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MEDIO ORIENTE

Cessate il fuoco a Gaza, il sì di Hamas "spiazza" Israele

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Ieri sera, a sorpresa, Hamas ha annunciato l'accettazione della proposta di Qatar ed Egitto, che prevede una tregua in tre fasi. Israele prende tempo per decidere e mantiene la minaccia su Rafah: le condizioni presentate non sono accettabili, ma c'è anche la pressione interna per la liberazione degli ostaggi.

Esteri 07_05_2024
Il leader di hamas, Ismail Haniyeh

Hamas accetta l'accordo di un cessate il fuoco. Un fulmine a ciel sereno per Benjamin Netanyahu. Convinto che Hamas avrebbe respinto l'accordo, domenica scorsa, il primo ministro israeliano ha usato tutta la sua abilità politica per convincere i componenti del gabinetto di guerra ad approvare, in modo definitivo, la prevista e tanto annunciata invasione di Rafah, l'ultima città della Striscia di Gaza ancora non completamente espugnata dall'esercito israeliano.

La risposta inaspettata di Hamas ha colto di sorpresa il governo israeliano. Insomma Hamas avrebbe accettato la proposta di un accordo avanzata dai mediatori del Qatar e dell’Egitto. «Abbiamo fatto una concessione per aprire la porta alla fine di questa folle guerra e perché ci sia un vero scambio di prigionieri. Nella prima fase, Israele si ritirerà nelle aree adiacenti al confine all'interno della Striscia di Gaza», ha detto il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, stanno seguendo con molta attenzione quanto sta accadendo in Israele, mentre il portavoce del dipartimento di Stato americano, Mattew Miller, ha confermato che Hamas ha risposto al piano per una tregua e che Washington «sta valutando la risposta in tempo reale».

Ufficialmente non c’è ancora alcun commento da parte israeliana. L'incaricato della comunicazione dell'Idf (l'esercito israeliano), Daniel Hagari, ha sottolineato che Israele sta valutando la risposta di Hamas alla proposta di cessate il fuoco, insieme a qualsiasi altra opzione che possa portare alla restituzione degli ostaggi. Ma ha aggiunto Netanyahu: «L'accordo non è quello che noi avevamo concordato». E Hagari ha proseguito affermando: «Al tempo stesso continueremo ad operare nella Striscia».

La proposta di cessate il fuoco avanzata dai mediatori di Egitto e del Qatar, e accettata da Hamas, prevede tre fasi, ciascuna della durata di trenta-quaranta giorni. Nella prima fase ci sarà una tregua delle ostilità, con il ritiro delle forze israeliane dal corridoio Netzarim, che divide in due il nord e il sud dell'enclave palestinese. Nella seconda, l’approvazione di una cessazione permanente delle operazioni militari e il ritiro completo delle forze israeliane da Gaza. La fine del blocco di Gaza è prevista nel corso della terza fase.

In Israele, appena si è diffusa la notizia, le famiglie degli ostaggi e numerosi altri cittadini sono scesi in strada e hanno bloccato l'autostrada Ayalon, chiedendo la liberazione delle persone ancora detenute nella Striscia. Mentre in tutta Gaza si sono svolte manifestazioni spontanee dopo la risposta di Hamas che avrebbe accettato l'accordo del cessate il fuoco. I palestinesi, nella speranza che questa ipotesi si concretizzi, si sono scambiati dolci, dopo quasi sette mesi di guerra che ha provocato decine di migliaia di morti e feriti e una massiccia distruzione di intere città e villaggi.
Ma l'Unicef avverte che un assedio militare e un’incursione a Rafah comporterebbero rischi catastrofici per i 600.000 bambini che attualmente si trovano a Gaza. Sempre per l’organizzazione dell’Onu, a Rafah circa 65.000 bambini soffrono di disabilità preesistenti, 78.000 hanno meno di 2 anni e 8.000 soffrono di malnutrizione acuta, mentre 175.000 bambini sotto i 5 anni sono colpiti da una o più malattie infettive.

Che il governo di Netanyahu sia stato colto di sorpresa lo dimostra anche il fatto che l'operazione di evacuazione di Rafah non sia stata ancora annullata. Ieri mattina, l'esercito israeliano aveva ordinato a circa 100mila cittadini di lasciare la città vicino al confine con l’Egitto e cercare un rifugio nell'accampamento predisposto dall'esercito. Un componente dell'ufficio politico di Hamas, Suhail al-Hindi, aveva avvertito che Rafah sarebbe diventata un cimitero per i soldati israeliani, nel caso in cui dovesse verificarsi un'operazione militare.

Il "si" di Hamas all'accordo arriva dopo che il capo della Cia, William Burns, aveva incontrato i negoziatori di Qatar ed Egitto ed aveva annunciato un nuovo viaggio, proprio in questi giorni. Il viaggio di Burns è una chiara dimostrazione della pressione a cui è stata sottoposta l'amministrazione Biden in vista dell’accordo, in un momento particolarmente critico per i negoziati.

Ora la palla passa nel campo di Israele. «Abbiamo accettato un cessate il fuoco di sei settimane e la liberazione degli ostaggi», ha detto un funzionario di Hamas. Israele ha fatto trapelare la notizia che invierà una delegazione al Cairo per la ripresa delle trattative: «Anche se la proposta di Hamas è lontana dai requisiti necessari per Israele è nostra intenzione esplorare la possibilità di raggiungere un accordo a condizioni accettabili per Israele».



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