«Carlo Acutis mi ha ricondotta alla fede e sono guarita»
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«Carlo Acutis mi ha ricondotta alla fede e, grazie alla sua intercessione sono guarita». Intervista a Camilla Marzetti, curatrice della mostra del Meeting “Carlo Acutis. Una semplicità straordinaria”. Il racconto della guarigione non è il miracolo che è servito alla sua canonizzazione, ma è stato comunque allegato agli atti del processo canonico.

«Ho ricevuto la grazia della guarigione e sono tornata alla fede grazie all’intercessione di Carlo Acutis». Queste parole fotografano il senso profondo dell’incontro decisivo di Camilla Marzetti con l‘influencer di Dio’ che sarà canonizzato domenica prossima. È infatti sostanzialmente proprio per l’intercessione del novello Santo che Camilla è guarita da un tumore all’utero. Un miracolo che, seppur non determinante per la canonizzazione di Acutis, è stato chiaramente acquisito nell’ampia documentazione agli atti del processo. Romana, 22 anni, Camilla studia attualmente Lettere all’Università Cattolica di Milano. È una ragazza con un sorriso limpido e solare. Gli occhi le si illuminano quando parla del suo ‘amico’ Carlo. Insieme alla mamma del novello Santo Antonia Salzano, Camilla è stata anche tra i curatori della mostra “Carlo Acutis. Una semplicità straordinaria” presentata al Meeting di Rimini. Grata a Dio e a Carlo per il grande dono ricevuto, Camilla viene spesso invitata a offrire la propria testimonianza di fede. La Nuova Bussola Quotidiana l’ha intervistata in esclusiva, invitandola a raccontare la storia di un’amicizia con Acutis ancora viva.
Camilla, ci racconta in breve le tappe del suo cammino spirituale?
«Allora, sono stata battezzata e sono cresciuta in una famiglia di Azione Cattolica a Roma. Con l’adolescenza il gruppo in parrocchia si è sfaldato e i ragazzi sono diminuiti sempre di più, finché anch’io ho perso un po’ il rapporto con Gesù ma in serenità, nel senso che non c’è stato un momento di crisi, ma semplicemente non pensavo che quello con Dio sarebbe stato per la mia vita un incontro particolarmente significativo».
È stata dunque l’amicizia con Carlo Acutis a ricondurla all’incontro con Cristo?
«Dopo anni che non frequentavo né il gruppo, né tanto meno il Signore, ho incontrato Carlo durante il mio secondo anno di liceo. È avvenuto durante un incontro organizzato dall’Azione Cattolica con la pastorale giovanile di Roma, nel corso di un’attività in cui si parlava di ragazzi santi. Di Carlo mi ha colpito e mi colpisce ancora adesso il suo modo di andare verso l’altro e la possibilità di vivere ogni istante in maniera vera e autentica, che è ciò che quindi ci permette - come diceva lui - di guardare agli altri con amore e con dolcezza, con una spinta anche verso Dio».
Quale episodio della sua vita custodisce gelosamente nel cuore?
«Più che un episodio porto nel cuore la grande devozione di Carlo nei confronti di San Giovanni. Aveva una predilezione per l’immagine dell’Apostolo appoggiato sul cuore di Gesù: gli veicolava l’idea di affrettare l’incontro con Cristo mediante i sacramenti, soprattutto attraverso l’Eucaristia. A proposito dell’Eucaristia, è noto che Carlo prepara una mostra sui miracoli eucaristici mettendo così a frutto la sua grande passione per la tecnologia. In questa mostra parla tra gli altri del miracolo di Buenos Aires, dove la particola è trasformata nel tessuto del pericardio, il tessuto che avvolge il cuore. E in proposito Carlo afferma: “Certo che l’Eucaristia si trasformi in tale tessuto, perché il cuore è proprio ciò attraverso cui Dio mi ama. L’Eucaristia è il cuore della fede, della mia storia, perciò solo nel cuore poteva trasformarsi!».
