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polemiche

"Caso Lollobrigida": populismo che fa a pugni col buon senso

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Trenitalia chiarisce: nessun aggravio per la fermata extra a Ciampino. La sinistra dovrebbe ricordare altri episodi che, a differenza di questo, appaiono di dubbia correttezza istituzionale. 

Politica 24_11_2023
Foto Roberto Monaldo / LaPresse

C’è un populismo che cavalca l’odio anticasta e che spesso porta voti e tutto sommato ha anche qualcosa di ragionevole, vista la mediocrità di gran parte della classe politica del nostro Paese. Ma c’è a volte un populismo davvero becero che fa a pugni con il buon senso e che finisce per disinformare l’opinione pubblica, allontanandola dalla corretta comprensione dei fatti di cronaca e inducendola a critiche spesso del tutto infondate e fuori luogo.
Le opposizioni di sinistra su tante vicende che hanno riguardato nei mesi scorsi il governo hanno dimostrato di non avere le idee chiare e hanno preferito sparare a zero sull’esecutivo con critiche preconcette e non argomentate, peraltro figlie della necessità di ricompattarsi almeno sull’odio anti-Meloni, visto che sul resto si presentano del tutto divise.

Il caso Lollobrigida è emblematico di questa tendenza assai pronunciata a scatenare polemiche sul nulla. La dura requisitoria che Elly Schlein, Giuseppe Conte e Matteo Renzi hanno dedicato al ministro delle Politiche Agricole Francesco Lollobrigida, reo di aver fatto fermare un treno Frecciarossa a bordo del quale stava viaggiando per raggiungere una località dove era atteso per un impegno istituzionale, la dice lunga su quanti pochi argomenti abbiano le opposizioni per farsi notare.

Il ministro era atteso a Caivano per l’inaugurazione del parco urbano ed era a bordo di un Frecciarossa di Trenitalia, il 9519 in viaggio da Torino a Salerno, che aveva già accumulato 100 minuti di ritardo a causa di alcuni guasti sulla linea. Dopo una serie di colloqui telefonici con Trenitalia, nel tratto Roma-Napoli si decide una fermata non prevista a Ciampino, ma si tratta di una fermata per il Ministro e per tutti gli altri passeggeri. Infatti il convoglio viene deviato dalla linea alta velocità alla vecchia linea, quindi viaggia a una velocità decisamente ridotta e attraversa una serie di stazioni locali. Sceso a Ciampino, il Ministro prosegue in auto fino alla meta e alla cerimonia, dove lo attendevano in tanti. Peraltro Caivano è un luogo simbolo di emarginazione, disagio sociale, criminalità e dunque era davvero importante che il governo fosse presente a quell’evento. Cinque Stelle, Pd e Italia Viva hanno gridato allo scandalo, hanno parlato di abuso senza precedenti, di un atto di arroganza di Lollobrigida che si sarebbe avvalso di un privilegio contravvenendo alle regole inderogabili del traffico ferroviario. Addirittura si sono spinti fino alla richiesta di dimissioni.

Per fortuna ci pensano i vertici di Trenitalia a ristabilire l’ordine e a smontare le accuse delle sinistre: «La fermata a Ciampino – spiegano – non ha comportato ulteriore ritardo per i viaggiatori, né ripercussioni sulla circolazione, né costi aggiuntivi per l’azienda». E il ministro Lollobrigida aggiunge: «Il treno aveva 100 minuti di ritardo. Il convoglio si è quindi fermato a Ciampino, dove è stata effettuata una fermata straordinaria disponibile alla discesa per tutti, come da annuncio diffuso sul treno, e non solo per me».
Ma ancora una volta, a proposito di queste polemiche alquanto strumentali su presunte corsie preferenziali per i politici, va ricordato che si tratta di personalità chiamate a fare gli interessi dei cittadini e pienamente autorizzate ad usare mezzi personali per avere spostamenti rapidi e poter raggiungere luoghi anche lontani nei quali partecipare ad eventi istituzionali. Non si tratta dunque di privilegi ma di eccezioni necessarie per consentire ai rappresentanti del popolo di svolgere al meglio le loro funzioni.

Semmai l’errore di Lollobrigida è stato proprio quello di non aver utilizzato fin dall’inizio l’auto blu, anziché salire su un treno già in ritardo. La memoria corre ad altri episodi che, a differenza di questo, appaiono di dubbia correttezza istituzionale e viziati da una forte dose di populismo. Partiamo dai giorni in cui Roberto Fico divenne Presidente della Camera. Da perfetto grillino, in base al noto motto “uno vale uno”, cioè siamo tutti uguali, anche i politici, si fece immortalare mentre andava a Montecitorio in autobus, ma di lì a poco dovette capire che l’utilizzo di auto blu non era una scelta rifiutabile da parte sua, in quanto il ruolo che ricopriva (terza carica dello Stato) lo esponeva anche a rischi per la sua incolumità. Doveroso, quindi, distinguersi dai cittadini comuni per rappresentarli al meglio nello svolgimento dei compiti connessi al proprio ufficio.

E come la mettiamo con i voli di Stato utilizzati in passato da esponenti grillini come Alfonso Bonafede, che da Napoli a Roma ne usò uno? Matteo Renzi da premier raggiunse in elicottero Courmayeur dove lo attendeva la moglie sulle piste da sci. E qualcuno sottolinea che anche il suo cerchio magico, in primis Maria Elena Boschi pretendeva fermate ad personam del Frecciarossa, in questo caso ad Arezzo e Chiusi. Per non parlare di Graziano Delrio, nella stazione di Reggio Emilia, sua terra natia. Fin qui l’elenco, ma potrebbe essere forse molto più lungo. E allora meglio provare a criticare il governo per alcune scelte discutibili contenute nella manovra economica o per l’atteggiamento in politica estera o per il premierato, piuttosto che attaccarsi a questioni risibili che svelano l’inconsistenza di chi oggi vorrebbe mandare a casa il governo Meloni ma senza avere la benchè minima idea di cosa fare per governare il Paese.



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