere un possibile aumento di casi gravi, nonostante il 78% degli italiani sia ormai vaccinato. Non è passato molto tempo da quando si diceva che l’immunità di gregge si raggiungesse al 70% di copertura.
Chiedere ancora oggi, con zelo, nuove “misure restrittive”, infine, indica che non sono state affatto comprese le lezioni della storia recente. Le chiusure, infatti, non hanno affatto ridotto la circolazione o la letalità del virus: confrontando le curve pandemiche dei Paesi che hanno adottato politiche di lockdown, con quelli che non le hanno adottate, non si notano differenze sensibili. In compenso, le chiusure hanno interrotto la crescita economica e, soprattutto, hanno minato le basi della fiducia reciproca, trasformando il prossimo in un potenziale nemico-untore.
Oggi, chi grida alla discriminazione deliberata dei non vaccinati, per proteggere chi teoricamente dovrebbe essere immunizzato, sta ancora soffiando sul fuoco del conflitto sociale. Forse per giustificare l’assenza dei risultati in cui sperava (leggasi: la scomparsa del virus), sta applicando alla nazione intera la logica che il Ministero dell’Istruzione avrebbe voluto applicare alle scuole: se c’è anche un solo allievo non vaccinato, tutti i suoi compagni di classe devono portare la mascherina. E se poi lo linciano… eh beh, se l’è cercata.