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La riflessione

Caso Pelicot, l’occasione e il male che si sceglie

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Tutti condannati i 51 imputati per gli stupri ai danni di Gisèle Pelicot. Persone apparentemente “normali”, perché si sono comportate così? La chiave in un racconto di Chesterton e nelle conseguenze, dimenticate, del peccato originale.

Editoriali 20_12_2024
Gisèle Pelicot parla dopo la condanna del marito (19-12-2024, Ap via LaPresse)

La storia è questa: per quasi un decennio, la francese Gisèle Pelicot è stata drogata e violentata da suo marito Dominique; il quale, per giunta, contattava altri uomini perché abusassero della propria moglie mentre era in stato di incoscienza. Il processo contro Dominique Pelicot e altri 50 uomini si è concluso con la condanna di tutti gli imputati. Per l’ex marito il massimo della pena: vent’anni di carcere. Intanto, Gisèle è già una icona femminista.

La prima domanda che, in questi casi, si pone a uno psicologo è: cosa accade nella testa di queste persone perché compiano atti del genere? Rispondo subito: non lo so. Per rispondere dovrei parlare a lungo con essi, ricostruire la storia familiare e personale, eventualmente sottoporli a test; in caso contrario, non mi comporterei diversamente da un astrologo che inventa oroscopi senza alcun fondamento e che dicono tutto e il contrario di tutto. Oltre a questo, compirei anche un abuso: «La psicologa e lo psicologo, su casi specifici, esprimono valutazioni e giudizi professionali solo se fondati sulla conoscenza professionale diretta ovvero su una documentazione adeguata, coerente con il tema oggetto di valutazione ed attendibile» (articolo 7 del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani).

La seconda domanda è: questi 51 uomini sono – credo tutti – mariti, padri di famiglia, nonni, lavoratori. Insomma, apparentemente persone «normali». Eppure no, non sono normali: le persone normali non si comporterebbero mai così; perché io, che sono il prototipo della persona normale, anzi un pochino meglio, non mi comporterei mai così. E questo è un tema che io trovo interessante.

Innanzitutto, non è vero. Non è vero che noi non ci comporteremmo così: semplicemente, non ne abbiamo mai avuto l’occasione. L’occasione – dice l’adagio – fa l’uomo ladro. Ho visto io stesso persone che, appena hanno ricevuto un minimo e ridicolo potere sugli altri, lo hanno esercitato in modo crudele e vessatorio. Chiunque abita in condominio sa che la maggior parte dei condomini, nella condizione di scegliere tra favorire o danneggiare un vicino, sceglie senza troppe remore la seconda. Quando è stato chiesto alle «tigri da tastiera» perché erano così crudeli nei confronti di qualcuno alla gogna mediatica, la risposta più frequente è stata «perché è gratis»; cioè perché posso e non ne subirò conseguenze. Secolarizzandoci, ci siamo dimenticati che ogni uomo ha in sé le conseguenze del peccato originale, per cui è più facile fare il male del bene: «Non faccio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (Rm 7, 15).

Chesterton aveva capito bene questo punto, e lo aveva messo al centro del bel racconto intitolato Il segreto di padre Brown:

«“Il segreto è…”, pronunciò le tre parole e poi si fermò come se fosse incapace di continuare. Quindi ricominciò. “Vedete, il fatto è che quelle persone le ho uccise io”. […] “Le ho uccise proprio io”, spiegò Padre Brown pazientemente. “Per questo è chiaro che sapevo come era successo”. […] “Ho progettato tutti quei crimini con molta cura, […] ho pensato esattamente a come si potesse fare una cosa del genere e in che stile e in che stato mentale un uomo potesse farla. E quando fui certo di sentirmi esattamente come l’assassino, era chiaro che sapevo chi fosse”. [...] “Voglio dire che ho visto davvero me stesso, il me stesso reale, commettere gli omicidi. Non ho ucciso le persone materialmente, ma non è questo il punto. Qualsiasi mattone o accidente casuale avrebbe potuto ucciderle. Voglio dire che ho pensato e ripensato a come un uomo possa arrivare a compiere tali azioni, finché ho capito che anch’io ero così, in tutto tranne nel concedermi il permesso dell’atto finale. Una volta mi ha consigliato questo esercizio un mio amico; una specie di esercizio spirituale che credo abbia attinto dagli insegnamenti di Papa Leone XIII, che è sempre stato un mio eroe. […] La scienza è una gran cosa quando ci arrivate; nel suo senso reale è una delle parole più grandi del mondo. Ma cosa intendono gli uomini, al novanta per cento, quando usano questa parola oggi? Cosa intendono, quando dicono che l’investigazione è una scienza? Vogliono prendere un uomo e spiegarlo come se fosse un insetto gigante; in quella che chiamerebbero una luce imparziale, in quella che io dovrei chiamare una luce morta e disumanizzata. Vogliono stare alla larga dall’assassino come se fosse un mostro preistorico […]. Non nego che qualche volta la fredda luce della scienza possa fare del bene, ma in un certo senso è l’opposto della scienza stessa. Molto lontano dall’essere conoscenza è, in effetti, la soppressione di quello che sappiamo. […] Bene, quello che voi chiamate ‘segreto’ è esattamente l’opposto. Non voglio uscire dall’uomo. Cerco di entrare nell’assassino… Ma è molto di più, non capite? Io sono un uomo. Sono sempre dentro un corpo umano e muovo le sue braccia e le sue gambe; ma, talvolta, mi calo nella parte dell’assassino, pensando quello che pensa lui, lottando con le sue passioni, finché ho assunto l’idea convinta del suo odio; finché vedo il mondo con lo strabismo insanguinato dei suoi occhi, guardando attraverso la concentrazione del suo lento sbattere di ciglia; guardando in prospettiva una strada dritta che porta a una pozza di sangue. Allora sono davvero un assassino”. […] Nessun uomo è buono, finché non sa quanto possa essere cattivo; […]  fino a quando non si è tolto di dosso anche l’ultima goccia di olio dei Farisei, la sua sola speranza è di catturare un criminale e tenerlo al sicuro sotto il suo cappello».

Quando discettiamo sul mito illuminista del «buon selvaggio» pensiamo che riguardi solo gli altri: ci escludiamo dal novero degli ingannati dal serpente. Chi ha mai letto Il signore degli anelli immedesimandosi nei mostruosi orchi? Eppure gli orchi sono elfi che, avendone la possibilità, hanno scelto il male; così come Gollum è un hobbit degradato. Ricordate? «Intercettateci tutti», qualcuno diceva: «Io non ho niente da nascondere»... finché non sono sotto i riflettori.

La verità è che essere buoni è una scelta; e costa. Non è spontaneo né gratuito. Per questo ci merita il Paradiso.