Quali segni concreti della presenza di Carlo ha sperimentato nella sua vita?
«A scuola, in un periodo molto complicato soprattutto dal punto di vista didattico, ho sentito per la prima volta la voce di Carlo presente nella mia vita: ho chiesto un po’ il suo aiuto, di farmi sentire la sua presenza e amicizia, non come una bacchetta magica che risolva i problemi. Di qui, rientrando in una classe in cui non ero mai stata, sul bordo di un banco che il mio professore stava spostando leggo una grande scritta “Camilla + Carlo. Insomma, proprio qualche minuto dopo aver parlato con Carlo dentro il mio cuore, ho visto un segno della sua vicinanza e amicizia nei miei confronti. Qualche mese dopo mi trovavo in ospedale per un intervento di routine - nulla di particolarmente grave - di mio padre. In quel periodo ero già molto affezionata a Carlo e avevo ricominciato a pregare e a frequentare i sacramenti. Sentivo però la sua mancanza e mi domandavo perché il Signore non ci abbia fatti conoscere nella vita reale. Ed ecco che di nuovo la compagnia di Carlo si fa vicina in maniera ancor più forte di come forse avrebbe potuto essere sulla terra: andando nella nursery dei bambini una signora comincia a raccontarmi del suo nipotino nato proprio quella mattina di nome Carlo».
Poi il 13 aprile 2022 arriva, per intercessione di Carlo, un dono inaspettato, il regalo del Padre più grande. Quale?
«Dopo alcuni mesi in cui in realtà era evidente che non stessi molto bene in salute, durante la Settimana Santa, scopro di avere una massa probabilmente tumorale sulla parete destra dell’utero. La sera stessa i miei genitori pregano per me con alcune reliquie di Acutis che sua mamma mi aveva regalato quando ho compiuto 18 anni, poiché avevo intanto avuto modo di conoscerla e di rimanere in contatto con lei. Di qui il giorno seguente, il 13 aprile 2022, mentre mi reco a fare la Tac per approfondire di cosa si trattasse, tale massa tumorale risulta scomparsa, senza aver lasciato alcun residuo, per cui le funzioni fisiologiche che minacciava di compromettere risultavano nella norma. Desidero precisare a tal proposito che io in verità non mi sono molto affidata alla preghiera e all’intercessione di Carlo perché non volevo chiedere un miracolo, ma semplicemente di poter affrontare il percorso faticoso che probabilmente mi attendeva confidando nel Signore. Neanche i miei genitori pregavano chiedendo un miracolo, ma semplicemente che Carlo mi rimanesse accanto in tale momento».
Infine quali segni della vicinanza e amicizia con Carlo sta ancora sperimentando nella sua vita?
«Per me è molto bello vedere come la presenza di Carlo, proprio in quanto Santo e dunque intercessore presso di Lui, mi abbia riportato a Dio e a vivere un rapporto più intimo con il Signore. L’amicizia con Carlo rimane sempre viva nella mia vita; anzi si fa sempre più presente anche nei rapporti con i miei amici, in special modo contribuendo a preparare la mostra per il Meeting. Infatti tutto è nato proprio da una grande amicizia tra me e alcuni compagni di facoltà, ma soprattutto di tutti noi con Carlo. Carlo sicuramente mi guida molto nelle mie giornate. Ricordo per esempio che, dopo una giornata difficile in università, prima di rientrare a casa, decido di passare nella chiesa di Santa Maria Segreta - la parrocchia che Carlo frequentava - e lì, neanche il tempo di far scendere qualche lacrima, trovo una televisione straniera pronta a farmi qualche domanda su Acutis, e dunque riportandomi in un attimo all’essenziale e ricordandomi per Chi vale davvero la pena vivere. Perché, come diceva Carlo, “la vera felicità è fare la volontà di Dio”».