Caro Ostellino, il cattolicesimo non è una "tara"
Nel suo editoriale sul Corriere della Sera "Con lo sguardo all'indietro", Piero Ostellino ripete il solito luogo comune dell'Italia illiberale perché storicamente fu "cattolica e controriformista". Ma la Riforma (non "controriforma") cattolica non fu affatto una "tara".
Nell’editoriale a firma di Piero Ostellino pubblicato ieri dal Corriere della Sera c’è del buono. “Un Paese nel quale il pensiero, le opinioni, le parole devono obbedire a una certa Ortodossia pubblica, imposta per legge, non è un Paese libero. L’Italia – con gli innumerevoli divieti che, opponendo un ostacolo alla libera manifestazione del pensiero, prefigurano di converso il reato di opinione – lo sta diventando”, esordisce Ostellino.
Come non essere d’accordo? Basta pensare al progetto di legge sull’“omofobia”, fondato sull’equivoco liberticida secondo cui se dai un giudizio critico sull’omosessualità perciò stesso odi l’omosessuale: un presunto odio che si pretenderebbe poi di vietare per legge. Quando però più avanti l’autorevole editorialista va a elencare “tutte le tare” della storia italiana, il lettore scopre che al secondo posto, dopo la “divisione tra Guelfi e Ghibellini”, egli mette “la mancata Riforma protestante” e la “diffusione della doppia morale (cattolica e controriformista)”.
Dopo tutta l’acqua che da decenni è ormai passata sotto i ponti delle scienze storiche e della storiografia, si può ancora indulgere a luoghi comuni di questo genere? In sostanza con la Riforma inizia in Occidente il processo che oggi chiamiamo col nome di secolarizzazione. È perciò comprensibile che un “laico” veda con inesausta simpatia la Riforma, e si dispiaccia che l’Italia non vi sia stata coinvolta (per parte mia preferirei dire, ne sia rimasta indenne). Ciò fermo restando, dopo tutto ciò che è accaduto o non è accaduto nei Paesi protestanti e rispettivamente nei Paesi cattolici almeno da un secolo a questa parte, come si fa ancora oggi a pretendere che il cristianesimo protestante sia il luogo della luce e del progresso e quello cattolico invece il luogo del buio e del regresso? E che quindi per l’Italia il non aver accolto la Riforma sia una “tara” storica?
In primo luogo nessun storico serio, quale che sia il giudizio che poi ne dà, chiama più Controriforma la Riforma cattolica, con cui la Chiesa dimostrò una capacità di autopurificazione così inattesa e sorprendente da essere umanamente molto difficile da spiegare. In secondo luogo con John Henry Newman nel secolo XIX si avviò un movimento di rinascita e di confronto non subalterno con la modernità figlia dell’illuminismo. Un movimento che sul piano tanto della cultura quanto della presenza sociale e politica in meno di un secolo ha riportato sia la Chiesa in quanto tale che i cattolici al centro della scena del mondo attuale, con figure di grandissima statura nei più diversi campi; e con una sequenza di Papi di personalità diversissima ma tutti di altissimo livello grazie ai quali il Papato è divenuto l’autorità morale più evidente alla scala planetaria. In quanto poi alla “doppia morale” - che è comunque un male per qualunque persona bona fide, cristiana o non cristiana che sia – siamo sempre in attesa di sapere sulla base di che cosa si possa pretendere che la Chiesa la giustifica. Fa bene Ostellino a lanciare appelli in difesa della libertà oggi così subdolamente minacciata nel nostro Paese, ma converrebbe anche a lui capire meglio quali davvero ne siano i nemici e quali gli amici.