Cassazione: sì e no al mantenimento di figlia trans
Una figlia "cambia sesso" e vuole essere mantenuta dai genitori perchè le sue difficoltà psicologiche non le permettono di trovare lavoro. La Cassazione dice "Sì" e "No".
Lei “cambia sesso”. E, ormai trentenne, chiede ai genitori di mantenerla perché le difficoltà psicologiche incontrate durante il periodo della rettificazione sessuale non le permettono di trovare un lavoro. I genitori si oppongono e si va a processo.
In appello i giudici le riconoscono il diritto a "ricevere un assegno (incrementato in primo grado, ndr) di 400 euro dal padre fino all'agosto 2016". Questo a motivo delle "difficoltà psicologiche, esistenziali e sanitarie connesse al percorso intrapreso". Ma i giudici aggiungono che il periodo di ristabilimento psicologico era terminato e quindi la donna non può più chiedere nulla ai genitori.
Quest’ultima invece vuole far la mantenuta e così contro la decisione dei giudici di appello fa ricorso in Cassazione. I giudici romani ieri hanno depositato un’ordinanza in cui rigettano il ricorso. Infatti condividono il parere del tribunale d’appello, riconoscendo da una parte che i genitori dovevano sostentare economicamente la figlia nel percorso di cambiamento di sesso e verificando l’esistenza di "una situazione di vulnerabilità e di difficoltà psicologica e relazionale legata al difficile processo di adeguamento della propria identità di genere con evidenti conseguenze sull'inserimento sociale e nel mondo del lavoro e quindi nella acquisizione di una posizione di indipendenza economica". Su altro fronte avevano concluso però che "la considerevole distanza temporale dalla conclusione di questo processo sottrae, in difetto di prove contrarie, il richiedente alla pregressa situazione di difficoltà".
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