Carlo Martello e la questione dei talenti
Nel terzo Cielo, Dante incontra Carlo Martello d’Angiò, che ha saputo governare con l’ardore della carità. Un fatto che stimola a riflettere sul dono dei talenti.
Saliamo con Dante al terzo Cielo, quello di Venere, dove si trovano gli spiriti amanti. L’anima principale è Carlo Martello d’Angiò (1271-1295, detto Martello in memoria del celebre nonno di Carlo Magno), collocato in questo Cielo perché ha governato non mosso dalla cupidigia, vizio che spesso accompagna i luoghi del potere, ma dall’ardore della carità. Carlo Martello afferma che il fratello Roberto d’Angiò dovrebbe riflettere sulle possibili conseguenze del malgoverno.
A ciascuno è stato donato un talento. Sulla Terra esistono compiti e mansioni differenti. Purtroppo, spesso, le persone non assecondano i talenti e le capacità, e capita che chi è adatto a combattere ricopra cariche religiose, mentre chi ha doti di predicatore diventi re. In questo caso Carlo sta facendo un’allusione sferzante al fratello Roberto d’Angiò che amava predicare in pubblico, addirittura dal pulpito delle chiese.
In questa puntata approfondiremo la figura di Carlo Martello e l’importanza di scoprire i talenti nella vita.