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UN VERTICE DI FACCIATA

Che figura! Renzi imbucato al party cinese

Mai come con questo governo la politica estera italiana era caduta tanto in basso. Il presidente cinese Xi Jinping fa uno scalo tecnico in Sardegna e Renzi ne approfitta per "apparecchiare" un finto vertice da spacciare sui giornali amici. Una magra figura, che fa ridere le cancellerie internazionali e svilisce gli interessi del Paese. 

-IL CAV E IL TRUMP CHE NON C'E' di R. Razzante

Politica 18_11_2016

Forse mai come con questo governo la politica estera italiana era caduta tanto in basso. 

Al di là dei prestabiliti squilli di tromba dei giornali e dei telegiornali amici,  un recente episodio è venuto a ricordarcelo: si tratta dell’incontro di mercoledì scorso del premier Renzi con il presidente cinese Xi Jinping di passaggio in Sardegna. Da alcuni mesi il presidente cinese è impegnato in una fitta serie di visite di Stato nei più diversi Paesi di ogni parte del mondo, dalla Germania al Brasile, dal Perù alla Tanzania. Obiettivo: celebrare e promuovere accordi commerciali e investimenti di grande rilievo non solo economico ma anche strategico. 

Fra i grandi Paesi industriali in pratica l’Italia è l‘unico per il quale Xi Jinping mostra di non avere interesse alcuno. Perciò il presidente cinese aveva disposto che il volo dell’aereo, che la scorsa settimana lo stava portando  in America Latina, facesse uno scalo tecnico  non all’attrezzato aeroporto intercontinentale di Roma/Fiumicino, che avrebbe reso inevitabile un incontro ufficiale con le autorità italiane, bensì nel più modesto aeroporto di Cagliari.

Non aveva però fatto i conti con il nostro iperattivo premier che, con alto sprezzo sia del protocollo che della sua personale dignità (e quindi anche della nostra)  alla notizia non ha ricambiato Xi Jinping della stessa moneta, ignorando il suo scalo in territorio italiano, ma anzi ha fatto di tutto per trasformare lo scalo tecnico in un vertice. Con un’insistenza che per la mentalità cinese è uno sgarbo Renzi ha insistito perché Xi Jinping  si fermasse per alcune ore in Sardegna. E lo ha pure invitato a  cena al Forte Village, un villaggio turistico balneare di lusso che sorge a  Santa Margherita di Pula. A questo punto Xi Jinping non ha potuto dire di no, ma ha posto la condizione che l’incontro avesse carattere strettamente privato, e che quindi nella circostanza non venisse firmato alcun accordo né diffuso alcun comunicato congiunto. 

Da un punto di vista diplomatico una magrissima figura, che non si stenta ad immaginare quali ironie avrà suscitato in sede internazionale. Poco male invece per Renzi, sicuro che ci avrebbero pensato poi i telegiornali e i giornali italiani amici a trasformare la maldestra  bischerata in un suo trionfo ad uso interno. Citiamo ad esempio in proposito la devota cronaca de Il Sole/24 Ore:” Il resort è stato subito blindato: le strade adiacenti sono state interdette ai più e nessuno è potuto entrare se non i fotografi per la rituale photo opportunity.

Lui, l'uomo forte "dell'Impero cinese", non ha mancato però di apparire in pubblico. Lo ha fatto nel pomeriggio, visitando il sito archeologico di Nora, "l'Emporio dei Fenici" che si affaccia sul mare. Accompagnato dalla moglie Peng Liyuan, ha ascoltato la descrizione e si è soffermato più volte a scambiare qualche battuta con il governatore della Regione, Francesco Pigliaru, lasciandosi anche andare a qualche battuta: "I romani si sedevano a terra?" ha chiesto visitando il mosaico di un pavimento. E quando l'archeologa che lo guidava gli ha spiegato di no ha scherzato con un "a quei tempi i cinesi lo facevano". Per poi scoprire i "Mamutthones", le tradizionali maschere barbaricine, che si sono esibite per lui. "Fanno paura" ha detto, applaudendoli, toccando le loro pellicce  e chiedendo di che cosa fossero fatte.

Non solo: Xi ricordando il grande interesse che il mercato e gli studi cinesi pongono alla dieta mediterranea, formaggi e olio in primis, ha ribadito l'attenzione della Cina al latte sardo. Nessuna indicazione di accordi o intese. Ma un incoraggiamento, quello del presidente cinese, al turismo del suo paese nell'isola: «Vedranno le immagini di me qui e verranno in molti», ha detto”. Cose insomma da far venire il latte alle ginocchia; latte ovino per l’occasione.

L’aver voluto l’incontro anche a tali condizioni è una gigantesca “gaffe” che  l’attuale governo pagherà a lungo, e che i governi successivi faticheranno a rimediare. E’ stato un incontro di pura facciata, senza alcuna preparazione e perciò senza alcun contenuto, ma che ha comunque avuto luogo. E’ stata così offerta al governo di Pechino un’ottima scusa per continuare a sviluppare la sua politica euro-mediterranea ignorando il peso e il ruolo del nostro Paese nell’area. Si stanno insomma facendo le spese di una politica estera tutta di facciata, che vede il premier prescindere e scavalcare costantemente con iniziative estemporanee il suo ministro degli Esteri e la diplomazia italiana.

Rientra in fondo nel medesimo orizzonte anche la cenetta dei coniugi Renzi del 18 ottobre scorso a Washington alla Casa Bianca ospiti dei coniugi Obama, intesa e soprattutto raccontata in Italia come segno di reciproca prossimità e di reciproco appoggio tra il Democratic Party di Barak Obama e il Partito Democratico di Matteo Renzi. Offrire e ricevere sostegno dall’estero in un momento elettorale è comunque imprudente e inopportuno, non foss’altro perché potrà accadere che il futuro interlocutore – come in questo caso è poi avvenuto - non sia colui che si era preferito. Nel caso specifico Renzi ha poi complicato così il lavoro a Washington della diplomazia italiana nella delicata fase del passaggio da un presidente in scadenza a un presidente entrante comunque nuovo.  E tutto questo per suoi interessi immediati di politica interna che ben poco hanno a che fare con l’interesse nazionale del nostro Paese.